1.L'angolo più buio

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Correvo, correvo da ore, correvo senza una meta in una sfrentata corsa contro il tempo.
Il respiro affannato e mozzato, il cuore che prendeva a pugni il petto battendo all'impazzata, i muscoli delle gambe che chiedevano pietà.

Ma io non mi fermai, io non potevo fermarmi. Era in un bosco, buio e oscuro, le sagome degli alberi si vedevano a malapena, le tenebre avevano invaso cielo e terra.

Senza smettere di correre mi voltai un attimo. Lui era ancora lì, mi stava alle calcagna da ore, sembrava instancabile. I suoi occhi iniettati di sangue spiccavano nell'oscurità, trapassandomi da parte a parte. Se mi voltavo di spalle potevo ancora sentire quello sguardo demoniaco gravare su di me come un macigno di due quintali.

Sentì all'improvviso la caviglia destra tirare, come se venisse strappata, mi dovevo essere slogato. Urlai in preda al dolore. Ero a pezzi, ma pur di non fermarmi, mi ridussi a zoppicare velocemente cercando di reggere il peso con la gamba buona. Ogni volta che il piede toccava terra, la caviglia mi tirava provocandomi un dolore lancinante.
Osservai il piccolo stanzino decadente, ora era davvero vicino, ormai da ore lo vedevo all'orizzonte.

Quando fui vicino, mi scagliai sulla porta spalancandola con la spalla, e caddi rovinosamente sul pavimento di legno marcio.
Per fortuna la porta non si era scardinata, così la chiusi alle mie spalle. Mi lasciai scivolare lungo la porta, una candela si accese illuminando la stanza con una flebile luce. Sulla parete era affisso un crocifisso.
Sentì dei bisbiglì incomprensibili e poi lo vidi. I suoi occhi rossi mi fissavano dall'angolo più buio della stanza.
Il terrore mi assalì.

All'improvviso iniziò a colare sangue dalla fronte del Cristo crocifisso, rigando tutta la parete. Ero paralizzato dalla paura. Rabbrividì dopo una folata di vento gelido. Subito dopo il crocifissò si capovolse e un urlo mi fece accapponare la pelle...

Mi svegliai di soprassalto. La fronte imperlata di sudore e il respiro affannato e irregolare.
Cercai di rilassarmi inspirando ed espirando con calma, ma qualcosa mi metteva ancora agitazione. Non potevo spiegarmelo, sentivo la pressione di uno sguardo mentre mi scrutava di nascosto.

Mi guardai intorno, tutto sembrava essere al suo posto. La debole luce argentea della luna illuminava la scrivania sotto la finestra chiusa, dove era appoggiato un computer ed alcuni libri. Tutto come lo avevo lasciato. L'armadio era chiuso, la porta semiaperta e il telefono spento sul comodino.
Era tutto apposto, ma nel profondo percepivo qualcosa di inquietante, potevo tanquillizzarmi e rimettermi a dormire ma ero troppo nervoso e agitato.
Ripercorsi la stanza con lo sguardo ed ecco che i miei occhi ne incontrarono un altro paio, rossi e penetranti. Gli avrei riconosciuti tra altre mille paia, potevo pensare che fosse un'allucinazione, ma sapevo che non era così. Iniziai a sudare freddo, tremavo come una foglia.

Ci convivevo da molti mesi ormai, ma non mi sarei mai abituato a sorprenderlo nell'angolo più buio della stanza a fissarmi. Più tempo passava, più mi tormentava. Fuggo da quella creatura demoniaca ogni notte, e più tempo passa più è difficile riuscire a scampargli.
All'improvviso una risata maligna mi fece gelare il sangue.

<< Vattene! Vattene via! Lasciami in pace! >>
Urlai, ma lui era ancora lì con un ghigno compiaciuto, chissà per quale dannato motivo.
Subito dopo scomparve nel nulla.
Mi guardai intorno, non c'era più. Il cigolio della porta mi fece sobbalzare.

<<No! No! No!>> iniziai a ripetere meccanicamente scuotendo il volto con insistenza, mentre mi portai le mani sulle tempie.

<< Calmo Kevin! Sono solo io, la mamma. >> mi disse con voce rassicurante vedendosi a sedere sul bordo del letto. Ripresi fiato, e il cuore finalmente smise di martellarmi. Non riuscivo a proferire parola, dovevo solo tornare calmo.
<< Ti ho sentito urlare, così sono venuta a controllare... tutto bene? >> domandò accarezzandomi una guancia col suo tocco delicato. Avevo le pupille ancora dilatate, fisse su quel fottuto angolo, tra l'armadio e il muro. Mi presi qualche secondo per riordinare le idee, poi finalmente riuscì a mormorare qualcosa.

<< Ancora un incubo... sto bene...>>
<< Sicuro? >>
<<Sì... ora non c'è più...>>
Sussurrai continuando a guardare il muro. La vidi seguire il mio sguardo, confusa. Doveva essere difficile avere un figlio che aveva incubi ogni giorno.

<< Tesoro... non c'era nessuno lì!>> mormorò sconcertata.

<< NON sono pazzo mamma! Ti dico che c'era!>> le urlai in faccia Non mi hanno mai creduto, anche se cercano di mascherarlo, ma ciò non cambia la sostanza.
La guardai negli occhi. Vidi il suo sguardo a disagio cedere sotto il mio sguardo severo e infuriato. Se c'era una cosa che odiavo, era non essere creduto.
Quando mi resi conto di aver esagerato tentai di scusarmi, ma ormai l'avevo spaventata.

<< No no, non devi scusarti Kevin. Ora hai solo bisogno di riposare. >>
Si alzò dal letto di scatto con un sorriso nervoso in volto e si allontanò verso la porta.
<<Ti prego mamma, quando ci sei tu lui scompare!>>
Si girò un ultima volta quando fu sulla soglia.
<< Riposa bene Kevin. Devi stare calmo.>>

E così rimasi di nuovo da solo, io alla deriva nel buio della mia stanza.
Non appena chiuse la porta una grossa e rugosa mano nera mi tappò la bocca riuscendo a non farmi urlare.
Ed ecco che il demone si mostrò a pochi centimetri da me fissandomi con i suoi occhi diabolici e il suo ghigno malefico.
Provai a liberarmi ma era inutile, questa notte non sono riuscito a scampargli

<<Finalmente ti ho preso. Questa notte non potrai sfuggirmi!>>

100+1 CREEPYPASTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora