Il nostro viaggio a Parigi è stato breve ma intenso. Sento che con Eric sta maturando un certo rapporto di "amicizia" e ne sono contenta. È una persona abbastanza lunatica e strana, con un passato e un presente da Latin lover. Mi sarei offesa se non ci avesse provato anche con me, per orgoglio femminile intendo. Ma so che in realtà non prova niente nei miei confronti, se non affetto. È nella natura dell'essere umano maschile provarci con qualsiasi donna ci si trovi davanti. Ciò non significa che io non provo imbarazzo in certe situazioni, ma spesso tendo di stare al gioco.
La storia raccontatami da Eric ieri mi ha fatto riflettere molto e sono arrivata alla conclusione che i fratelli Morell non sono pronti per diventare padri. Ciò non toglie che uno forse lo è già, mentre l'altro lo sta diventando e hanno bisogno di un aiuto per non impazzire. Capisco che quando manca la figura paterna è come se crollasse l'isola della famiglia come nel film d'animazione Inside out della Disney, nulla è più come prima, ma ciò non toglie che può benissimo essere ricostruita e renderla meglio di quanto tu ti aspetti.
Eric ha bisogno di trovare questa ragazza di cui era innamorato e scoprire se è diventato padre, ma come? Non ha più il suo numero di telefono, non ricorda il cognome e non sa nemmeno in quale città francese vive. È come cercare un ago in un enorme pagliaio. Possiamo mica attendere che ritorni l'estate per restringere il campo e cercarla a Juan les Pins?
Eric è spaventato, lo so, lo capisco, ma è il primo a capire cosa vuol dire crescere senza la figura maschile. Dovrebbe farsi in quattro per trovare sua figlia e darle tutto l'amore di questo mondo.
Siamo in treno, tra meno di un'ora saremo a casa. È molto silenzioso. Da ieri notte è ufficialmente in silenzio stampa. Non ha nemmeno mai fatto le sue stupide battutine o ridere alle mie di battute con quella risata travolgente e sexy. Vuol dire che ci sta veramente pensando? Vuole trovare Candice?
Sono scioccata per quanto riguarda l'egoismo di Emile, non pensavo arrivasse a tanto.
Arrivati a casa la madre di Eric ci accoglie con un grosso sorriso e un abbraccio, sottoponendoci poi ad un vero e proprio interrogatorio da vero detective su cosa abbiamo fatto a Parigi.
Ci accomodiamo sul divano e Kate ci annuncia che c'è una bella notizia.
«Oh, sono così felice. Non potete immaginare», squittisce.
Dalla cucina escono Cèline ed Emile mano nella mano che si guardano come due innamorati. Disgustoso.
«Ciao Alice», farfuglia mia sorella.
«Che ci fai qui? Vuoi cacciarmi anche da casa loro?» sbotto nervosa.
«Dai, tesoro. Dai la buona notizia ai ragazzi», la invita Kate ormai incontenibile per la gioia.
«Emile mi ha chiesto di venire a vivere da me. Aspetto una bambina e ho bisogno di qualcuno che mi dia una mano. Non volevo fossi tu, Alice, a preoccupartene. Devi vivere la tua vita.»
Credo mi stia venendo un attacco di panico, perché la stanza mi gira tutta intorno e sembra stringersi sempre più assorbendo quanto più ossigeno da me.
I polmoni mi implorarono di importare aria. Mi impongo di rimandare lo svenimento e di non fare la figura della cretina avanti a loro.
«Non è fantastico?» squittisce ancora Kate. «Tu potrai restare qui e appropriarti della stanza di Emile. Così non sei costretta a cercare casa», continua gioiosa.
«È tutto così "fantastico"», esclamo ironica. «Ti ringrazio, Kate, per tutto quello che fai per noi. Ora scusate ma io e Eric siamo molto stanchi, abbiamo bisogno di riposare. Non abbiamo mai chiuso occhio...»
«D'accordo! D'accordo! Non voglio sapere altro», Kate mi interrompe alzando le mani in aria in segno di resa.
Afferro la mano di Eric e lo trascino verso camera sua, dopo aver salutato con un ghigno i presenti nel salone.
«Come stai?» mi chiede facendomi sedere sulle sue ginocchia.
«Come credi che stia?»
«Lo sai che è la cosa giusta da fare?» chiede piano per farmi ragionare.
«Non sempre la cosa giusta fa sì che renda felici tutti. Io non lo sono. Sono innamorata di Emile, perché nessuno lo capisce?» esplodo in un pianto liberatorio e finalmente i miei polmoni riescono ad accogliere un po' di ossigeno in più.
Eric mi abbraccia stringendomi forte al suo petto. Cade all'indietro in modo che ci ritroviamo stesi sul letto. Mi accarezza dolcemente la testa e mi sussurra cantando le strofe di Million reason: «Baby, I just need one good one to stay (baby, ho bisogno di una buona ragione per restare).»
Senza pensarci due volte, alza la testa e poso le mie labbra sulle sue. Eric sgrana gli occhi incredulo.
Sono praticamente a cavalcioni su di lui, afferro i suoi capelli e lo avvicino ancora di più a me. La sua bocca si schiude, mentre io mi faccio strada con la mia lingua.
Sembra lasciarsi andare, ma improvvisamente decide di scostarmi.
«Devo dirti una cosa, Alice.»
«Non ha importanza adesso», sussurro prima di sfilarmi la maglia e ritornare su di lui.
Eric cerca di fare appello a tutta la sua buona volontà per resistermi, ma sta fallendo.
Inizio a baciarlo sul collo e ad accarezzargli il petto scendendo sempre più giù.
«È importante, Alice», geme.
«Può aspettare.»
Non riesce più a resistermi e in un attimo mi trovo sotto di lui. Afferra i miei seni, dopo aver slacciato il reggiseno e averlo lanciato chissà dove, mentre io sbottono i suoi jeans facendoli scivolare giù.
I suoi baci e la sua lingua scorrono dal collo fino al ventre facendomi perdere ogni percezione della realtà. Sfila i miei leggins con essi anche il mio intimo.
Sono completamente nuda avanti a lui, e quasi resta incantato a fissarmi.
Gli sfilo la maglia e tutto ciò che impedisce di avere un contatto completo con lui.
Siamo ansimanti, imbarazzati e consapevoli che da domani il nostro rapporto di amicizia possa cambiare, ma non è quello che voglio. Non voglio avere una relazione, ne tanto meno voglio si crei imbarazzo tra di noi.
Eric spinge il suo ventre verso il mio e in un attimo è dentro di me facendomi perdere completamente i sensi.
Ora capisco perché Eric è così richiesto nel mondo femminile.
Non riesco a contenermi, tanto è il piacere che sto provando, così mi zittisce con un bacio, mentre possiede tutto il mio corpo.
Ci addormentiamo dopo un bel po' nudi e abbracciati nel letto, finché Emile non fa irruzione in camera.
«Oh mio Dio!»
Quasi urlo per lo spavento tirandomi su il lenzuolo per coprirmi.
Eric non si è proprio scomposto, continua a dormire con un sorrisetto beato stampato sul suo viso.
«Dobbiamo parlare. Vieni in camera mia», mormora serio Emile, prima di richiudere la porta.
Non mi ha dato nemmeno il tempo di ribattere.
Mi alzo piano dal letto, provando a non svegliare Eric e infilo una sua felpa che mi ricade quasi sulle ginocchia.
In punta di piedi esco dalla stanza e socchiudo la porta. Solo guardando l'orologio appeso in corridoio mi accorgo che ormai è già sera.
Busso alla porta di Emile e lui è subito pronto ad aprirla per farmi entrare.
«Non ho molto tempo da perdere, cosa devi dirmi?» taglio corto, anche se dentro di me sto morendo dalla curiosità. Per non parlare che sono egoisticamente contenta che mi abbia sorpreso a letto con suo fratello, nonostante mi senta in colpa e mi dispiaccia mettere Eric in mezzo a questa storia.
«Cosa non hai capito del discorso che ti feci?» sbotta nervoso.
«Quale discorso?» fingo di non ricordare.
«Quello dove ti ho avvertito più volte di stare lontano da Eric», esclama esasperato.
«Ah, quel discorso?! Mah, non capisco a te cosa importa sinceramente. Non sono problemi che ti riguardano.»
«Ci sei andata a letto, Alice. Mi importa», urla sgranando gli occhi.
«Cosa vuoi Emile? Mi hai chiamato così che possa farti i miei complimenti per la tua convivenza? Vuoi la mia approvazione?»
«Devi ringraziare Eric per tutto questo. È lui che ha organizzato tutto mettendo certe idee in testa a tua sorella. Io volevo lasciarla, perché... io ti amo, Alice.»
Mi si gela il sangue, sono letteralmente pietrificata, ma non so più quale sia il motivo reale: il tradimento di Eric nei miei confronti? Oppure per la dichiarazione di Emile?
«Dimmi qualcosa.»
«Io... io... sono stanca», farfuglio.
Emile si avvicina e, accarezzandomi la guancia, confessa: «dopo il matrimonio e la nascita della bambina, chiederò il divorzio. Aspetta qualche altro mese.»
«Mi fai schifo. Mi fate schifo tutti. Devo andarmene da qui!» grido isterica.
Esco dalla stanza furiosa e corro in bagno per liberare il mio pianto e la mia rabbia repressa.
Eric mi ha usato. Quel ragazzo farebbe di tutto pur di portare una ragazza a letto. Pensavo fosse mio amico. Sapeva cosa provavo per Emile eppure è andato direttamente da mia sorella per risolvere la cosa.
Emile. Non ho parole. A che gioco sta giocando? Perché approfittare dei miei sentimenti?
Non ci sto capendo più nulla.
Devo andare via.
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Million Reasons
Teen FictionJuan-les-Pins, 2016. Eric Morel è un ragazzo di ventitré anni dal carattere molto chiuso e introverso. Non ha un ricordo nitido di suo padre, il quale ha lasciato lui, sua madre e i suoi due fratelli quando Eric aveva solo tre anni. La causa probabi...