Eric guarda suo fratello con aria di sfida, sembra aspetta la prima mossa falsa per attaccarlo. Zoe e Margaux si sono allontanate sentendosi di troppo , mentre Robert e Tristan ci scrutano da lontano pronti a fermare un'eventuale rissa.
Non capisco come abbia potuto trovarmi, sarei potuta essere in qualsiasi luogo con una qualsiasi persona, eppure mi ha trovata proprio a casa di Robert con Eric, che sia stato quest'ultimo ad informarlo di ciò? La mia ipotesi non regge, se fosse davvero così, ora non si starebbero guardando in questo modo. Eric stringe forte i pugni finché le nocche non gli diventano bianche, mentre Emile continua a fissarci con amarezza.
«Devi venire a casa con me, ora!» ordina Emile. La sua posizione così ferma, il suo tono autorevole misto ad ansia mi fa tremare le gambe. Il mio primo pensiero va a mia sorella. E se le fosse successo qualcosa? È un mese che non la sento, da quando ho varcato per l'ultima volta la porta di casa mia per andare a stare a casa dei Morell. Deglutisco e provo a farmi coraggio chiedendogli cosa sia successo e il perché di questa visita inaspettata.
«Céline sta bene? È successo qualcosa al bambino?» chiedo preoccupata alzandomi in piedi.
«Céline? Che c'entra tua sorella o il bambino?» si interroga come se le mie supposizioni fossero così stupide.
Se non è successo nulla a Céline, allora perché è qui? Perché vuole che vada con lui a casa? La sua espressione è seria e sembra essere deluso dal fatto che io sia qui con il fratello sbagliato.
«Cosa vuoi, Emile?» chiedo angosciata.
«Possiamo parlare?»
Annuisco e mi avvicino a lui.
«In privato», aggiunge quando Eric si alza per seguirci.
«Eric, va tutto bene. Torniamo subito», provo a rassicurarlo.
Non appena ci allontaniamo, Robert e Tristan sono subito al suo fianco.
Emile mi sorride e mi prende per mano intrecciando le sue dita alle mie e mi trascina fuori verso il portico. Arrossisco e il mio cuore non regge a queste piccole, sciocche dimostrazioni d'affetto, se così possiamo chiamarle. È tutto sbagliato, dovremmo restare lontani. Non deve nascere nulla tra noi due, è il futuro marito di mia sorella. Perché provo questo sentimento così forte nei suoi confronti?
Ci sediamo sull'altalena ma non lascia la mia mano, anzi, la tiene ben salda. Mi fissa e io non posso non fare altrettanto.
«Mi hai fatto preoccupare», afferma corrucciato. «Ti sono venuto a prendere a lavoro, mi hanno detto che non ti eri presentata e che stavi poco bene. Sono arrivato a casa, ma non eri nemmeno lì.»
«Non mi sembravi così preoccupato quando sei uscito di casa lasciandomi un misero bigliettino scritto», sbotto confusa a causa del suo repentino cambiamento di umore o di pensiero.
«Lo so. Mi dispiace, è che non avevo il coraggio, anzi la forza di dirti quelle cose faccia a faccia. Alice, sono confuso. Tu mi confondi. Ho sempre provato qualcosa per te, un affetto particolare, ma pensavo fosse normale, dovevo amarti come una sorella. Ma mi sbagliavo. provo qualcosa di molto forte per te, per non parlare di quanto io ti desidero fisicamente, penso continuamente a te, anche quando sono con tua sorella, io vedo te.»
Resto scioccata per le sue parole e quasi non riesco ad esprimere a voce tutto quello che vorrei dirgli. Vorrei dirgli che quello che lui sta provando sono le stesse identiche cose che provo anche io nei suoi confronti. Vorrei chiedergli perché ha aspettato tutto questo tempo prima di dirmi tutto questo, perché ha chiesto a mia sorella di sposarlo e tanto altro ancora.
«Capisco», è tutto ciò che riesco a dirgli.
«Alice, devo sposare tua sorella, se no perderò ogni diritto sul bambino. Sai quanto è perfida Céline.»
«Bene.»
«Non mi dici nulla? Ho aperto il mio cuore a te e tu non hai nulla da dirmi?» chiede balzando in piedi e lasciandomi di colpo la mano.
«Cosa vuoi che ti dica? Come pensi che io stia per colpa tua? Sto mentendo a mia sorella e a me stessa perché non posso baciare, accarezzare o camminare per mano con l'uomo che amo. L'uomo che sta per sposare mia sorella, l'uomo che sta per diventare padre, l'uomo che mi spezza ogni giorno il cuore perché non è sincero con il suo di cuore. Siamo in tre a soffrire, lo sai? Tu, io e Céline ed è solo colpa tua. Ma tu questo lo sai già», ribatto furiosa.
Balzo in piedi e lo supero rientrano in casa, ma Emile mi afferra per un polso e mi trascina con se verso un posto più appartato. Finiamo in bagno. Cerco di stargli lontano, ma lo spazio non lo permette. Emile si avvicina sempre più ed io non posso più indietreggiare visto che sono già con le spalle al freddo muro in mattonelle. Ci guardiamo intensamente negli occhi, non abbiamo più nulla da dirci, possiamo solo esprimere attraverso i gesti quello che proviamo. È sempre più vicino, posa una mano sul mio fianco, mentre con l'altra scosta una ciocca di capelli posizionandola dietro al mio orecchio. Poso le mie mani sul suo petto, vorrei spingerlo, cacciarlo via, allontanarlo e scappare, ma sono stanza di combattere contro tutto e tutti. Comincia ad accarezzarmi la guancia per poi arrivare dietro al collo in modo da spingermi ancora più verso lui. Mi scappa un gemito. Emile sorride malizioso e mi bacia con passione.
Non posso! Non posso! Non dovrei assolutamente farlo!
È tutto inutile, sono ormai trasportata da un turbinio di emozioni. Gli butto le braccia al collo e avvicino il suo corpo sempre più al mio. Quasi mi lamento quando stacca le sue morbide labbra dalle mie, ma in un batter d'occhio è già sul mio collo.
Non smettere! Portami con te!
Improvvisamente la porta del bagno viene spalancata ed Emile senza nemmeno guardare intima al tizio di chiudere subito quella porta e lasciarci in pace, ma non è un tizio qualunque, è Eric, considerando da come mi guarda è alquanto deluso. Spingo via Emile ed esco piangendo dal bagno superando anche Eric che mi blocca per un polso.
«Hai sempre provato piacere nel vedere soffrire gli altri per mezza tua, vero?» ma la domanda non è rivolta a me, ma ad Emile che con nonchalance gli dà uno spintone e afferra l'altro mio polso.
«Lasciala!» ringhia Emile.
«Manco per sogno» nega con determinazione.
Sono perfettamente al centro tra i due fratelli Morell che stringono forte i miei polsi strattonandomi qui e lì come se si stessero contendendo un giocattolo. Sono qui, ma è come se non ci fossi.
«Lo vuoi capire che non devi metterti contro me? Non sei una bella persone, ti odiano tutti. Nessuno sceglierà te se sa che dall'altra parte ci sono io. Mollala e faremo finta che tutto questo non sia accaduto.»
«Basta!» urlo esasperata. «Voglio andare via.»
«Era quello che volevo fare prima che mio fratello si intromettesse tra noi», dichiara Emile.
«Eric. Portami via da qui. Ti prego», dico quasi sussurrando.
Spiazzo entrambi con questa mia affermazione, nessuno dei due sa più cosa dire. Emile lascia il mio polso e con una spallata supera Eric senza parlare, mentre quest'ultimo continua a fissarmi incredulo.
Una volta che Emile è fuori dal nostro campo visivo, Eric lascia il mio polso e schiarendosi la voce chiede quasi bisbigliando: «Dove vuoi che ti porti?»
«Lontano da tutto e tutti.»
«Ti va di fare una passeggiata in spiaggia?»
«Ovunque. L'importante è che siamo solo noi due. Non ho voglia di vedere nessun altro.»
Uno strano scintillio attraversa i suoi occhi. «D'accordo. Andiamo.»
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Million Reasons
Teen FictionJuan-les-Pins, 2016. Eric Morel è un ragazzo di ventitré anni dal carattere molto chiuso e introverso. Non ha un ricordo nitido di suo padre, il quale ha lasciato lui, sua madre e i suoi due fratelli quando Eric aveva solo tre anni. La causa probabi...