9. Eric

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Dopo aver passato tutto il pomeriggio a rimediare i danni di mio fratello, decido di chiedere ad Alice di venire ad una festa con me. Inizialmente è molto entusiasta delle cosa, ma poi si rabbuia e, come tutte le donne, entra in crisi perché non sa cosa indossare ad una serata del genere. Non pensavo accettasse subito il mio invito, non ero nemmeno sicuro di volerlo, la mia intenzione era quella di farle un favore e farla divertire, ma questo preclude il mio divertimento visto che dovrò farle da babysitter. Stasera avrei voluto tanto trovarmi una qualsiasi ragazza con cui passare la notte e andare oltre il divano e la TV, com'è accaduto con Alice. Non che lei non mi piaccia, anzi, trovo la sua bellezza disarmante, ma purtroppo non è una ragazza da "consumare" in una sera. Per non parlare del fatto che in genere le mie prede sono sconosciute ai miei occhi, mentre io per loro non sono altro che "Eric il Latin lover". Alice vive a casa mia ormai, sa tutto di me e della mia famiglia e io so tutto della sua e di lei. Come potrei divertirmi solo per una notte contando tutto quello che va oltre le mie regole e i miei principi?
Alice sta dando i numeri, è vicino all'armadio che condivide con Emile, tutti i suoi vestiti sono per terra e lei sembra stia per avere una crisi di nervi. Lamenta il fatto che non abbia nulla da mettere per un evento del genere. Entro in stanza e provo a frugare tra le sue cose e in effetti i suoi vestiti sono un po' troppo casti. Tra il mare di panni lì per terra, il mio occhio è attirato da un foglio tutto stropicciato caduto sotto il divano dove dorme la nostra ospite, senza farmi notare lo raccolgo e lo infilo in una tasca dei miei jeans.
«Non ci vengo stasera lì con te!» borbotta incrociando le braccia come una bambina. Se lei davvero non venisse, renderebbe di certo la serata più facile per me, ma non posso abbandonarla dopo quello che ho visto oggi pomeriggio, mi ha quasi spaventato.
Non rispondo alla sua affermazione, ma prendo il mio cellulare e compongo il numero di Zoe.
«Abbiamo un'emergenza. C'è qui una ragazza che ha bisogno di un vestito per la serata.» Non le do nemmeno il tempo di rispondermi chiudendo direttamente la chiamata per evitare il terzo grado da parte della mia migliore amica, tanto so che verrà lo stesso. Non abita molto distante da me, solo a due isolati da qui. In men che non si dica, dopo nemmeno cinque minuti, qualcuno è già sull'uscio della porta.
«Permesso», urla da sotto. «La porta era aperta. Sto salendo le scale. È meglio per te che tu e la tua amichetta siate vestiti, potrei arrabbiarmi non poco.»
«Entra, è di Alice che stiamo parlando. Non potrà mai accadere nulla tra noi.»
«Mai dire mai», afferma posando i suoi occhi su di lei. «È un buon partito. Se non ci fai nulla tu, potrei provarci io», dice altezzosa.
«Nessuno fa nulla con nessuno!» chiarisco improvvisamente. Non so perché lo sto facendo, le parole mi escono prima che possa fermarle.
Zoe si avvicina ad Alice e si presenta, poi le sussurra qualcosa all'orecchio ed entrambe scoppiano in una sonora risata. Resto incantato da quel suono. Non avevo mai sentito ne visto Alice ridere di gusto. Da quando è qui non ha fatto altro che avere un cipiglio fisso sul suo viso.
«Ehi, casanova!» attira la mia attenzione Zoe. «Se hai finito di sbavare sulla tua sorellina acquisita, potresti uscire da questa stanza così noi ci mettiamo all'opera.»
Annuisco senza ribattere e, chiudendo la porta alle mie spalle, lascio le donzelle alle loro cose da femminuccia.

Una birra e una puntata di how met your mother dopo, finalmente sento due paia di tacchi scendere le scale insieme alle loro dolci risate.
«Siete pronte finalmente!» esclamo senza spostare mai il mio sguardo dalla TV. Zoe si schiarisce la voce come per attirare la mia attenzione, ma la ignoro continuando a fissare la scatola magica. Improvvisamente mi strappa il telecomando da mano e spegne la televisione.
«Puoi cortesemente girarti e guardare la mia opera d'arte alle tue spalle.»
Sbuffo senza rispondere e mi volto per vedere quanto Zoe abbia trasformato Alice in una battona.
I miei occhi posano su di lei e resto davvero esterrefatto per quello che la mia amica ha creato. Alice è fantastica con quella blusa bianca trasparente che lascia intravedere il suo reggiseno di pizzo, i suoi pantaloncini aderenti e gli stivali che le fasciano le gambe fin sopra al ginocchio. I capelli lunghi e biondi le ricadono lisci lungo la schiena, mentre un velo di rossetto color prugna le ricopre le carnose labbra.
«Chiudi quella bocca, sei ridicolo. Piuttosto, ho fatto un buon lavoro?» chiede Zoe altezzosa.
«Wow!» esclamo grattandomi la nuca imbarazzato. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso. Alice in cambio mi sorride e senza volerlo il mio cuore fa una capriola. Smettila, Eric!
«Ora possiamo andare?!» chiede Alice euforica.
Zoe è subito al suo fianco e mettendosi a braccetto esclama: «Sarà una serata indimenticabile. La prima volta non si scorda mai. Ricordo benissimo la mia, ho perso la verginità con questo signorino qui.»
«Cosa? Ma tu non sei...?» chiede Alice quasi sconvolta.
«Lesbica? Si, lo sono. Eravamo ubriachi quella sera, tanto per cambiare, e io avevo dubbi sulla mia sessualità. E nulla, dopo qualche bicchierino di troppo, io e casanova, ci ritroviamo a letto insieme. Da lì ho capito tante cose», si pavoneggia con un sorrisetto malizioso guardandomi di sottecchi.
Alice inizia a ridere e quasi ha le lacrime agli occhi per quanto tanto che è divertita dalla cosa. Mi alzo dal divano e vado in camera mia a prendere le chiavi della macchina.
«Non fare l'offeso. Dovresti essere onorato del fatto che tu sia stato l'unico uomo per me, mentre io non posso dire il contrario», urla dal soggiorno per farsi sentire da me.

Siamo in macchina e siamo imbottigliati nel traffico diretti verso casa di Robert. Zoe è impegnata a cambiare stazione radio, mentre Alice è persa nei sui pensieri guardando fuori al finestrino. La fisso continuamente attraverso lo specchietto e non riesco a non pensare quanto sia perfetta stasera. Si accorge che la sto fissando e mi fa una dei suoi sorrisetti più dolci. Non ricambio, ovviamente, e distolgo subito lo sguardo. La curiosità mi sta uccidendo, ho ancora quel foglio stropicciato nella tasca dei jeans, avrei potuto leggere il tutto mentre le ragazze erano su a prepararsi, ma avevo una tremenda paura di essere beccato.
Finalmente, dopo aver parcheggiato, siamo avanti al portico di Robert. Tristan è lì avanti che ci accoglie già brillo e quando ci avviciniamo, il suo viso assume le sembianze di un grosso punto interrogativo.
«Alice, ehm... ciao. Che ci fai qui?» chiede sorpreso per poi lanciarmi delle occhiatacce.
«Anche io sono felice di vederti, Tristan», mormora prima di superarlo per entrare in casa con Zoe che se la ride per la situazione.
«Ti sei bevuto il cervello, amico? Che cazzo ci fa qui? Conosco quello sguardo, non è una buona idea, lo sai?» mi rimprovera rabbioso.
«Non capisco che problema hai. Alice è qui solo perché quello stronzo di Emile la sta facendo soffrire. Non so se sia successo qualcosa tra i due ma lo scoprirò.»
«Da quando in qua ti dispiace vedere una ragazza soffrire? Sai quante ragazze ho dovuto consolare per mezza tua? Non mi sembravi poi così dispiaciuto», esclama serio con tono di rimprovera.
«Tu sei ubriaco.»
«È tu vuoi portarti a letto Alice.»
Resto per un attimo basito dalla sua affermazione, ma non nego ciò che ha appena detto. Lo supero entrando in casa in cerca delle ragazze. Zoe è già in compagnia di Margaux, ma non riesco a vedere Alice, così mi avvicino frettolosamente alla mia migliore amica.
«Zoe! Dov'è Alice? Era con te, vi ho lasciate un attimo e tu già la lasci libera di affrontare da sola la sua prima festa?»
«Ehi, calmati. È andata a salutare Robert», mi informa ridendo.
«Cosa hai da ridere?» sbottò nervoso.
«Non ti ho mai visto iperprotettivo nei confronti di qualcuno. Sarà mica che ti piace?»
«Non dire sciocchezze.»
«Eccola. È lì che balla con Robert», afferma Margaux indicando alle mie spalle.
Mi volto piano e quasi mi si annebbia la vista. Robert è tutto avvinghiato a lei, quelle braccia da polipo che si ritrova accarezzano ogni centimetro del suo corpo, mentre Alice è visibilmente infastidita da ciò. Così corro in suo aiuto e con uno spintone giocoso prendo il posto di Robert ed Alice mima un «grazie» con quelle sue labbra carnose.
La stringo forte a me e iniziamo a ballare sulle note di Vente Pa' Ca di Ricky Martin. Mi sorprende il fatto che sappia muovere benissimo i suoi esili fianchi a ritmo. Si diverte, si nota, ma non posso dire lo stesso di me, sono troppo concentrato su di lei, tremo tutto ad ogni minimo contatto, il cuore continua a martellarmi nel petto. È così vicina che sento il suo respiro; vorrei tanto baciarla. Non posso davvero essermi rammollito per una ragazzina del genere.
Balliamo sempre più vicini e sensuali e credo che abbia capito che la cosa non mi è del tutto indifferente, perché mi guarda con quell'aria maliziosa che solo i suoi occhioni azzurri possono fare. Finché sta bene a lei, sta bene anche a me.
La nostra canzone finisce, Alice, un po' imbarazzata si stacca da me, raggiunge le ragazze ed io la seguo.
«Wow! Alice, balli da Dio. Dove hai imparato a muoverti così?! Complimenti», si congratulano le ragazze con lei.
Alice siede accanto a loro e mi sorride imbarazzata aggiustandosi i capelli: «merito del partner», afferma soddisfatta e io non posso fare a meno di sorriderle.
«Alice.» Non sono io a pronunciare il suo nome, ma Emile. Cosa ci fa qui? Perché continua a rovinarmi la vita?
«Emile, perché sei qui?» chiede Alice, mentre il suo bellissimo sorriso le si spegne in un istante alla vista di mio fratello.
Lo ammazzo.

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