Sono a casa, non so quale, ma in un letto sicuro. Ancora non ho il coraggio di aprire gli occhi.
Sono sveglia solo perché il pianto di una bambina di è insinuato nelle mie orecchie. Un equivocabile mal di testa da sbronza si fa subito notare non appena provo a muovermi piano per girarmi sull'altro fianco. Ho paura solo di non essere sola in questo letto, il solo pensiero mi fa rabbrividire come non mai.
Non ricordo molto di ieri sera, anzi quasi nulla dopo essere usciti dal locale. Non so nemmeno se è stato Eric ad accompagnarmi qui, qualsiasi sia questo posto.
Con un gemito provo ad alzare la testa, solo per accorgermi che sembra pesante come un macigno.
So di non reggere l'alcol, ma era l'unico modo per evadere un po' dalla realtà che mi circonda e riuscire ad essere un po' più me stessa. Infatti nessuno mi ha impedito, compreso Eric, di ingerire una quantità di alcol pari al mio peso. Non mi pento di aver bevuto così tanto, anzi sono più che contenta di aver provato quegli attimi di felicità che desideravo da tempo, ma ora vorrei solo sparisse questo insopportabile cerchio alla testa.
Vorrei tanto alzarmi da questo letto, ma sono terrorizzata dal fatto che potrei correre ad abbracciare il water.
Il pianto di un neonato continua a squillarmi nella testa e solo ora capisco di trovarmi a casa di Emile. Il pianto è sempre più vicino. «Pietà!» mi lamento quando Emile si siede accanto a me con Angèline tra le braccia.
«Buongiorno», squittisce senza pietà, mentre mi copro la testa con un cuscino.
«Ti prego, falla smettere», lo supplico.
«Ah, vorrei, ma credo abbia le colichette.»
Tempismo perfetto, Angèline.
«Emile, lascia quella poverina in pace. Portami Angèline», grida Kate dalla cucina.
Oh. Mio. Dio. È ancora qui? Che figura avrò fatto? Già mi odia, non so cosa possa pensare di me vedendomi in questo stato. Perché non si apre un vertice nella terra e mi inghiotte?
«Ti prego, uccidimi. Pensavo che Kate fosse tornata a casa.»
«No, per fortuna. È stata lei a sorreggerti la testa tutta la notte, mentre tu vomitavi l'anima.»
Che imbarazzo. Non potrò mai più farmi vedere dalla famiglia Morel. Quanto potrò essere stata patetica ai suoi occhi?
«Eravate così carine. Siete state tutta la sera chiuse in questa stanza a parlare chissà di cosa. Siete diventate amiche del cuore ora?» mi prende in giro.
Se non avesse mia nipote in braccio, gli avrei come minimo lanciato il cuscino in faccia.
Il sol pensiero che abbiamo conversato, mi fa salire il panico. Cosa le avrò mai detto?
«Ti avevo detto di lasciarla in pace. Fila in cucina. Lasciaci sole», ordina in tono serio.
Emile ridacchia tra sé e sé e obbedisce lasciandoci sole.
«Come stai, tesoro?»
Mi vergogno così tanto che non ho il coraggio di risponderle.
«Alice, devi alzarti e mangiare qualcosa. Ti sentirai meglio.»
Se non fosse Kate, protesterei, invece sono costretta ad ubbidirle per non fare ulteriori figuracce. Sollevo la testa dal cuscino, ma mi si annebbia così tanto la vista che cado all'indietro. Kate mi aiuta a sollevarmi.
«Io... Io... Credo ti debba delle scuse», farfuglio.
«Ne abbiamo già parlato», esclama con un sorriso dolce, un sorriso materno.
A proposito di genitori, sono così arrabbiata con i miei che se ci ripenso potrei vomitare ancora. Come è possibile che non siano qui? È nata la loro prima nipote e la loro primogenita è in coma, come possono dare priorità al lavoro? Non tollero il loro modo di comportarsi, non ci sono assolutamente scuse o giustificazioni per questo.
«Kate, io non ricordo nulla della conversazione che abbiamo avuto ieri», confesso abbassando lo sguardo per la vergogna.
«Io sì. Sono mortificata per quello che ti ho detto ieri sera. Non conoscevo tutta la tua storia e non immaginavo che mio figlio Emile potesse essere così stronzo. Come non immaginavo nemmeno fossi davvero innamorata di Eric, cioè sapevo che stava nascendo qualcosa tra voi. I vostri sguardi erano così intensi, che non servivano parole o dimostrazioni. Ma non credevo ne fossi così innamorata.»
Oddio! Quante cose le ho detto? E soprattutto, precisamente, cosa le ho raccontato?
Sono ormai bordeaux e sono assolutamente convinta di non riuscire a guardarla più in viso.
«Oggi, parlerò con Eric», mi informa alla fine.
Il mio sguardo deve aver assunto un certo lampo di terrore e il mio viso credo sia sbiancato in un attimo, perché Kate mi poggia una mano sulla spalla e mi rassicura dicendo che ha solo intenzione di portare Julie ed Eric a fare il test del DNA, all'insaputa della cara e odiata Candice.
Mi copro immediatamente la bocca non appena mi rendo conto di aver detto fin troppo.
«Tranquilla, non dirò nulla di quello che mi hai detto», esclama facendomi l'occhiolino.Dopo la chiacchiera con Kate, mi vesto in fretta ed esco per fare una passeggiata in riva al mare per respirare un po' d'aria pulita e schiarirmi un po' le idee.
Passeggiando mi imbatto in Zoe che sta facendo yoga sulla spiaggia.
«Alice!» mi saluta alzando la mano.
La saluto a mia volta e mi avvicino piano in spiaggia.
«Posso unirmi a te?» chiedo sedendomi per terra.
«Che brutta cera che hai. Ti senti bene?»
«Non proprio. Il post sbornia non dovrebbe esistere», bofonchio.
«Almeno eri in compagnia?»
«Si, ero con Eric», la informo.
«Siete tornati insieme?»
Magari! Penso tra me e me.
«Non siamo mai stati insieme.»
«Non mentirmi, biondina. Ricordati che sono la sua migliore amica. So tutto su voi due e su te. So anche quanto porti di reggiseno.»
Arrossisco a questa sua affermazione. Eric le ha parlato di noi due? Sarei troppo invadente nel chiedere cosa le ha detto di me?
«Alice, è cotto di te, ancora. Se solo tu provassi a riconquistare la sua fiducia, magari...»
«Ha una famiglia ora», le faccio notare.
«Famiglia? Tu quella la chiami famiglia? Ma dai, è ridicolo. Non ti sembra così strano che Candice sia comparsa improvvisamente? Proprio il giorno dopo che voi siete andati a letto. Io non credo sia una coincidenza.»
«Cosa stai provando a dirmi? Credi che qualcuno abbia architettato tutto?»
«Stai attenta. Molto attenta. Non fidarti troppo di chi ti circonda.»
La sua risposta vaga mi lascia di stucco e il sol pensiero che qualcuno possa essersi intromessa nella relazione tra me ed Eric mi fa rabbia.
Cosa ha promesso a Candice questa persona per far sì che lei stessa mentisse ad Eric? E se fosse proprio Candice l'artefice di tutto?
STAI LEGGENDO
Million Reasons
Teen FictionJuan-les-Pins, 2016. Eric Morel è un ragazzo di ventitré anni dal carattere molto chiuso e introverso. Non ha un ricordo nitido di suo padre, il quale ha lasciato lui, sua madre e i suoi due fratelli quando Eric aveva solo tre anni. La causa probabi...