2.A scuola

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Gregor partì veloce sul prato davanti alla casa, e poi giù a tutta velocità per la stradina sterrata a senso unico, dopo aver fatto un cenno veloce con il capo a mia madre.

Se fosse arrivata un'auto in senso opposto al nostro, ci saremmo ritrovati schiantati contro il muro, di una delle quattro case intorno a noi.

Il freddo era allucinante, e la gonna altrettanto.

Questa giornata sarebbe andata male e di sicuro ne avrei combinata, una delle mie.

Oggi sarei stata completamente sola, in balia dei compagni nuovi, senza sapere a chi aggrapparmi, nel caso di un naufragio.

Dopo la morte di papà, io e mamma ci trasferimmo ed io non feci troppe storie.

La mamma aveva ottenuto un bel lavoro in un grande ospedale di Manhattan e così andammo a vivere lì.

Mamma dato che aveva le possibilità economiche di inscrivermi ad una buona scuola mi iscrisse in una delle migliori scuole private. Listituto aveva delle regole rigide e una di queste era lobbligo di residenza allinterno del complesso.

La mamma perciò poteva venirmi a trovare, solo nei giorni festivi, durante gli orari di ricevimento.

Mi ambientai alla perfezione anche se allinizio non mi andava giù lidea di vivere lontana dalla mamma, soprattutto dopo la morte di papà, ma se non mi avesse inscritta avrei dovuto passare interi giorni ed intere notte notti in casa da sola a causa dei suoi orari di lavoro.

Così accettai di rimanere nellistituto.

Il tempo di dare un nuovo senso alla mia vita e allimprovviso mia madre distrusse la pace che mi ero creata.

Smise di venire a trovarmi.

L'unica cosa che mi impediva di credere che fosse mi avesse abbandonata o che fosse morta, erano i pagamenti delle rate scolastiche, le e-mail che ricevevo alla fine del mese e le telefonate che faceva per giorno del mio compleanno.

In più occasione, durante le nostre telefonate le domandavo spesso come mai non fosse più venuta a trovarmi e lei rispondeva sempre con scuse ed insisteva nel dire che il lavoro era stressante e che più di una volta si era ritrovata in continenti diversi per assistere a stupide conferenze sulla medicina.

In modo chiaro e conciso mi stava comunicando non aveva mai tempo per me, bella considerazione.

Così gli ultimi della mia vita gli trascorsi con langosciata e l'idea di essere abbandonata.

Poi finalmente, un giorno tutto cambiò e lei mi venne a trovare, o meglio, mi venne a prendere per portarmi via dalla scuola che oramai era diventata una vera e propria casa.

A quel punto non fu più possibile inventarsi scuse, mi raccontò che non era più venuta a trovarmi perché in occasione di un convento a Parigi, aveva affittato una casa e dopo aver lasciato il lavoro ci si era trasferita, per cambiare aria.

E proprio lì, ad un incontro sulla medici molto importante ,incontrò David, il mio patrigno.

Così accade.

Si innamorarono e dopo mesi, mia madre si traferì a casa di quell'uomo che a quanto pare, aveva già un figlio di qualche anno più grande di me.

Così mi portava via da Manhattan per infilarmi in una nuova famiglia che aveva costruito senza di me, come unoggetto che viene messo su una mensola per abbellire la casa.

L'unica ricordo concreto di quelli anni confusi a Manhattan, è il mio zaino.

Lo zaino!

"Merda!" strillai strattonandolo involontariamente, facendo ballare la moto verso destra.

"Stargate! Sei impazzita, così ci andremo a schiantare contro un albero!"

"Oddio Gregor, mi sono accorta di essermi dimenticata il mio zaino a casa" gli dissi guardandomi in giro per capire dove diavolo fossimo.

"Mi spiace, ma non ci posso fare niente" disse dando gas.

"Dobbiamo tornare indietro!" gli dissi vedendo che stavamo per imboccare una delle strade principali. "Scordatelo. Non è possibile soddisfare ogni tua richiesta, Stargate"

"Perché ti riesce così bene, fare lo stronzo?" domandai davvero allibita.

"A dire, il vero non lo so" mi rispose.

"Forse, perché lo sei per davvero?" gli ricordai.

"Gregor in quella cartella c'è tutta la mia vita. Non posso fare a meno di lei, proprio oggi, il mio primo giorno di scuola"

Gli dissi poggiando debolmente la fronte sulla sua spalla.

"Dentro c'è il deplian ed i fogli con scritte le materie da seguire"

Gli dissi dopo che avemmo superato una vecchia Ford bianca. Restai zitta per la paura quando prese una curva troppo stretta e inclinò la moto pericolosamente verso il pavimento, facendo toccare la punta della sua scarpa con il suolo.

Impaurita, non riuscii a fermare le gambe che involontariamente si strinsero attorno ai fianchi di Gregor.

Lui si irrigidì, quasi più di me, ed io restai interdetta da quello che avevo fatto fino al parcheggio della scuola.

Restammo fermi e fu lui il primo a sbloccarsi dal ghiaccio che ci aveva bloccati entrambi.

Lo imitai stando attenta a non far alzare la gonna.

"Gregor..." iniziai ma venni interrotta da un suo gesto.

"Dopo, vedrò cosa posso fare" mi avvisò accucciandosi per attaccare la catena alla moto

"Ora vai ed aspettami dentro"

Così per la prima ed anche ultima volta, mi tolsi il casco e feci quello che mi era stato detto di fare.

The Break-La Rottura [Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora