11. Eric

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Arrivati a destinazione, non appena usciamo dalla macchina, Alice inizia a strofinarsi le braccia per il freddo. Alle volte dimentico che sia dicembre e che siamo sotto i dieci gradi. Mi sfilo velocemente io mio giubbotto di pelle e, raggiungendola dall'altro lato dell'auto, lo poso sulle sue spalle. Mi fa un sorrisetto forzato per ringraziarmi, ma è evidente che dentro di se è distrutta.
Ricordo di avere una coperta nel bagagliaio della macchina, così mi allontano un secondo per tirarla fuori.
Il lungomare e la spiaggia sono completamente deserti, sarà anche l'ora tarda, ma non c'è nemmeno una coppietta che consuma il loro amore sotto le stelle accompagnato dal dolce suono delle onde che si infrangono.
Sceglie una postazione e si siede sulla sabbia. Da colpetti sullo spazio accanto a sé, facendomi segno di raggiungerla. Le siedo accanto e le passo la coperta, ma afferra un estremità di essa per poggiarla sulle mie spalle in modo da condividerla. È incredibile quanto un piccolo gesto faccia fare i capricci al mio cuore. Questa sua azione è paragonabile quasi a Titanic, quando Rose poteva benissimo condividere lo spazio sulla porta con Jack invece di farlo morire congelato in acqua; Alice l'ha fatto, ha condiviso la coperta per nn farmi morire dal freddo.
Non ha più parlato da dopo casa di Robert, dopo quello che è successo con Emile. È così silenziosa che quasi mi spaventa e il suo sguardo è perso nel vuoto, verso l'infinito e oltre.
Non le farò un interrogatorio, non voglio metterla sotto pressione o fretta, quando vorrà e lo riterrà opportuno, forse sarà stesso lei a spiegarmi quello che sta succedendo con Emile, anche se la questione sembra alquanto chiara.
Il fatto che le stia così vicino mi fa impazzire, sarebbe meglio mantenere una discreta distanza, ma non riesco e in più so che lei ha un disperato bisogno di calore umano, un amico, e quella figura la incarno proprio io, ora.
Stringo forte la coperta tra le mani tenendole così impegnate. Se dovessi lasciarle, probabilmente, non resisterei all'impulso di farle scorrere tra quella folta chiama bionda, ma non posso, mi sono imposto dei limiti che devo rispettare, lei ha bisogno di me come amico, nulla più. La regola dell'amico non cambia mai, se sei amico di una donna non ci combinerai mai nulla perché lei non vorrà.
«Mi dispiace averti trascinato fin qui», esclama improvvisamente. La fisso sorpreso che abbia finalmente detto qualcosa dopo ormai più di un'ora di silenzio, ma non erano delle scuse che volevo sentirmi dire, perché mai dovrebbe dispiacerle? Sono qui da solo, su una spiaggia, insieme a una delle ragazze più belle che io conosco, che però è follemente presa da quello stronzo di mio fratello maggiore. Già, forse è di questo che dovrebbe chiedermi scusa; scusa perché non prova nulla per me, mentre io non riesco a capire cosa vuole il mio cuore quando le sono vicino o cosa vuole la mia mente quando sono nel letto e non riesco a prendere sonno perché ormai Alice è un pensiero fisso. Non volevo ammetterlo a me stesso e nemmeno ai miei amici, eppure sono qui ora con lei e non ho doppi fini se non quello di vederla sorridere di nuovo.
«Mi dispiace di averti coinvolto in questa situazione. Sono una stupida, mi sono innamorata dell'uomo sbagliato. Non riesco a togliermelo dalla testa. Sto tradendo mia sorella per una cotta. Sono pessima», continua in tono piatto non incontrando mai il mio sguardo.
È vero la sua posizione dovuta all'attuale situazione non è semplice, ma avrei preferito si innamorasse di quell'idiota di mio fratello minore, Gerald, piuttosto di Emile.
«Non devi scusarti, sono io che devo farlo», è quello che riesco a dire.
Alice porta finalmente i suoi occhi azzurri nei miei, è confusa dalla mia risposta e mi esorta a continuare.
«Perché mai dovresti scusarti? Proprio tu, non mi hai fatto nulla, eppure ero convinta che avremmo potuto litigare in continuazione dopo il mio trasferimento a casa tua, ma tu hai deciso di limitarti ai convenevoli.»
«Non mi sembra tu avessi tutta questa irresistibile voglia di interloquire con me», le faccio notare sorridendo.
«Ti ricordo che hai sabotato la mia festa di compleanno per fare un dispetto a tuo fratello.»
«E tu mi hai rubato la moto. Siamo pari no?» chiarisco porgendole la mano come segno di accordo. Lei sorride e afferra la mia mano.
È così piccola, così delicata e morbida, non vorrei lasciarla andare mai, ma purtroppo ritira la mano e torna a fissare l'orizzonte.
«Allora, per cosa mi stai chiedendo scusa?»
«Per il mio modo freddo e distaccato di comportarmi con te, per essere stato un totale stronzo in questo mese, e per tutte le cose brutte che starai pensando che forse non mi vengono in mente proprio ora.»
«Sai, Eric. Penso tu sia come il mare d'inverno», spiega dolcemente alzandosi e dandomi una mano per alzarmi. Intreccia le sue dita alle mie, si sfila le scarpe e mi invita a fare lo stesso. Obbedisco e mi trascina sulla riva.
«In che senso?»
Mette i piedi nell'acqua e io faccio lo stesso. Siamo ancora così vicini, stretti nella coperta e mano nella mano.
«In inverno, sulla spiaggia fa molto freddo, tutti pensano che l'acqua sia gelida, soprattutto di notte. Invece poi, trovando coraggio, ti accorgerai che, immergendo una parte di te, l'acqua è caldissima ed invitante. Non tutti hanno però la capacità di andare oltre le apparenze, nemmeno io. È più semplice provare e rischiare per comprendere.» Fa una piccola pausa per fissare la mia espressione che non saprei decifrare in questo momento.
«Tu sei proprio il mare d'inverno, Eric», continua fissandomi negli occhi con aria dolce. «Tutti pensano che tu sia egoista, stronzo, distaccato...»
«Ehi, vacci piano con i complimenti», la interrompo fingendomi offeso. Alice ride, ma non è più un sorrisetto di circostanza, ma un riso sincero, vero.
«Dicevo, tutti hanno una opinione sbagliata sul tuo conto, inclusa me. Sarà il contesto, o le persone di cui ti circondi, tranne Zoe che è un mito, che ti portano ad essere quello che non sei.»
Posa una mano sul mio petto al l'altezza del cuore. Ora siamo uno difronte all'altro e devo fare appello a tutta la mia buona forza di volontà per non prenderla e baciarla proprio ora.
«Sei il fratello buono, Eric, ma nessuno lo capirà mai se continuo a stare all'ombra dei tuoi fratelli. Nessuno la capirà, se non lasci entrare le persone qui, nel tuo cuore caldo come il mare in inverno.»
Provo a dirle qualcosa, ma nulla sarebbe all'altezza di quello che mi ha appena detto. Lo pensa davvero? È questo quello che crede di me? Quando ha iniziato a pensarlo?
Restando senza parole, la stringo forte a me in un abbraccio. La stringo così forte che sembra che non voglio più farla andare via da me.
Alice ricambia il mio abbraccio. Restiamo un bel po' di tempo in quella posizione.
"Lei è qui, avanti a te, i suoi occhi ti parlano, lo so che vorresti baciarla, allora fallo, baciala. Non essere timido, su forza baciala ora. Non sei curioso di scoprire le sue labbra che sapore hanno? Cosa aspetti?!" È questo quello che il mio cuore sta gridando, ma non posso dargli ascolto, rovinerei tutto quello costruito in così poco tempo.
Dopo esserci messi di nuovo a sedere, alice è fra le mie gambe appoggiando la schiena e la testa al mio petto, mentre io l'abbraccio da dietro coprendola bene con la coperta.
Aspettiamo che il sole sorge e restiamo incantati da quei colori pastello di cui si ricopre il cielo e il mare. È la prima volta che mi godo questo spettacolo con una ragazza senza fuggire da casa sua prima che possa svegliarsi. È un'esperienza totalmente nuova e devo ammettere che è nettamente migliore rispetto al sesso occasionale. Cosa mi stai facendo, Alice?
Fattasi ormai l'ora di rientrare, ci rimettiamo in macchina, ma il sorriso di Alice lascia spazio alla preoccupazione.
«Andrà tutto bene. Il tempo ti aiuterà a dimenticarlo.»
Sorride e poggia una mano sulla mia.
«Grazie», mormora ormai stanca.
Siamo avanti alla porta di casa, saranno almeno le sei del mattino, apro piano la porta e, come due ladri, entriamo in punta di piedi. Saliamo i gradini che ci dividono alle stanze da letto, ma lo scricchiolio del legno tradisce il nostro modo furtivo di non far rumore. Sono avanti alla mia porta, mentre Alice è bloccata avanti a quella di Emile. È chiaro che non ha nessuna voglia di vederlo, sopratutto dormirci nella stessa stanza.
«Alice?» sussurro piano, non appena sono alle sue spalle.
«Non ce la faccio», confessa debolmente.
«Vieni, dormi pure nella mia stanza, io dormirò sul divano.» Subito mi viene in mente la prima volta che dormí qui, quando le negai la possibilità di dormire nella mia stanza, costringendola a dormire in quella di Emile. Forse se non fossi stato così egoista, tutto questo non sarebbe successo.
Alice mi segue nella mia stanza e si stende sul letto senza nemmeno mettersi qualcosa di più comodo. Questo fa capire quanto sia esausta.
Mi avvicino e istintivamente le do un bacio sulla fronte. Dopo esserci resi conto di quello che ho appena fatto, arrossiamo entrambi.
«Buona notte, Alice», sussurro prima di uscire dalla stanza.

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