28.L'isola Delle Scarpe Destre

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"E tu? Che vuoi?" domandai con poco garbo a Gregor che si era materializzato davanti a me.
Mi ci mancava lui.
"Mi manda dritto da te, mio padre" disse seccato poggiandosi allo stipite della porta di camera mia.
"Vuole aggiungere pure lui, qualcosa alla lista della spesa di mia madre, tanto!?"
"Mmmh no. Mi obbliga solamente ad accompagnarti" incrociò le braccia al petto, con non curanza.
Si era cambiato per metà, aveva addosso ancora gli stessi pantaloni che aveva avuto tutto il giorno, per girare in casa, dei logori pantaloni della tuta di una tinta blu scuro, mentre adesso la maglietta era stata coperta dalla felpa da ginnastica della scuola e una giacca contro il vento.
"Ahhh, molte grazie, ma declino l'invito, con un gentile non ci penso nemmeno D'accordo?"
Giravo a caso per la stanza senza avere la più pallida idea di dove dovevo dirigermi davvero. Senza avere nemmeno un'idea precisa nella testa.
Vorticavano troppe cose dell'uragano, che avevo nel cranio.
"Pensi di andare a piedi fin giù in paese? Davvero?" mi guardó mentre alzava con aria interrogativa una delle due folte sopracciglia "Con il buio e la gente strana che ti osserva pronta a morderti il collo? O le chiappe?"
"Ma cos'è? Un film dell'orrore che mi sono persa per caso di andare a vedere al cinema? Mordermi il collo? Le chiappe?"
"Eh.. Che vuoi che ti dica?" disse tirando su i palmi delle mani, come ad indicare che era innocente.
"No, pensavo di evitare questa bella gente, nel caso esistesse davvero e non fosse frutto della tua mente malata, prendendo la tua moto"
"La mia piccolina?.... Non penso proprio"
"Ooooh che palle che sei. Perché vuoi a tutti i costi remarmi contro?" sbuffai
"Non sono mica solo io che ti remo contro sai? Già a mio padre non vá giù che suo figlio torni la sera tardi in moto, sú per queste stradine sterrate e poco illuminate, figuriamoci se lascerà andare la sua unica figliastra sola fino in paese"
Accidenti. Aveva un senso. Per una volta che speravo dicesse una scemenza, tirava fuori una spiegazione più che sensata.
Anche se non era mio padre, voleva comportarsi come tale e di sicuro come diceva Gregor, non mi avrebbe lasciata andare da sola.
"Perciò per quanto io possa sembrare euforico all'idea di accompagnarti, in realtà non lo sono affatto, e preferirei fare tutt'altro"
"Riesco a crederci benissimo" gli assicurai.
Stavo letteralmente fumando dalle orecchie, mentre cercavo qualcosa da mettermi addosso.
Non potevo crederci.
Mi madre mi stava davvero facendo uscire adesso, per andare a prendere, che cosa?!... Un misero panino?!
Che poi... Era davvero necessario???
E a me, che volevo solamente sdraiarmi sul divano, leggere un libro, ascoltare la musica, chi ci pensava? Nessuno.
Per tutto il pomeriggio ero stata a studiare, mi meritavo almeno un pó di riposo, no?
Ma la mia giornata ovviamente, non era ancora finita.
"Su sbrigati..." mi incitó Gregor
Raccolsi da terra i jeans e controllai in giro, per individuare la posizione della giacca.
Sin da piccola ho sempre sofferto di memoria corta.
Ero una bambina molto disordinata e di sicuro questo fattore non mi aiutava, quando nascondevo di proposito delle cose per casa, al momento di tirarle fuori, non mi ricordavo nemmeno io dove cavolo le avessi messe.
Ero una bambina con solo scarpe sinistre.
Mamma mi rimprova sempre, perché era davvero una brutta abitudine e voleva estirparla subito, come quando un bambino piccolo si infila le dita nel naso e per impedirgli di rifarlo di nuovo, si immergono le dita del piccolo bimbo in una soluzione salina, così quando si rifilerá le dita nel naso, le narici gli bruceranno e lui la smetterà, mentre papá... Beh, lui era papá.
Si metteva con me a cercarle e facevamo finta di essere pirati, appena sbarcati su una nuova isola, questa volta "L'isola Delle Scarpe Destre", e lui ed io con le bandane sugli occhi facevamo una caccia al tesoro senza fine.
Col tempo avevo imparato ad essere ordinata e devo dire che le cose erano migliorate.
Ma le cacce al tesoro, mi mancavano, come alla notte manca il giorno.
Mi voltai e guardai Gregor.
"Che c'è?" mi chiese.
"Mi dovrei cambiare i pantaloni e indossare i jeans, non vorrei doverlo farlo davanti a te" gli dissi
"Grazie per l'avviso tempestivo" mi rispose sincero, sparendo nal corridoio.
Chiusi la porta e scalciai via i pantaloni da casa, calandomi in quelli per uscire, con estrema velocità.
