1.In ritardo

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"Merda"

"Merda"

"Merda"

Sono ufficialmente in ritardo.

Non un semplice ritardo, ma il ritardo più importante della mia vita.

"Stargate!! Siamo in ritardo!" mi strillò quel fulminato del mio fratellastro dalla cucina, non aspettando un secondo di più per ricordarmelo.

"Ho capito! Arrivo un attimo" strillai in risposta, infilandomi la gonna nera sopra le collant di color grigio topo.

"Farete tardi, te lo dico perché è il tuo primo giorno di scuola ed è buona norma arrivare in orario. Non vorrai fare una cattiva impressione ai tuoi nuovi professori?" mi disse mia madre.

"E poi c'è da farsi il segno della croce per trovare parcheggio" mi informò Gregor urlando ancora più forte se possibile la parola parcheggio, per farmi capire che non era ancora in grado di infilarsi la macchina in tasca.

"Ho capito, Gregor! Non sono mica rincoglionita" gli urlai di risposta ormai un po' alterata.

"Signorina modera il linguaggio" mi rimproverò a quel punto il mio patrigno.

Rapidamente afferrai la giacca e guardandomi allo specchio, che era attaccato all'armadio, feci dei piccoli ritocchi, qua e la per sembrare un po' meno mostruosa di quello che ero.

Ma era tutto molto vano.

"Stargate!"

Non gli risposi, scesi le due rampe di scale di corsa e arrivata giù in cucina, saltando praticamente di gradino in gradino, mi accostai all'orecchio al mio fratellastro: "Gregor!" Si voltò di scatto e ci mancò poco che non mi tirasse una manata in faccia.

"Ma sei impazzita!"

"Dai è tutta la mattina che urli tu, ora che lo faccio io non si può più"

'Se lo meritava' "Vabbè lasciamo stare le tue condizioni mentali. Grazie a Dio che ti sei decisa scendere da quella cazzo di camera. Forse abbiamo un piccolissimo e remotissima possibilità di farcela. Se oggi arrivo in ritardo, mi fottono il posto migliore in classe e se finisco in primo banco, sappi che ti riterrò responsabile" disse con la sua solita voce da stronzo.

Gli feci una linguaccia, mi aggiustai la giacca e mi avviavo alla porta.

"Buona giornata" mi salutò mia madre baciandomi sulla guancia prima di rivolgermi uno sguardo stupito dopo avermi contemplata dalla testa ai piedi.

"Scusa ma le scarpe?"

Sbiancai in viso ed abbassai lo sguardo. Indossavo ancora le ciabatte e Gregor mi stava spingendo fuori da casa, non potevo andare a scuola in ciabatte sarei stata etichettata come "Pazza" e non avrebbero avuto tutti i torti.

"Aspetta Gregor!" puntai le ciabatte sul pavimento mentre alle mie spalle Gregor mi spingeva fuori.

"Non c'è tempo" mi rispose svelto ridacchiando.

"Cosa che non c'è tempo?! Non vado a scuola con ai piedi le ciabatte da casa" dissi dandogli due pugni sulla spalla mentre correvo dentro casa dopo essere stata trascinata quasi fino al box.

Entrata, girai la testa a destra ed a sinistra prima di vedere la mamma, venirmi incontro il mio paio di Superstar bianche.

Mi levai le pantofole e dopo averla ringraziata saltellai a destra e a sinistra sul giardino ancora bagnato di rugiada mentre ero intenta a mettermi le scarpe.

Una volta infilata anche l'ultima, alzai lo sguardo e vidi Gregor uscire dal box in sella alla sua moto.

Subito un pensiero mi si insinuò nel cervello.

'Se salgo su quell' aggeggio morirò di sicuro, magari sul parabrezza di una bella BMW'

"Oh, no" dissi "io non salgo in moto con te!"

"Oh, avanti, non fare la stupida"

"Non ci penso nemmeno. Guidi sempre come un pazzo. Figuriamoci ora che siamo in ritardo. Sicuro ci andremo a schiantarci da qualche parte"

"Non è vero! E poi nessuno dei miei amici si è mai lamentato di come guido" mi informò facendo ruggire il motore della sua bambina.

"Forse perché anche tu, come i tuoi amici guidi come un pazzo?!" mi lamentai avvicinandomi ed afferrando controvoglia il casco.

Mamma mi guardò e ragionò su quello che avevo detto e constatò che la cosa migliore sarebbe stata prendere la moto, saremmo sicuramente arrivati prima a scuola e avremmo trovato parcheggio con più facilità. Stringendo i denti, diedi uno scossone al casco cercando di aprire la chiusura. Vedendo che non riuscivo ad infilarlo, a causa di quel maledetto muccio, fui costretta a slegarlo, trovandomi subito in bocca la metà dei miei capelli. Schifo.

Montai dietro a Gregor, cercando di non toccarlo in nessun modo. Stando il più possibile lontana dal suo corpo, aggrappando le mani al retro della moto.

"Ci vediamo più tardi" mi salutò mia madre, mentre stava per infilarsi in casa si voltò ed aggiunse "Tieniti forte a Gregor"

Lui si voltò e per la seconda volta nella stessa mattinata , parlò con i denti stretti in un ringhio

"Non ci provare nemmeno"

"Preferisco cadere" lo rassicurai.

The Break-La Rottura [Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora