19. Eric

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Non appena metto piede in casa con Candice e la bambina, la nostra bambina, tutti gli occhi sono puntati su di noi. Non tutti erano a conoscenza di questa storia, se non Emile e Alice, che sembra voglia trafiggermi con lo sguardo. Mia madre adora mia figlia, ma ha qualche dubbio sulla paternità. Comprendo quanto sia difficile accettare una cosa del genere, ma non è molto carino da parte sua far perennemente presente di dover fare un test del DNA anche avanti a Candice. Lo sguardo di mia madre, in questo momento sta proprio gridando questo o forse vuole semplicemente dirmi che forse non era il caso di portarle con me stasera. Non potevo di certo chiuderle nelle mia stanza? Vivono qui da circa due settimane essendo che non hanno un posto dove stare.
Ho incontrato Candice al parco mentre io facevo jogging. In altri momenti non mi sarei fermato, ma, quando il suo sguardo ha incrociato il mio, le mie gambe hanno deciso di bloccarsi.
Siamo tutti a tavola e sembriamo davvero una gran famiglia riunita e felice. Il mio rapporto con Emile è migliorato, maturato potrei dire. Da quando si è trasferito a casa di Celine, sembra che le cose vadano meglio anche per loro.
Tutti siedono accanto alla propria metà: Emile con Celine, Gerald con Helene ed io con Candice. Si proprio così, abbiamo deciso di darci una chance, per il bene della bambina. Ci frequentiamo ufficialmente da una settimana e le cose vanno piuttosto bene. È rimasta la stessa Candice di cui mi invaghii tempo fa. Passiamo molto tempo insieme quando non lavoro. Già, lavoro. Ne ho cercato subito uno quando le ragazze sono entrate nella mia vita e hanno messo piede in questa casa. Non posso pretendere che tutto gravi sulle spalle di mia madre.
Caso vuole che io abbia trovato lavoro proprio a Les Crystals, dove lavora Alice; mi hanno detto che si era liberato un posto e che cercavano personale, così mi sono fiondato.
Alice. Non so come si evolverà la cosa, i miei sentimenti per lei non sono mai stati alquanto chiari e non lo sono tutt'ora, ma ora c'è Candice e Julie, la nostra bambina, e non posso rischiare di perderle per inseguire qualcosa di cui non sono certo.
Non riesco a non fissarla, ci scambiamo continuamente degli sguardi a tavola, mentre mia madre serve la cena. Candice sembra essersene accorta perché poggia una mano sulla mia gamba iniziandola a massaggiare. Divento immediatamente rosso per l'imbarazzo e il mio sguardo guizza verso di lei che mi sorride dolcemente. I nostri visi sono così vicini e ha giusto il tempo di stamparmi un fugace bacio sulle labbra.
«Kate, ti dispiace se non resto a cena? Sono davvero molto stanca, vorrei solo andare a letto ora», esclama Alice alzandosi da tavola.
«Certo, cara. Vai pure a riposare. Ti lascio un piatto bel microonde se ti viene fame più tardi.»
«Ti ringrazio. Buona cena a tutti», mormora prima di allontanarsi.
Il mio sguardo l'ha seguita tutto il tempo nella speranza di incontrare il suo, ma non è stato così.
Aspetto di sentire il rumore della porta che si chiude. «Ho dimenticato di lavarmi le mani, torno subito.»
Salgo velocemente le scale e mi ferma avanti la porta della sua camera. Esito un po' prima di entrare, ma poi provo a farmi coraggio e, dopo aver inspirato profondamente, mi fiondo dentro prima che qualcuno possa vedermi.
Alice è stesa sul letto a pancia in giù con la testa nascosta tra le braccia. A causa delle cuffie, non ha sentito il mio arrivo, infatti, non appena mi avvicino e le poso una mano sulla schiena, salta per lo spavento.
«Che ci fai qui? Potevi farmi venire un infarto», grida cercando di fermare il petto che si alza e si abbassa velocemente.
