26. Barbie

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Gregor, Violet ed io eravamo tutti e tre soli in casa, non che fosse una novità.
Mamma come al solito avrebbe fatto i turni fino a dopo il tramonto e beh, David, aveva praticamente gli stessi orari di mia madre e di conseguenza sarebbero tornati insieme.
Io e mia sorella, eravamo nella mia stanza, mentre il mio fratellastro, si era posizionato davanti alla tv in sala, ovviamente portandosi dietro alcuni libri da copertura.
Era furba come tattica:
Tu guardavi la tv e quando sentivi le chiavi che si infilavano nella toppa della porta di casa, veloce chiudevi la tv e ti buttavi i libri in grembo, così quando tua madre o tuo padre ti guardava, tu facevi una faccia da filosofo dell'antica Grecia e cosí ti evitavi i cazzettoni inutili.
Il gioco è fatto, no?
Violet stava sul mio letto a giocare con Linzey, la sua bambola preferita, vestita da astronauta della NASA, come sempre aveva portato con se la sua casa delle bambole, la quale era poggiata, anche questa sul letto.
Era davvero triste vederla giocare e non potersi unire a lei, a me non era concesso, dovevo starmene alla scrivania a studiara quella maledetta storia, non avevo mica intenzione di farmi beccare impreparata alla prossima mazzata di gruppo in classe.
Violet, alle mie spalle, si inventava discorsi, dialoghi tra le bambole, cambiava loro i vestiti per andare a "scuola" per andare in una "discoteca" e per andare al "centro commerciale" con le amiche.
Era davvero molto carina.
Mi aveva lasciato vicino alla lampada, Missy, la bambola che di solito usavo io. Pareca che mi stesse fissassando anche lei, come a ricordarmi che non sarebbe dovuta rimanere li da parte ad osservare Violet giocare, ma avrebbe dovuto partecipare anche lei.
Ed era colpa mia se stava li da parte.
"Non posso giocare con te, Violet. Mi spiace. Ho tanto da studiare" le avevo detto, non appena si era presentata sulla soglia di camera mia, con in mano le bambole e in faccia un'aria speranzosa e sognate. Era davvero difficile dirle di no, mi dispiaceva davvero buttarle giù così il morale.
"Oh, d'accordo" mi aveva risposto abbassando le bambole con aria di sconfitta e il visino deturpato dalla tristezza "Però anche se non puoi giocare con me, verrò in camera tua, per tenerti compagnia, mentre fai qei brutti compiti" aveva aggiunto subito, con un pó più di allegria.
"D'accodo! Ci sto" avevo risposto
Era corsa in camera sua leggermente distante dalla mia a prendere tutte le bambole e dopo le aveva deposte con delicatezza sul letto.
"Mmmh, Stargate, la mia casetta..."
"Oh, si. La prendo io. Arrivo ..."
Mi ero alzata e dopo averla presa, avevo deposto anche quella sul letto con tutto il resto, mi ero riseduta alla scrivania e avevo ripreso a leggere gli appunti.
"Questa te la metto qui..." disse, posando Missy sulla scrivania, tutta carina, mettendomi una manina calda e morbida sul braccio, dopo essere saltata giù dal mio copriletto.
"Perché? Non può stare con le sue sorelle?" le domandai.
Volevo che la usasse. Quella stava li e mi fissava con aria di rimprovero.
'Che hai da guardare? Non ho scelto io di andare al liceo!'
"Questa è tua non posso usarla io e così farò finta che sia a scuola, vedi, Star, le sue sorelle sono a casa..." mi indicò altre bambole nella casa a due piani "...e lei adesso é a scuola. Così può imparare a leggere e scrivere meglio." mi aveva spiegato tutta calma e con pazienza.
"D'accordo ho capito, cercherò di spiegarle per bene storia allora..."
Ma storia non riuscivo a capirla nemmeno io, figuriamoci se mi fossi messa a spiegarla ad una bambola.
Passati i secondi, i minuti la mia concentrazione era andata a calare e sicuro Gregor, non mi aiutava di certo tenendo il volume della tv così alta.
I muri sembravano fatti di carta.
"Gregor!! Il volume! Abbassalo!"gli urlai, dando due o più tallonate al pavimento, nel caso non fosse riuscito ad udire la mia voce sopra tutto qul chiasso.
Subito, si fece più basso,
il suono della tv.
"Ma perché urli?" mi chiese Violet
"Perché Grogor potrebbe non avermi sentito" le risposi.
"È impossibile non sentirti, Stargate. A maggior ragione con quella voce da peppia che ti ritrovi!"
Passó un'ora e poi un'altra e io ero arrivata al punto di fissare la Barbie speranzosa che mi pigliasse a schiaffi.
"Kevin non posso venire al ballo con te" parló Violet con voce diversa, più acuta
"Ma, Barbie, cosa pensi di fare. Ci andrai con Logan?" disse con voce bassa, più maschile.
Sbattei la testa sul tavolo.
'che infinite palle!'
"Ciao a tutti, siamo a casa!" gridò mamma seguita a ruota da David, il quale chiuse con una piccola spinta la porta di casa.
'finalmente, pensai'
Chiusi i libri e corsi giù in cucina, seguita a ruota da Violet, ma ripensandoci tornai indietro ed afferrai una felpa, da mettere sopra la solita maglietta bianca monospalla. Placcai Violet che stava uscendo ora dalla camera, con il risultato che da parte sua si mise ad urlare e cacciare fuori piccoli urletti isterici.
Arrivata in cucina notai Gregor che stava mettendo in frigo delle birre per lui e suo padre, mentre mamma stava mettendo a posto della frutta nel cesto e Devid teneva in braccio Violet, che gli stringeva felice le braccia al collo.
"Ciao mamma" la salutai.
"Ciao tesoro" mi venne in contro "Com'è andata la giornata? Tutto a posto?" mi stampó un bacio sulla fronte, scostandomi la massa incolta di capelli spettinati dal viso.
"Tutto a posto"
Mentii.
"Bene, sono contenta" mi rispose sorridente tornando a guardare David.
Kara, mia madre, non era una di quelle persone in grado di estaurare un rapporto tanto profondo con le persone.
Fin da piccola avevo capito che la mia mamma, non era come tutte le altre mamme delle mie amiche...non sopporava a lungo le mie lamentele, se poteve evitarsi un problema lo evitava, se poteva sbarazzarsi di me lo faceva.
Perciò quando ho iniziato a capirlo, ho cominciato ad innalzarmi dei muri, delle difese contro la sua totale mancanza di interesse nei miei confronti e ho smesso di rispondere sinceramente alle sue domande del genere "Com'é andata?", "Tutto a posto?", "Successo qualcosa" perché ho imparato, che più che domande poste con il cuore, sono più simili ad una semplice lezzione imparata a memoria.
La dici, ma non ti importa veramente di quello che stai dicendo, la ripeti, certo, ma solamente perché l'hai studiata a memoria.
E non sai perché.
Così è. E basta.

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