11. Morto di paura

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Il bus si fermò bruscamente facendo risvegliare Shay, che era finito per appisolarsi come sempre sul sedile. Scosse la testa per risvegliarsi e guardò dal finestrino: era la sua fermata, quella cupa abitazione con l' ampio giardino oscurito dalla notte era proprio casa sua.
A malincuore mosse alcuni passi incerti verso il corridoio del mezzo, e quasi inciampò sulle gambe del vecchio uomo seduto accanto a lui, che si trovava sul sedile esterno.
Shay si ricompose e mormorò uno "scusa" verso l'inquietante signore, che continuava a fissarlo seccato.
Lungo tutto, o quasi, il viaggio si era rannicchiato nel sedile cercando di evitare lo sguardo di quell'uomo. La sola idea di essersi addormentato con quello accanto che avrebbe potuto ucciderlo tranquillamente, lo faceva rabbrividire.
Shay mosse alcuni passi lenti verso l'uscita, nascondendosi più che poteva nel cappuccio del largo felpone nero che indossava, con la cartella stretta in mano.
Era quasi arrivato alle porte del bus, ed era anche riuscito a non farsi strane idee sugli altri passeggeri, quando saltò letteralmente dallo spavento, dopo che la voce possente dell'autista gli aveva intimato di fare in fretta.
"Si si... faccio s-subito"
Mormorò accelerando il passo. Scese di corsa dall'autobus, che partì subito dopo.
Si sentì un po sollevato. Ai suoi occhi, ogni passeggero di quel bus era un pazzo assassino che avrebbe voluto mettergli le mani sul suo collo pallido, ed era costretto a questi pensieri ogni volta che prendeva il bus per far ritorno dalla scuola serale.
Odiava questo suo aspetto, era terrorizzato dal mondo e da tutti.

Era rimasto immobile sul marciapiede, fin quando un passante non lo sfiorò facendolo rinsavire bruscamente.
Quello probabilmente non se ne era neanche accorto, Shay invece si era girato di scatto colto dalla paura. Si decise a camminare verso la casa per evitare altri maniaci in giro per strada. Erano le nove di sera ed era tutto buio. Il suo quartiere non era dei più movimentati e ciò non era certo una bella cosa per Shay.
Si fece piccolo nella felpa dopo uno spiraglio di vento freddo. Arrivò davanti al cancello del giardino e tirò fuori la chiave aprì, entrò e chiuse.
Iniziò a camminare lentamente verso la porta di casa.
Sta calmo, sta calmo...cercò di calmarsi.
La sola idea che quella sera sarebbe stato in casa da solo senza genitori lo terrorizzava in una maniera esagerata.
Girò la chiave ed entrò.
Subito accese la luce per poi richiudere. In ogni stanza in cui passava accendeva la luce e così la  lasciava anche quando si spostava da lì.
Non gli importava se la bolletta sarebbe stata spropositata, ma almeno questo lo aiutava a calmarsi, almeno un po.
Dopo aver acceso tutte le luci se ne andò in salotto, poggiò la cartella sul pavimento si avvicinò al frigo per prendere qualcosa da mettere sotto i denti.
Non appena lo aprì un urlo proveniente dal frigo stesso lo fece gridare di terrore e cadere all'indietro. Con un calcio chiuse il frigo e indietreggiò impaurito.

Cosa cavolo è stato!? Cosa è stato!?
Si rialzò lentamente e si allontanò dal frigorifero. Con la mano tremolante afferrò un coltello dal piano cucina e lo strinse più che poteva cercando di non tremare.
Lo mise davanti a lui in posizione difensiva, poi diede un colpetto alla superficie liscia ma ancora una volta da esso partì un urlo agghiacciante.
Shay d'istinto scappò fuori dalla stanza chiudendola a chiave e si ritrovò contro il muro de corridoio nel tentativo di frenare il respiro e con la manica della felpa si asciugò alcune lacrime.
Quando si calmó leggermente mosse alcuni passi in direzione dell'uscita quando una risata malefica proveniente da dietro di lui lo fece gridare ancora.
Iniziò a piangere e a singhiozzare, non avrebbe retto un altro spavento e lo sapeva.
Così, con il coltello ancora in mano corse a perdifiato verso la porta d'ingresso, attraversando il lungo corridoio. Era arrivato in qualche modo all'ambita meta, nella stanza d'ingresso, e si fermò a cercare le maledette chiavi.
Che succede? Che succede?
Continuava a chiedersi preso da un attacco di panico.
Con la poca lucidità che gli era rimasta tentò di ricordarsi l'esatta posizione di esse cercando ovunque. Con la coda dell'occhio vide la porta del ripostiglio dietro di lui.
Si girò e prese un lungo respiro.
Si avvicinò al ripostiglio con passi tremolanti stringendo il coltello meglio che poteva.
Non succederà niente...
Con il piede diede un colpetto alla porta facendola aprire, cercò l'interruttore quando cominciò ad udire bisbigli incomprensibili,  gli si gelò il sangue, iniziò ad indietreggiare mormorando "No..no...no!"
fin quando un altro urlo agghiacciante non lo fece collassare definitivamente. Era troppo per lui.
Si riversò sul pavimento. Tossiva violentemente, non riusciva neanche a respirare iniziò ad assumere un colorito violaceo in volto per la mancanza di ossigeno.. fin quando il coltello gli cadde di mano, cadendo sul pavimento con un tonfo metallico. In quel momento il cuore del giovane Shay si fermò per sempre..












Qualcuno arrivò dietro la porta d'ingresso: erano in tre. Due ragazzi ed una ragazza. All'inzio ridacchiavano, poi iniziarono a dare piccoli colpetti alla porta.
"Shay? Mi senti?"
"Shay tutto bene?"
"Amico che succede? Ehi?"
"Shay, cazzo perché non mi rispondi?? Sono Alex non ti farò del male... Shay io sfondo la porta!"
Il ragazzo, che aveva cambiato espressione da divertito a preoccupato, buttò giù la porta dopo alcune pedate.
I tre entrarono di corsa e la prima cosa che videro fu il corpo freddo e senza vita del povero ragazzo riverso sul pavimento.
Sandra subito si chinò su di lui e iniziò a scuoterlo suasurrandoli: "Shay, mi senti?"
Così intervenne Devon chinandosi anche lui. Prese il polso del ragazzo e lo tocco con due dita. Rimase immobile, sconvolto, e Alex lo incalzò mentre camminava avanti e indietro per la stanza.
"Allora? È vivo?"
"....No..."
Sussurrò Devon a testa bassa.
"Cosa!? Come può essere morto?? Era solo uno scherzo, niente di vero, non può morire non gli abbiamo fatto niente.."
Alex iniziò ad andare nel panico così Devon tentò di fermarlo:
"Alex?"
"No lui è vivo! Si sta solo vendicando con uno scherzo, Devon non può essere morto!"
"Alex! È morto di paura..."
Il ragazzo si fermò a guardare gli occhi spalancati di Shay e si passò una mano in faccia, sconcertato , poi prese il ragazzo per le ascelle e lo sollevò.
"Cosa fai?"
"Dobbiamo nasconderlo! Nessuno deve saperlo!"
La ragazza provò ad opporsi ma lui la fermò.
"Recuperate i walkie talkie e seguitemi.."
I due annuirono e si divisero.
Sandra corse in salotto agitata. Aprì il frigo e spostò la teglia di lasagna per afferrare il walkie talkie nascosto là dietro.
Devon invece prese quello in corridoio nascosto sotto un divanetto e quello nel ripostiglio. Poi tornarono da Alex e lo aiutarono a sollevare il ragazzo.
"Dove lo portiamo?"
Chiese Devon con l'adrenalina nel sangue, e le gambe che tremavano.
"Dove non cercheranno mai.."
Uscirono dalla casa e lo portarono in giardino. Posarono il ragazzo per terra e Alex corse a prendere tre pale messe lì per terra.
"Scavate.."
Scavarono una buca di due metri e vi misero dentro il corpo del ragazzo privo di vita. Riempirono la buca per bene e si fermarono alcuni minuti a guardare in quel punto senza parole. Si abbandonarono alla tristezza, per uno stupido scherzo avevano ucciso un ragazzo.

Shay McKay era morto di paura.

100+1 CREEPYPASTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora