23. Il soldato

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Qualcuno bussò alla porta.

Eveline sobbalzò sulla sedia, e subito si precipitò ad aprire con il cuore in gola, insieme alla sorella piccola, Sarah.

La gioia che provò dopo aver visto suo figlio sul ciglio della porta era immensa, indescrivibile.

-Marco!-
Esclamò fiondandosi ad abbracciarlo. Un caloroso abbraccio a tre, che Marco ricambiò a malapena con un gesto debole e stanco del braccio, che poggiò sulla schiena della madre.

Quando l'abbraccio si sciolse Eveline si soffermò a guardarlo con le lacrime agli occhi.

Marco aveva un semplice cappellino in testa e indossava la divisa militare, ormai completamente logora e stracciata.
Consisteva in pantaloni pesanti verde militare, anfibi neri ed un largo cappotto marrone.
Il ragazzo aveva il volto spento e pallido, lo sguardo stanco di chi aveva avuto a che fare con bombe e proiettili per mesi, lunghi mesi, e che aveva dovuto lottare con i denti per difendere la propria vita e quella dei suoi compagni.

-Che aspetti lì impalato!? Entra!-
Lo accompagnò a sedersi a tavola, nel mentre notò che aveva un braccio infilato nel cappotto fino all'altezza dell'addome.
Con passo lento, stremato, Marco raggiunse la sedia e vi si adagiò storcendo la bocca in una smorfia di dolore non appena si piegò per sistemarsi, quasi però impercettibile, come se non volesse farsene accorgere.

-Allora? Tutto bene? È stato molto pericoloso, i tuoi compagni ce l'hanno fatta?-

-Sì...-
Mormorò semplicemente.
La donna lo guardò sbigottito incalzandolo con lo sguardo a continuare, desiderosa di sapere almeno qualche dettaglio in più.

-Tutto bene...-
Continuò con la voce flebile, quasi sussurrando.
-Marco.. sicuro di star bene?-
-Mh Mh..-

Inutile dire che quella risposta era tutto fuorché convincente, e lasciò insinuare nel cuore della madre uno stato d'angoscia e preoccupazione. Pensó che fosse solo ancora scosso, in fondo era andato in guerra non di certo a prendere il gelato in fondo alla strada.
Così mise per un attimo a tacere le sue preoccupazioni.

-Non ti fa caldo fratellone?-
Esordì Sarah con la sua voce acuta e squillante.
-Infatti. Qui è estate non serve quel cappotto. Lo porto a lavare.-
La madre si alzò appoggiando le mani sulle spalle del figlio per lavarli il cappotto, ma lui subito la respinse scattando in piedi.
Lei lo guardò quasi sconvolta dal comportamento insolito del figlio e le parole le morirono in bocca.

-Non c'è bisogno sto bene così.-

-V-vuoi... qualcosa da mangiare?-

-No... Non ho appetito..-

-Sicuro.. ?-

-Sì..-

Marco guardò con la coda dell'occhio il vialetto fuori casa e come se si sentisse il tempo fargli pressione rivolse lo sguardo alla madre e mormorò:

-Io esco con un amico, mamma..-

-Cosa?? Sei appena tornato e vuoi già uscire...?-
Eveline abbozzó un sorriso nervoso, completamente spiazzata da quelle parole.

-Non ti preoccupare..-

-Come no!? E con chi dovresti uscire.? Per andare dove poi??-
Il tono della madre ora era più alto e sconcertato.

-È lì fuori sul vialetto. Un amico conosciuto sul campo.-

Eveline si avvicinò alla finestra e diede una sbirciata sul vialetto di casa.
C'era effettivamente qualcuno lì.
Con una lunga veste nera che gli arrivava ai piedi e il volto, coperto da un cappuccio, rivolto verso il basso.
La figura bizzarra del suo "amico" non fece che preoccuparla ancora di più.

Si riavvicinò al figlio che la abbracció con forza, anche se lei percepì quell'abbraccio come freddo, c'era qualcosa che mancava ma non riuscì a spiegarselo.

-Sta tranquilla mamma poi ti spiegherò tutto...-

-Tutto cosa?-

-Vedrai..-

Poi diede un bacio sulla fronte della sorella sussurrandole un ultima frase: -Fa la brava.-

Si sfilò il cappello dal capo e si inginocchiò sistemandolo in testa alla sorella:

-Tenetelo sempre con voi.-

Si avviò verso la porta fermandosi sull'uscio. Ancora di spalle si voltò a tre quarti verso di loro: -Vi voglio bene.-
Dopodiché uscì e si chiuse la porta alle spalle.

Eveline si precipitò a guardare dalla finestra ma i due erano già scomparsi.

Poche ore dopo un biglietto da fuori scivoló sotto la porta d'ingresso entrando in casa.
Eveline corse a prenderlo.
Guardò fuori: non c'era nessuno.

Lesse quella calligrafia elegante e quelle parole le fecero crollare il mondo addosso:

Scusa mamma, ma la guerra non faceva per me.
È bastato un attimo di distrazione, e tre proiettili si sono infilati nel mio addome uccidendomi.
La morte mi ha concesso quegli ultimi momenti con voi, purtroppo non potrai più vedermi.
Non vi dimenticherò mai, e spero che voi facciate altrettanto.

~Marco

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