6. Eric

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Non posso credere che Alice abbia rubato la mia moto e sia fuggita via. Sapevo di non dover dare la mia bambine nelle grinfie di nessuna donna, eppure credevo di potermi fidare. Se solo scopro che le ha fatto qualche graffio, non so davvero la mia vendetta dove può arrivare. Non so cosa le sia preso e perché mi abbia offeso prima di andare via. L'unica spiegazione è che sia venuta a conoscenza della sua festa a sorpresa. Ma quello di cui non riesco a capacitarmi è: perché adesso è nella mia stanza, sul mio letto? Non le è bastato vendicarsi fuggendo con la moto?
«Eric, mi stai ascoltando?»
«A dire il vero, no, Emile. Non mi interessano i vostri problemi, i litigi o il tradimento con la sorella della tua futura moglie, voglio solo che esca fuori della mia stanza.»
«Io non ho tradito proprio nessuno. Pensa ciò che vuoi, ma Alice stasera dormirà qui.»
«Falla dormire nel tuo letto! Sei tu che l'hai portata qui, sei tu che...»
«Non volevo creare scompiglio. Non ci volevo nemmeno venire qui, ma Emile ha insistito tanto perché mia sorella sta dando di matto e aveva paura di lasciarmi lì con lei. Non volevo rubare la tua stanza o il tuo letto. Tua mamma mi aveva assicurato che non saresti tornato a casa stasera e per questo che...» Alice interrompe le mie lamentele giustificando tutto di un fiato il motivo per il quale si fosse appropriata della mia stanza.
«Lascia stare, abbiamo risolto già. Emile dormirà sul divano, tu nel suo letto ed io nel mio. E vissero tutti felici e contenti», mormoro prima di lasciarli soli per poi chiudermi in stanza.
Nel bel mezzo della notte, la vibrazione di un cellulare mi fa svegliare di soprassalto. Sul comodino però non c'è il mio telefono, ma quello di Alice. Sbircio per vedere chi sia il pazzo o la pazza che tenta di comunicare con lei a quest'ora; è Céline. Vorrei tanto risponderle per dirle che mi ha appena interrotto mentre facevo sesso con Jennifer Lopez, ma forse non è il caso. Silenzio la chiamata e mi giro dall'altro lato del letto. Il telefono riprende a suonare interrottamente, nonostante lo abbia silenziato più volte, mia cognata non si arrende. Deciso di alzarmi e consegnare il cellulare ad Alice, cosicché io possa riprendere il sonno e magari il sogno.
Indosso una felpa ed esco nel corridoio.  In punta di piedi mi avvicino alla porta della camera di Emile. Alice è lì che dorme innocente, quasi mi dispiace svegliarla.
«Alice?!» tento di chiamarla scuotendola un po'.
«Altri cinque minuti», biascica.
«Alice! Il tuo telefono squilla in continuazione.»
Si volta piano verso di me con gli occhi ancora chiusi. Non credo sia realmente sveglia.
«Alice», bisbiglio ancora.
Ma non ottengo nessuno reazione. La mia mano di impulso accarezza i suoi capelli. Sembra così innocente eppure ha un caratterino. Non riesco a fermarmi. Mi siedo accanto a lei e poggio la mia testa sulla testata del letto. Continuo ad accarezzarle la testa, poi le braccia. Un sorriso nasce sul suo volto. Cosa mi succede? Non ho mai fatto le coccole a nessuna ragazza. Non è nei miei principi.
Tento di alzarmi, ma Alice improvvisamente mi imprigiona tra le sue braccia e mormora: «Non te ne andare».
«Sono qui.»
«Emile, rimani qui con me.»
La cosa mi da non poco fastidio, così scatto in piedi e torno nella mia stanza. Spengo il suo cellulare e lo poso lì dove l'aveva lasciato inizialmente.
Il mattino seguente vengo svegliato da una insopportabile sveglia proveniente sempre dal suo cellulare, che interrompo brutalmente. Eppure è sabato, perché mai ha una sveglia alle sette e mezzo del mattino? Non ha nemmeno i corsi da seguire.
Tento di tornare di nuovo nel mio mondo dei sogni, ma vengo riportato alla realtà da un ulteriore sveglia. Così mi alzo di nuovo e torno nella stanza di Emile. Apro piano la porta, nonostante sono qui per svegliarla, perché vorrei vederla ancora nel suo stato angelico prima che ritorna il mostro che è solitamente. Non è sola. Emile è lì che la fissa dormire.
«Non è bella?!» Non so come sia possibile, ma si è accorto della mia presenza.
«Nah. Ho visto di meglio», bisbiglio.
«Credo sia la donna più bella che io abbia mai visto», continua il suo monologo.
«Mi sa che stai con la sorella sbagliato.»
«Posso amarle entrambe?»
La sua domanda mi lascia di stucco. Io ed Emile non abbiamo mai avuto un sano rapporto fraterno o amichevole. Perché mi sta chiedendo questo? Cosa vuole, un consiglio? Credo si stia riferendo al fratello sbagliato.
«No, non credo tu possa. Puoi amarle una alla volta», rispondo non troppo convinto. Credo sia la risposta che lui voleva che dessi.
«Eric, puoi farmi un favore?»
«Ehm, dipende...»
«Stalle lontano. Non ha bisogno di altri guai. Ha bisogno di qualcuno che la ami, che le faccia capire quanto sia importante o desiderata.»
«Intendi, uno come te?! Che pensi a lei mentre scopi sua sorella? Molto nobile da parte tua, davvero.» Ecco terminato il momento sdolcinato tra fratelli.
«Non ripeterlo mai più.» È così strano vederlo così calmo nonostante la mia acida e cruda risposta.
«Fa come vuoi. E poi, Alice non è il mio tipo.»
Alice apri gli occhi stordita e, solo dopo aver messo a fuoco, si rende conto che non è sola. Si alza piano e mette a sedersi sul bordo del letto. In un primo momento guarda Emile e gli sorride dolcemente: classico sguardo languido di quando una ragazza vede un cucciolo o un bambino. Quando incontra il mio di sguardo invece leggo tutto il suo disprezzo nei miei confronti. Non so perché ma fa male.
«Quello è il mio cellulare?! Perché lo hai tu?»
«L'hai lasciato in camera mia.»
Si alza come una furia e me lo strappa da mano. Mi fissa per qualche interminabile secondo esprimendo tutta la rabbia e l'odio che ha nei miei confronti. Perché mi odia così tanto? Non ci sono nemmeno andato a letto.
«Alice, hai fame? Ti porto a fare colazione», afferma Emile.
Si volta verso mio fratello alla velocità della luce e annuisce gioiosa.
Donne: non le capirò mai.
Esco dalla stanza e ritorno nella mia. Mi getto sul letto. Mi piacerebbe riprendere il sonno, ma non riesco, ormai sono più che sveglio.

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