22. Alice

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Non so quanto tempo sia passato dall'ultima volta, ma sto per mettere piede in quella che una volta era casa mia, prima che mia sorella decidesse di cacciarmi via il giorno del mio compleanno. Da quel giorno nulla è come prima ormai.
Stringo Angéline tra le braccia, non ho intenzione di lasciarla andare, sento il suo cuoricino battere in sincronia con il mio. È una sensazione stupenda, credo sia la cosa più magica che abbia mai provato. Quando improvvisamente, apre gli occhi e mi fa un sorrisone sdentato. Rettifico, è questa la sensazione più bella che io abbia mai provato.
Non me ne voglio più staccare.
C'è un motivo se ho deciso di chiamarla Angéline: quando Céline scoprì che mamma aspettava un altro bambino, ovvero me, cominciò a fare una lista di probabili nomi maschili che le sarebbero piaciuti; ma quando mio padre le disse che avrebbe avuto una sorellina, lei fu volta alla sprovvista e si accorse di non aver mai fatto una lista con i nomi femminili. Guardò così la sua bambola e disse: «Voglio chiamarla come lei: Angéline!». Ovviamente non fu ascoltata e mia madre decise di mettermi il nome di mia nonna materna.
«Posso portarla con me», sussurro piano.
«O magari potresti restare qui», propone Emile avvicinandosi.
È ancora scosso da tutta questa storia, si sente terribilmente responsabile del coma di mia sorella. Se non fosse per Angéline, credo crollerei anche io da un momento all'altro.
«Non credo sia il caso», mormoro piano.
«Ti prego, devi aiutarmi. Devi aiutarci. Non credo supererebbe la notte con me. Non ho proprio idea da dove si cominci con un neonato», mi supplica con occhi lucidi.
«Dovevi pensarci prima. Dovevi pensarci prima di avere un figlio», esclamo in tono duro, ma mi rendo conto solo dopo di aver detto una delle più grandi cattiverie. Fisso Angéline per non incontrare lo sguardo amareggiato di Emile. Sta soffrendo, lo comprendo, ma non è l'unico.
Eric irrompe nella stanza e resta a fissarci sul ciglio della porta.
«Ho sistemato tutte le cose. È ora che ti riporto a casa, Alice», annuncia con voce roca.
«No», nega Emile. «Ho bisogno di lei. Non può abbandonarci.»
«Hai una vaga idea di quanto tu possa essere egoista? Non hai limiti», ribatte Eric.
Si accende una animata discussione tra i due fratelli proprio avanti ai miei occhi. Un tempo avrei provato qualcosa, un qualsiasi sentimento, avanti a questo teatrino, ma ora come ora sono pervasa solo da apatia nei loro confronti e smisurato amore per questa bambina dagli occhi ancora sconosciuti. È troppo presto per rivelare il colore dei suoi occhi, ma non ho dubbi che diventeranno di un azzurro intenso.
Angéline inizia a piangere, mentre io provo a cullarla. Credo abbia fame, poiché avvicina il suo viso al mio seno quasi schiacciandolo.
Mi dispiace, piccolina, ma non troverai latte ancora per un bel po' qui.
«Vedi, l'hai fatta piangere. Perché non te ne torni a casa dalla tua di famiglia. Non hai una bambina da crescere? Torna dalla tua donna, torna alla tua vita perfetta, perché io non ho più nulla di tutto questo.»
«E di chi è la colpa? Aspetta non rispondere, fammici pensare», esclama in tono ironico assumendo la posa di un pensatore. «È solo tua. Tua. Sei stato tu a rovinare tutto. Avevi una donna incredibile al tuo fianco...»
«Ha, ha una donna incredibile al suo fianco», interrompo Eric per sottolineare che Céline è ancora viva.
Non mi contraddice e continua ad invenire contro Emile, che a quanto pare non riesce a difendersi in nessun modo.
«Hai deciso di mandare tutto a puttane, perché? Non ti bastava più lei, vero? Avevo bisogno anche di scoparti sua sorella, illuderla e falla innamorare di te facendola soffrire», continua tutto di un fiato.
«Ehi, io sono qui», mi intrometto mantenendo sempre la calma in tono piatto.
«Non ho mai... come dire?! Non sono mai andato oltre con Alice. Certo avrei voluto, ma non è successo», confessa Emile farfugliando.
«Perché vi ostinate a mentire? Ho letto la lettera che le hai scritto, sai?»
«Aspetta un attimo. Hai frugato tra le mie cose? Questa è violazione della privacy», esclamo scioccata. Quella lettera era privata, dovevo essere l'unica destinataria e invece...
«Taci! Con te faccio i conti dopo», mi sgrida Eric.
«Io amo Alice, a differenza tua. Ma non sono stato io ad andare a letto con lei, se vogliamo dirla tutta.»
«Potremmo evitare di parlare della mia vita sessuale, la cosa mi imbarazza e non poco. Non sono affari vostri con chi sono andata a letto o meno. Io non sono più affare vostro. Eric, tu hai la tua stupida famiglia felice», mormoro soffermandomi sulla parola che inizia per "f", di cui ormai non credo più di conoscere il suo reale significato. «E tu, Emile, ora hai lei. È tua figlia, che tu lo voglia o no.»
«Fate un po' come vi pare. Hai ragione, non sono più problemi miei, torno dalla mia stupida famiglia», annuncia prima di voltarci le spalle e sparire. Solo dopo aver chiuso con violenza la porta di casa, capiamo che è andato via.
«Ti ringrazio per essere rimasta qui», dichiara Emile.
«L'ho fatto solo per lei. Non di certo per te.»
Angéline è ancora tra le mie braccia e ora dorme beata. Non l'ho lasciata nemmeno un attimo da quando siamo usciti dall'ospedale. Non riesco a staccarmene.
Tutto è cambiato in questa casa. Non c'è più la mia stanza, si è trasformata nella cameretta di mia nipote. Sapevo che Céline avesse questa intenzione e devo dire ha fatto un gran bel lavoro. Tutto è curato nei minimi dettagli. Ovviamente il tema della cameretta è Disney.
Mentre malvolentieri sistemo Angéline nella culla, sento provenire dalla cucina un certo odorino. Quando la raggiungo, noto Emile alla presa con i fornelli.
«Ho pensato avessi potuto avere fame. La cena sarà in tavola tra meno di cinque minuti», esclama con un sorrisetto stanco, ma sincero.
Annuisco e mi posiziono con il walkie-talkie per neonati sul tavolo della cucina. Sono incredibili questi aggeggi, riesco perfino a sentire il suo respiro.
Emile mi serve la cena ed io lo ringrazio. Inizio a mangiare avidamente ricordandomi di non aver mangiato per due giorni di fila fino ad ora.
«È tutto buonissimo, grazie.»
«Sono io a ringraziare te per essere rimasta e ti ringrazia anche Angéline. Ora come ora ha un disperato bisogno di una figura femminile, di una figura materna, e credo che tu possa incarnarla perfettamente.»
«Solo fino al ritorno di Céline.»
«Alice, hai sentito i dottori. È difficile che tornerà e se lo facesse non sarà in grado di poter crescere una figlia», esclama affranto.
«Non mi interessa quello che dicono i tizi dal camice bianco. Si sentono onnipotenti solo perché indossano una divisa. Non sono Dio. Non possono realmente decidere chi morirà o meno, non spetta a loro questa decisione. Céline tornerà. Punto.»
È incredibile come il genere umano perda le speranze in un battito di ciglia. Mia sorella ce la farà e crescerà sua figlia come ha sempre voluto, anzi desiderato. Il dottorino si sbaglia, Céline tornerà, ne sono certa. Angéline conoscerà sua madre e solo fino ad allora io mi prenderò cura di lei.

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