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-"Ragazzina? Abbiamo quasi la stessa età. Perché perseveri a chiamarmi così?" dico ridendo.
-"Perché sembri una ragazzina. Cioè, negli atteggiamenti."
-"Che vorresti dire?!" dico, passando dal ridere ad arrabiarmi.
-"Ecco, vedi? Per una sciocchezza, vai in escandescenza."
Rimango in silenzio per un paio di minuti.
-"Ma tu non hai il diritto di chiamarmi così."
-"Ah, no?" Mi dice, avvicinandosi sempre di più a me e facendo sfiorare le nostre bocche.
Ma si allontana e si siede sul divano. Lo raggiungo, mi siedo vicino a lui.
Mi abbraccia, ma ha lo sguardo rivolto verso il vuoto.
-"Cosa stai pensando, se si può sapere?"
-"Niente di interessante" mi dice, sorridendo.
Il suo sorriso è diverso. Di solito è un sorriso allegro, adesso è malinconico.
-"Sicuro di stare bene?"
-"Diamine, ti ho detto che sto male?"
-"Scusa, non ti chiedo più niente." gli dico e mi alzo, mettendo il giacca.
-"D-dove vai?"
-"Credo che la mia presenza non sia gradita qui. Torno a casa."
Arrivata alla porta, mi sento tirare un braccio.
Nick mi avvicina a lui e mi bacia.
-"Ti prego, perdonami. Non so perché mi comporto così, ma so che stare con te mi piace. Stai ancora, per favore." mi dice, timidamente.
Rifletto.
-"Va bene, ragazzino."
-"Ehi, solo io ti posso chiamare così." dice, facendosi serio.
Improvvisamente mi prende in braccio e mi butta sul divano.

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