«Shhh!»
«Cosa vuoi Eric?» chiede tagliando corto dopo aver sfilato le cuffie.
«Sapere come stai.»
«Hai avuto un mese di tempo. Bastava un messaggio, ti avrei risposto», esclama acidamente.
«Tu sei andata via. È stata una tua decisione partire, non mia», le faccio notare.
Resta per un attimo in silenzio, sta sicuramente pensando alla miglior risposta pungente da poter dire.
«Hai ragione», esclama abbassando lo sguardo per terra.
Cosa? Mi sta prendendo in giro? Non so cosa risponderle, mi ha colto alla sprovvista.
«Beh, che ci fai ancora qui? Raggiungi la tua nuova famiglia. Ti staranno aspettando.»
«Alice, mi dispiace.»
«Di cosa precisamente? Sai, potrebbero essere molte le cose di cui potresti scusarti.»
«Non essere stupida, sai a cosa mi riferisco. Io e Candice ci siamo dati una possibilità, lo facciamo per Julie, voglio che abbia una famiglia e una cosa. Non posso abbandonarle. E poi tu sei ancora innamorata di Emile, di cosa parliamo?»
«Pensavi davvero potessi avere una chance con me? Sono venuta a letto con te solo per un bisogno fisico. Che ingenuo che sei. Pensavo che tu ti scusassi per altro in realtà, ma va bene.»
Le sue parole mi fanno davvero male, è come se mi avesse dato uno schiaffo con tutta la forza che ha. Non posso e non voglio credere a quello che ha appena detto, sono sicuro che l'ha detto solo per ferirmi.
«Riposa. Vado via.»
Mi allontano velocemente da lei e una volta fuori la stanza la chiudo con violenza, tanto da far tremare i muri.
Torno di sotto, a tavola sono tutti fermi a fissarmi. Avranno sentito la nostra conversazione? O sono solo spaventati per il rumore della porta che ho appena chiuso?
Con indifferenza, mi risiedo a tavola e inizio a mangiare. Tutti riprendono da dove avevano lasciato, tranne Candice. Mi fissa con aria interrogativa, aspetta forse che le dia delle spiegazioni, ma ignoro anche lei.
Si rabbuia, abbassa il capo e dopo poco si alza, prende la bambina in braccio e mormora: «Scusate, non ho fame», e si allontana verso le scale.
Di nuovo tutti gli sguardi sono posati su di me, aspettano forse che corra da lei o cose simili, ma resto calmo e continuo la mia cena prima che si freddi.
«È così bello essere riuniti qui a tavola tutti insieme senza drammi», esclama ironica mia madre prima di prendere il suo piatto e gettarlo nella spazzatura. Anche lei si ritira nella sua stanza.
Poco a poco tutti abbandonano la tavola o addirittura la casa restando completamente solo.
Fisso il vuoto, poi un rumore di passi scendere le scale. È Alice.
Non si accorge subito della mia presenza essendo la stanza al buio, ma una volta accesa la luce, sobbalza di nuovo per lo spavento.
«Lo fai di proposito? Vuoi davvero farmi venire un infarto oggi?» sussurra piano per non svegliare gli altri.
Non le rispondo, né tanto meno alzo il mio sguardo verso lei.
«Ti rendi conto di che ore sono? Non dovresti essere a letto?» continua aspettando una risposta.
Mi alzo dal mio posto e mi risiedo sul divano, afferro il telecomando e accendo la TV.
«Hai deciso di non parlarmi più?» chiede posizionandosi avanti a me.
Continuo a non incrociare mai il suo sguardo, spengo la TV e mi allontano da lei.
«Eric, aspetta. Scusa per prima, non penso davvero quello che ho detto. Sono solo... sorpresa di tutta questa situazione.»
«Non ha più importanza», mormoro salendo le scale, lasciando così Alice e i suoi sensi di colpa.

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