47. Amore a prima vista

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Nel corso degli anni ho sempre avuto rapporti occasionali, avventure di una sola notte dopodiché ognuno per la sua strada.

Non avevo mai trovato qualcuna che mi facesse venire le farfalle nello stomaco, qualcuna che mi facesse brillare gli occhi ed aumentare il battito cardiaco non appena le rivolgevo uno sguardo, insomma tutte quelle cose che si provano quando si è innamorati persi.

Eppure alla fine è successo pure a me, nonostante dubitavo potesse mai accadere. Ma in fondo ci ho sempre sperato.

Lei si chiama Sarah, la notte in cui l'ho conosciuta non la dimenticherò mai.
Ci siamo visti per la prima volta al cimitero, in piena notte.
Qualcuno direbbe che sia strano, effettivamente non so perché fosse lì, le ragazze della sua età solitamente pensano a godersi la vita, andare a ballare, magari studiare, ma lei invece era lì.
In ogni caso non me ne ha mai parlato ed io non gliel'ho mai chiesto.

Io stavo semplicemente facendo una passeggiata, con il vento fresco delle notti estive che mi accompagnava, lo sguardo per terra intento ad osservare i miei passi; me ne stavo per le mie, i pensieri mi frullavano in testa ma cercavo di non pensarci e di concentrarmi sulla serata.

All'improvviso ecco che la vidi.
Era lì sul prato, con la luce della luna piena che la avvolgeva dolcemente, dei bellissimi capelli neri come la notte, lisci e lunghi fin sotto la schiena, il naso aquilino elegante, e la bocca, così sottile di un rosa spento come se ne vedono pochi.
La pelle di un bianco chiarissimo, come fatta di porcellana, sembrava quasi brillare accarezzata dal chiarore della luna.

Rimasi per qualche minuto a fissarla, estasiato, era la creatura più bella che avessi mai visto.
Un colpo di fulmine. Amore a prima vista.

Potevo già assaporare come sarebbe potuto essere averla per me, anche solo per quella notte, anche solo accarezzarle la guancia con la punta delle dita, anche solo poter stare a guardarla per ore.

Così mi avvicinai, mi tremavano le mani, era la prima volta che provavo emozioni così intense per una ragazza, e ancora non ci avevo fatto niente.
Quando fui abbastanza vicino finì per attirare la sua attenzione.
Mi guardò, abbozzò un sorriso, timido ma ammiccante.

Non mi allontanò, anzi rimase ferma, come se sapesse cosa provavo e volevo, e le stava bene.
Rimase ferma, non disse una parola, come se stesse solamente aspettando che mi avvicinassi, come se fosse lì ad attendere solamente per me.
Completamente ammaliato da lei, la raggiunsi.

Mi inginocchiai sul prato.
Ci guardammo per qualche secondo, avevo il respiro mozzato a starle così vicino, le mani sudate, le farfalle nello stomaco e tutte quelle cose di cui parlavo prima.
Dopo quei pochi secondi non riuscì più a trattenermi, appoggiai dolcemente le mie labbra sulle sue, lei non si scansò di un millimetro e mi concesse il bacio più bello della mia vita.

Nessuna parola, non servivano, era come se fossimo fatti l'uno per l'altra.
Il bacio divenne più intenso, passionale, iniziammo a toccarci ma mi fermai di scatto.
Eravamo in un luogo pubblico, qualcuno avrebbe potuto vederci ed interromperci, pensai.
Non avrei permesso a nessuno di spezzare un momento così intimo e magico.

《 Ti porto a casa mia. 》

Le sussurrai all'orecchio.
Non si lasciò pregare, la presi in braccio, come se fosse la mia sposa, e corsi alla macchina tra le risate divertite, complici.
La feci persino sedere davanti.
Non facevo sedere mai nessuna davanti, ma per questa volta avrei fatto un' eccezione.

Sfrecciai verso casa arrivando in cinque minuti.
Aprì la portiera e la presi nuovamente in braccio, salendo le scale di casa fino alla camera.

E qui finalmente potemmo riprendere da dove avevamo interrotto.
I vestiti volarono subito per terra e ci fiondammo sul letto.

Fu indescrivibile, la notte più bella della mia vita.

E così furono le quattro notti successive.

La mattina del quarto giorno mi svegliai con il sole negli occhi. Ero l'uomo più felice del mondo, o almeno lo ero stato per quei giorni.

Ma un odore nauseabondo, alquanto famigliare aveva impregnato la stanza, me ne accorsi qualche secondo dopo essermi svegliato.
Non volevo crederci, non volevo accettarlo più che altro.
In fondo era inevitabile, ma nonostante ciò avevo provato a fare di tutto per allungare il tempo a mia disposizione con quella figura angelica. Mi ero preso cura di lei, del suo corpo, minuziosamente come non avevo mai fatto prima.

Ma ovviamente non è bastato.
Mi girai verso di lei con le lacrime agli occhi, il cuore in gola.
Succedeva ogni maledetta volta, ma stavolta era diverso.
Stavolta non sarei riuscito ad accettarlo con freddezza come tutte le altre, stavolta ne sarei uscito distrutto.

Mi feci forza e la guardai.


L'odore che emanava mi faceva salire i conati di vomito, le larve si erano formate sulla sua pelle di porcellana, che ormai era diventata rossastra e gonfia.
Avendola tolta dalla bara, lo stato di decomposizione è stato irrimediabilmente accelerato, nonostante abbia provato a contrastarlo.
Avrei dovuto prenderla e buttarla dove tenevo tutte le altre, dopodiché andare avanti.
Ma stavolta no.

Non potevo perderla, decisi che l'avrei raggiunta e trovata ad ogni costo.
Non mi importava di niente, lei era diversa, avrei fatto qualsiasi cosa per lei.

Così aprì il cassetto del comodino.
Mi avvinai a lei avvolgendola con un braccio, mentre con l'altro presi un coltello e mi tagliai la gola

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 31, 2021 ⏰

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