Chiusi la zip e afferrai la giacca, caduta dietro in fondo al letto.
Uscii in corridoio e scesi le scale fino in cucina.
"Cosa devo prendere di preciso in paese?" domandai a mia madre.
"Allora vediamo..." fece una lista mentale e iniziò a spuntare tutte le cose che già aveva, arrivando alla conclusione che gli mancava solamente il pane.
'stupido pane del cavolo'
Entrò David in cucina con in mano una spugnetta gialla e ci fissó:
"Stargate, Gregor ti accompagnerà. Gli ho detto di prendere tranquillamente la mia auto"
Stavo per ringraziarlo e per dirgli che non c'era assolutamente bisogno, e che sarei stata benissimo in grado di andare e fare tutto da sola, quando mia madre disse.
"Ti ringrazio davvero tanto, ma non c'è assolutamente bisogno che Gregor si scomodi per accompagnarla, ce la può fare benissimo da sola" disse mia madre rubandomi praticamente il pensiero dalla testa.
'ma che cavolo?'
"Kara, insisto, tanto Gregor non avrebbe altro da fare che stare appiccicato alla Play per tutta la sera. Almeno così si renderà utile e non si brucerà i neuroni del cervello..." la rassicuró.
"...e poi, Greg ormai, sa praticamente a memoria tutte le strade di qui"
"Allora va bene" sorrise mia madre a David, per poi voltarsi verso di me e cambiare completamente faccia:
"Star, ringrazia David e Gregor, che sono così gentili, da pensare di scomodarsi per te"
"Lo so mamma. Grazie a tutti e due" dissi allora anche se Gregor non si era scomodato, ma era stato lui stesso scomodato.
Mia madre, pensava che fossi una bambina piccola che non sapeva comportarsi e che doveva essere ancora educata?
"Grazie anche a te Gregor... Sappi che se hai altro da fare mia figlia si arrangerá, scommetto che è stata una lunga e pesante giornata per te" disse mia madre sorridendogli.
Ma stiamo scherzando?!!
Sono io quella che oggi ha quasi fatto il suo primo ritardo a scuola, sono io che oggi è stata insultata dalla professoressa più odiosa di questo mondo e sono sempre io che oggi si é respirata aria fetida di vomito... e mai madre si preoccupava per chi? Gregor?!
Il mio fratellastro le sorrise, in modo poco convincente per poi voltarsi verso suo padre, che poggiato al bordo del frigo teneva in mano una bottiglietta d'acqua.
Sembrava che ne io ne mia madre, fossimo davvero in grado di capire il vero significato delle loro occhiate.
Forse l'occhiata di Gregor voleva dire "ah, l'ha detto".
Potevo solo immaginare che David gli avesse detto "Accompagnala perché non mi fido. Cerca però di fare il carino con lei" e a quel punto lui avrebbe detto "Perché lo devo fare?" e David a quel punto lo avrebbe guardato con sguardo rimproverante "Perché è tua sorella e perché faresti un favore sia a me, che a Kara" Gregor messo allora con le spalle al muro avrebbe aggiunto "Però se Kara dice che non ce né bisogno, non l'accompagno"
Spiegato tutto.
"Vai ad accendere la macchina, così si scalderá più velocemente" lo spedì suo padre.
"Vado vado" e scomparve senza aggiungere altro nel mentre che io indossavo la mia giacca.
"Mamma, non ho soldi me li devi dare tu"
"Certo, vieni, la mi borsa è di là"
Seguii la mamma per la sala, dove Violet stava guardando la tv e poi fino l'inizio della scala, che portava al piano di sopra, dove c'era un mobiletto dipinto d'oro e li sopra la piccola borsa di mamma.
Mamma ci infilò le mani dentro ed estrasse il suo portafoglio nero e ne tiró fuori due o tre banconote che mi cacciò in mano.
"Ecco tieni. E ricorda..." mi guardó dritta negli occhi "...che sia l'ultima volta che mi fai fare la figura della donna insensibile davanti a Gregor!"
La guardai ad occhi aperti.
"Che stai dicendo, mamma??"
Mi guardò se possibili più arrabbiata.
"Prima io e Gregor ci stavamo facendo due belle risate e tu te ne sei uscita con "poteva soffocare" pensi che non lo sapessi? Sono un medico per l'amor del cielo. Cercavo di fare la carina con il figlio di mio marito e tu cercavi inceve di farmi passare per la persona insensibile che ride del fatto che una persona poteva morire soffocata di fronte a lui? Non è che se non va d'accordo con te non deve nemmeno con me?"
"Lo pensi davvero? Eh io che diavolo ne potevo sapevo che avevi fatto tutto quello per apparire simpatica davanti a lui?"
Mi guardò storta.
"Oggi ti mando a prendere il pane con Gregor, la prossima volta farò anche io la simpatica come hai fatto tu"
Strinsi i soldi nel palmo e uscii di casa, sperando che il commesso del negozio, non se la sarebbe presa anche lui a caso con me.

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