32. Statue

442 38 6
                                    

Continuavo a camminare a passo veloce per i corridoi per impedire a Nathaniel di raggiungermi. Non ero molto sicura del fatto che mi stesse seguendo, ma per non rischiare era necessario correre, e purtroppo si capì che nemmeno questo mi bastó.
I ragazzi di tutte le aule si erano riversati nei corridoi e io non riuscivo a vedere nemmeno dove stessi mettendo i piedi, figuriamoci se riuscivo a vedere dov'era lui.
Non ero bassa, anzi ero sempre stata un gigante tra le mie coetane, ma sembrava che nessuno avesse detto a questi qui, che prima o poi avrebbero dovuto smettere di crescere.
Camminavo a passo rapido, senza sapere dove davvero stessi andando, i piedi strisciavano a terra, le mani strette alla cartella che pendeva da una delle mie due spalle, il fiatone, il cuore che picchiava contro le costole, senza controllo.
Inevitabilmente andai a sbattere contro uno degli studenti che camminavano ignari di una piccola bambolina robotica che camminava senza sapere dove andare.
La cosa allarmante era che anche se non lo vedevo, e per quanto potessi sentire e percepire mille cose: le parole nelle orecchie, gli aliti fetidi ed umidicci sul collo, i passi sul pavimento, le risate e tutto il resto, ero capace solamente di sentire la sua dannata presenza terribilmente vicina a me.
"Scusami" mi sistemai meglio lo zaino in spalla, che mi era sfuggito dalle mani sudate "Non ti avevo notato perdonami, ero distratta" mi sistemai una ciocca dietro l'orecchio privo di buchi.
"Ti perdono" 'merda' "ma solo se mi dici perché stai scappando da me"
Mi irrigidí.
Mi imposi di non alzare lo sguardo e senza farlo, guardando sempre le nostre punte delle scarpe che quasi si toccavano cercai di girargli attorno, ma ovviamente lui si spostò.
Mi spostai e lui fece la stessa cosa.
Espirai esasperata.
"Dove vuoi andare, ragazzina?" mi chiese divertito, come se questo fosse il gioco del gatto e del topo, e posso assicurare che non era per niente divertente essere il topo.
"Lasciami andare a lezzione o arriverò in ritardo"
'Sguardo basso Stargate'
"Non ho assolutamente intenzione di lasciarti andare" ridacchió.
Mi spostai e ricevetti una spallata sullo zigomo da un ragazzo più alto e più grande di me. Tornai davanti a Nathaniel, tenendomi entrambe le mani sullo zigomo senza dire niente, continuando a guardare in terra. Se solo mi avesse guardata avrebbe notato la mia faccia imbarazzata.
Possibile che il ragazzo non si fosse manco accorto di avermi rifilato una spallata in pieno viso.
Nathaniel non disse nulla ma, mi mise in silenzio due dita sotto il mento, facendo salire il mio viso verso l'alto.
Lascia ricadere una delle due mani lungo il fianco e chiusi gli occhi.
'Non aprire gli occhi'
"Ragazzina che ti prende?"
'Non aprire gli occhi!'
"Ti faccio tanto schifo che non mi vuoi manco guardare? Haha"
'Non aprire gli occhi!'
Fece pressione con il pollice sul mio mento.
"Stargate?"
Al sentire il mio nome pronunciato mi fu impossibile oppormi alla tentazione di aprire gli occhi.
Aveva ancora le labbra dischiuse dopo aver finito di pronunciare il mio nome. Il viso a qualche soffio dal mio gli occhi neri ancorati ai miei.
Sembravano chiedermi qualcosa.
Di rivelare loro un segreto, ed era un'immagine quasi supplichevole.
Ma in un'attimo quei pozzi neri, iniziarono a colorarsi di giallo dalla pupilla come gocce di colore che cadono sulla tela e si espandono all'impatto con la superficie.
Diventarono terrificanti e magnetici allo stesso tempo.
Mi scavarono un buco dentro.
Sfuggì dalla sua presa e scossi la testa per cancellare il ricordo.
"Smettila" dissi
"Di fare cosa? Haha" ridacchio.
Alzai lo sguardo abastanza incazzata.
"Smettila di guardarmi. Smettila di starmi addosso. Smettila di toccarmi. Smettila, smettila, smettila!"
Sarebbe stata davvero divertente come scena, se solo non fossi stata io a comportarmi da bambina da ricovero clinico, ma l'immagine dei suoi occhi era davvero troppo devastante.
Riuscivo a vederla anche ad occhi chiusi.
E non se ne voleva andare.
Se prima sembravo io quella spaventata adesso era decisamente arrivato il turno di Nathaniel.
Mi guardava con le mani nelle tasche, la bocca più aperta di prima, il sopracciglio alzato e un punto interrogativo disegnato sulla fronte.
Sospirai.
Tentai di aggiungere dell'altro ma stanca lasciai stare con un gesto delle mani.
"Si può sapere che cazzo di prende a te?" tuonò allora lui, attirando ancora di più se possinile l'attenzione dei presenti.
Mi portai una mano sugli occhi per coprirmi.
Che vergogna.
"Eh, no" disse togliendomi la mano dalla faccia "non puoi fare quella che si vergogna, hai iniziato tu a fare la pazza"
"Avrò fatto io la pazza per prima però tu di certo non migliori la situazione!" gli dissi senza nemmeno guardarlo.
Maledizione alla timidezza.
Nathaniel si voltò verso i ragazzi che ci stavano guardando.
"Hey voi! Che cazzo avete da guardare?! Camminate e andate a farvi i cazzi vostri da un'altra parte"
"E se stessi bene qui Nat?" domandò un ragazzo che mi fissava con le braccia conserte al petto.
"Beh, Brad è carino che tu me lo chieda, il fatto è che se tu non ti muoverai di li entro qualche secondo, saró costretto a venire io, li da te e ti cambieró quella bella faccia di merda che hai" sorrise radiosamente, uno di quei sorrisi che ti fa dire "wow" e poi aggiunse "Comprendi Brad?" si fece scrocchiare tutte le dita della mano in un colpo solo.
Lui a quel punto si vide che aveva ricevuto forte e chiaro il messaggio, così giró sui tacchi e si dileguó.
A questo punto io che avrei dovuto fare...
Raccontargli che avevo visto tutto?
Dirgli che avevo visto i suoi occhi cambiare colore, il tempo come stopparsi e le persone diventare statue da giardino, in stile Persy Jeckson e gli dei dell' Olimpo?
E dato che c'ero avrei anche potuto chiedergli se sapeva la direzione per il manicomio più vicino, no?
Se avessi detto una cosa così, manco mia madre, che in teoria dovrebbe essere la persona che più di tutti dovrebbe sostenermi e prendere per vero quello che dico, mi mandrebbe a farmi curare da uno bravo, figuriamoci un ragazzo che aveva come divertimento quello di tormentare le persone e con il quale non avevo un minimo di rapporto.
Nel giro di nemmeno un giorno tutta la scuola sarebbe venuta a sapere dei miei "problemi mentali", sarei stata costretta a prendere degli appuntamenti con lo psicologo...
"Stargate?"
"Mmm?" risposi continuando a guardare in terra.
"Mi fai preoccupare"
"Che?"
"Sono io che ti devo dire "che?".Stai borbottando cose senza senso" tiró fuori una mano dai pantaloni attillati e la protese verso di me.
Mi scansai ma intui che voleva metterla sulla mia fronte.
"Abbiamo bisogno di un medico? Se posso, ti sconsiglio vivamente la nostra l'infermiera. Sempre che tu voglia continuare a vivere"
Sfoggió un sorriso disinvolto senza mostrarmi i denti.
"Non so proprio come tu faccia"
Al diavolo.
Volevo sapere qual'era la spiegazione a tutto questo. Non mi importava veramente niente del fatto che se per ottenerla avrei anche avuto il premio per la svitata dell'anno.
"A fare che cosa?" domandò
"Come riesci a far finta di niente? Davvero dimmelo? Ma soprattutto che razza di trucchetti sono?"
"Ahh capisco cosa vuoi dire..."
Finalmente. Non avevo proprio tutti i bulloni fuori posto.
"Davvero?" dissi speranzosa, sporgendomi verso di lui, anche se tutti i campanelli dall'allarme del cervello stavano squillando.
"No a dire la verità, priprio per un cazzo"
"Ti ho visto in classe" tirai un lungo sospiro "ho visto quello che hai fatto"
Ora gli si dilatarono le pupille.
"Non so come tu abbia fatto a farmare il tempo, ne come tu sia riuscito a fare una specie di gioco del ventrilquo con la professoressa... Ma stai pur certo che ti ho visto"
Ovviamente non si scompose più di tanto.
"Ora sono davvero preoccupato. Hai mica preso qualcosa di strano sta mattina prima di venire a scuola?" spostò tutto il peso del corpo sulla gamba destra, mentre si buttava con la spalla contro gli armadietti.
"Non vergognarti a tutti è successo di andare a scuola urbrachi o fatti, se me lo dici non te ne farò una colpa..."
"Fatta? Ubriaca?" lo guardai allibita.
"Stai scherzando? Non fai ridere"
"Tranquilla Star, il tuo segreto è al sicuro con me" e mi fece l'occhiolino
Lo guardai fisso negli occhi.
Seria.
Serissima.
"Tu... Ahh" feci un verso per la frustrazione.
"Nat" lo chiamò una voce femminile dell'altra parte del corridoio. Quando ci voltammo vedemmo entrambi una bionda mozzafiato, la stessa ragazza bionda che era uscita dal suo furgoncino.
"C'è qualche problema?" domandò a lui, mentre fissava me.
"Nessuno, baby"
La ragazza attraversò il corridoio e si piazzò a fianco di Nathaniel.

The Break-La Rottura [Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora