12. Il rospo

125 11 5
                                    

Erika stava rientrando a casa. Erano le undici e mezza di sera e per strada girava ben poca gente. L'aria fredda le pizzicava la pelle e la neve sciolta sulla strada scricchiolava sotto i suoi stivali neri.
Era quasi arrivata, mancavano una trentina di metri alla sua abitazione fin quando un rumore
richiamò la sua attenzione.
Girò la testa alla sua sinistra e vide un rospo enorme saltellare goffamente sul nevischio a pochi metri da lei, mentre emetteva quel suo orrido verso. Non che avesse qualcosa contro di loro ma quel verso non si poteva proprio sentire.
Sorrise leggermente scuotendo la testa mentre il rospo scompariva nel buio della notte: sempre più di frequente si sentivano notizie assurde nel mondo, tanto che vedere un rospo in città non destava attenzione, come se una simile ambiguità fosse normale.
Pochi passi dopo arrivò alla porta di casa. Le luci erano ancora accese, sua madre l'aveva quindi aspettata alzata nonostante Erika le avesse consigliato di andarsene a dormire perché sarebbe tornata tardi. Ma ovviamente non le aveva dato ascolto.
Infilò la chiave nella serratura e girò due volte aprendo la porta e chiudendosela alle spalle.
"Mamma sono a casaaaa!"
Esclamò a gran voce per farsi sentire. Le luci erano accese ma l'atmosfera era quieta e silenziosa. Forse troppo.
Mentre appoggiava il cappotto all'appendi abiti sentì l'abbaio di un cane proveniente dal salotto.

"Bailey?"
Si chiese la ragazza alzando un sopracciglio. Era incredibile, ma nel verso del suo cane aveva potuto cogliere una nota triste.
Bailey era un bellissimo Golden dal folto pelo dorato, di sei anni. Era grandicello ed estremamente intelligente. Se aveva colto un abbaio triste vuol dire che c'era qualcosa che non andava.
Si incamminò verso il salotto e più era vicina più sentiva dei lamenti sommessi.
Preoccupata arrivò a destinazione e sgranò gli occhi spalancando la bocca.
Sua madre era stesa per terra su un lato dando le spalle alla figlia.
Poteva sentirla piangere e mormorare "Aiuto... fa male, fa male.."
Bailey era accucciato accanto a lei, e gli leccava il viso mentre guaiva.
Erika notò che la zampa anteriore destra non la appoggiava a terra, e che vicino al palmo il pelo era macchiato di sangue.
"Mamma? C...che succede..?"
Mormorò la ragazza spaventata. Ma la donna riuscì a sussurrare solamente "Erika..."
Si avvicinò di corsa e vide una distesa pozza di sangue e il braccio della donna macchiato dal liquido rosso.
"Mamma.. fammi vedere il braccio.."
La ragazza si chinò verso la madre, sconvolta.
Ma ella scosse la testa mentre continuava a piangere.
"Fammi vedere il braccio!"
Continuò più convinta.
Spostò con delicatezza il braccio che copriva l'altro e se ne pentì subito dopo. Sgranò gli occhi e si portò una mano sulla bocca per evitare di urlare.
Alla mano di sua madre mancavano tre dita...

L'intera notte l'aveva passata in ospedale con Bailey accanto a sua madre. Alla fine aveva chiamato il signor White, il vicino, che le aveva accompagnate lì.
I medici avevano spiegato che alle sulla mano vi era un evidente segno di un morso e che le tre dita (medio, anulare e mignolo) erano state staccate di netto da un morso.
I medici avevano avuto pure la sfacciataggine di accusare il povero buon cane, che si era anche ferito per difendere la padrona, e avevano proposto di portarlo in un canile ma Erika si era opposta severamente.
Arrivata in ospedale la donna aveva perso conoscenza fino alle prima ore dell'alba ma non era riuscita a proferire parola per via dell'eccessivo trauma.

Solo verso il pomeriggio aveva superato il dolore grazie ad alcune iniezioni di anti dolorifici.
Allora aveva spiegato che una specie di rospo dai denti aguzzi le si era attaccata alla mano e le aveva staccato le dita, poi il cane aveva cercato di scacciare la bestia rimediandosi però una ferita superficiale alla zampa e alla ragazza venne immediatamente in mente quel rosapaccio che aveva visto mentre tornava.

Una settimana dopo Erika si ritrovava a scuola. La madre era rientrata a casa ma aveva dovuto fare i conti con le difficoltà quotidiane.
La campana suonò segnando l'inzio della terza ora ed il prof di scienze entrò in camice da laboratorio ed esordì sorridendo
"Salve ragazzi! Una buona notizia, oggi vivisezioneremo le rane!"
Tutti esultarono, contenti di perdere un ora di lezione per giocare all' "allegro chirurgo" con una rana, tutti tranne Erika.
La ragazza rivisse le immagini di sua madre insanguinata, e si immaginò la rana addentarla.
"Merda!"
Mugugnò scacciando via quei pensieri.

Si recarono in laboratorio ed ognuno ricevette la propria rana morta.
Quando Erika ricevette la sua rimase sbalordita: era un grosso rospo, all'incirca 20-30 cm, ed era maledettamente simile a quello che aveva visto quel giorno.
Prese gli attrezzi necessari e si preparò mentalmente.
Non era la prima volta che lo faceva, lo avevano fatto anche alle medie ma allora nessun rospo si era mangiato le dita di sua madre.

Iniziò col praticare un taglio largo sul ventre dell'animale in modo da poterne estrarre gli organi. Quando questo fu abbastanza largo iniziò ad estrarne con delicatezza gli organi con delle pinzette ma quando afferrò lo stomaco per sbaglio fece troppa forza e quello si tagliò in due spargendosi sul bancone.
Spostò una delle metà dello stomaco ma osservò qualcosa di orribile e al contempo macabro.
Urlò ed indietreggió disgustata..

Dallo stomaco del rospo erano appena fuoriuscite tre dita intere e sporche di sangue...

100+1 CREEPYPASTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora