18.Tyler Hart

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"Come lo odio!!" strillai sicura che nessuno mi avrebbe sentito.
"Su andiamo. Altrimenti finirá malissimo. Poi ho un mal di testa. Me lo avrai attaccato tu"
Sbuffai.
"Devo andare subito in bagno o potrei pisciare qui" mi informò Rox alle spalle mentre mi usava come scudo per farsi largo tra le persone.
"Va bene, ma non spingere!" dissi facendomi scappare un sorriso a causa delle sue dita strette sui fianchi.
"Eh, altrimenti non ti faranno passare"
"Okay. Ma non capisco perché sei tu che spingi me e non il contrario!" risi.
"Sai. La vita è strana"
E via con un'altra spinta in direzione del bagno.
"Però muoviti poi, eh?"
"D'accordo" disse lei
"Intesi?"
"Sisi"
Roxanne non ne voleva sapere di uscire dal bagno delle ragazze.
Io mi ero seduta su una poltroncina, nei salottini ad aspettarla come una scema.
Le ragazze entravano, si incipriavano il naso, si rifacevano il trocco, si sistemavano il vestito spiegazzato dalle mani di un ragazzo, ed uscivano, mentre Rox a quanto pare ci stava dormendo in bagno.
Avevo ordinato della Coca-Cola perché stavo proprio per addormentarmi anche io ed avevo paura di risvegliarmi con dei baffi neri disegnati con un pennarello indelebile.
"Ecco a lei" disse il cameriere comparendo al mio fianco.
Era un ragazzo alto, massiccio, braccia robuste. Indossava come tutti i camerieri la divisa rossa, ma a differenza degli altri aveva anche una specie di fascia rosa e nera, attorno al bicipite destro.
Si chinó e mi poggió il bicchiere di vetro, che sembrava essere stato intagliato nel ghiaccio, sul tavolo con grazia.
"Grazie" dissi guardando la massa si capelli ribelli che minacciavano di gonfiarsi ancora. I capelli castano chiaro tagliati corti sui lati e leggermente più lunghi al centro facevano scivolare lo sguardo verso gli occhi castani. Aveva due nei, uno sul sopra il labbro a destra e l'altro parallelo sulla guancia sinistra.
Respirando, mi ritrovai le narici piene del suo profumo.
Odorava di alcol.
"Prego. Ho anche questo per lei" disse quasi in imbarazzo, posandomi sul tavolo un cioccolatino incartato a forma di rosellina.
"Cos'è?" gli domandai prendendolo in mano e guardandolo.
"Uno di quei ragazzi, la, te lo manda" disse indicando un gruppo di ragazzi tutti di schiena che stavano al bar.
"Non mi imteressa puoi riportarglielo" dissi disgustata alla vista di tutte quelle birre vuote delle quali erano circondati.
"Io non lo farei se fossi in te" disse appiattendo il cabaret tra il suo fianco e il braccio.
"E perché mai?" gli domandai guardandolo dal basso verso l'alto.
"Perché facendo cosí la difficile, ti renderai ancora più desiderabile" disse sorridendomi, e rivelando una fila di denti perfetti.
"Che?" gli domandai sorridendo senza rivelare i miei denti di metallo, a causa dell'apparecchio.
Sbuffó divertito e spostando pesantemente una poltrona si ci buttò sopra.
"Ai ragazzi di qui, non piace proprio ricevere un no, come risposta da una ragazza, soprattutto se questa è un'esotico fiore rosso del deserto" disse alludendo ai miei capelli, alzando i bordi delle labbra sottili verso l'alto, facendo comparire così le fossette.
"Un'esotico fiore che morirà qui"
"E perché mai" chiese divertito
"Perché penso che la mia amica, abbia scavato con un cucchiaio di plastica un tunnel per uscire di qui"
"Hahah sei spiritosa"
"A quest'ora sono solo stanca" risposi bevendo un lungo sorso dal bicchiere e ripoggiandolo subito dopo sul tavolo.
Lui lanciò uno sguardo attento verso il bacone dove un ragazzo, anche lui con la maglietta rossa, stava raccogliendo i cocci di una bottiglia andata in mille pezzi. Il cameriere sembrava sul punto di andarsene. Probabilmente era un'emergenza.
"Povera. Posso fare ancora qualcosa per te"
"No, grazie sei molto gentile. Puoi andare tranquillamente dal tuo amico, che vedo un po in difficoltà" gli dissi sistemandomi meglio sulla poltrona.
"Nah, se la deve cavare, anche se è la sua prima volta. È alquanto imbranato, devo dire. Non riesco a capire perché il Boss mi mandi certi candidati" disse sciupandosi la faccia con le mani.
"Candidati?"
"Si. Il Boss mi manda dei ragazzi che sceglie con un altro collaboratore. Sceglie persone di effetto, belle, di carattere, che abbiano qualche qualità insolita. Delle vere e proprie rarità" disse spiegandomi, con cura, mentre non staccava gli occhi dal bar.
Finito di parlare si voltò e mi fissò negli occhi.
"Se ti andasse, potresti anche tu partecipare alle selezioni" mi fece l'occhiolino sorridendo.
"Anche tu sei spiritoso" dissi ridacchiando, dopo il suo complimento.
"Se ti servissero soldi... Sai dove cercarli" disse battendo le dita sul cabaret.
"Il Boss, sarebbe il tuo capo vero?" gli domandai poggiando la testa di lato, sulla mano.
"Che acuta osservazione" disse il ragazzo prendendomi in giro.
"Sentimi bene Cosino..." iniziai
"Il Cosino, si chiama Tyler... Tyler Hart " mi interruppe lui
"... io sto morendo qui su questa poltroncina comodissima, mentre la mia amica è probabilmente stata risucchiata dal flusso del cesso e sono troppo stanca per andare a vedere, se la mia teoria è giusta oppure no"
Mi si stavano chiudendo le palpebre.
"Potrei...Tu!!!" urlò scattando in piedi e puntando il dito verso la direzione del bar.
"Metti immediatamente giù quella bottiglia!! Adesso!" saltò in piedi in un'attimo e calpestando la poltroncina che era vuota affianco a me, corse dritto verso il bancone, sparendo così inghiottito dalla folla.
Il povero Tyler, era saltato letteralmente dietro il bancone, lasciando di stucco sia me, che il candidato. Sembrava davvero sconcertato, tanto che la bottiglia di Amaretto DiSaron gli stava cadendo dalle mani, come la precedente bottiglia, ma questa volta Tyler gli fu abbastanza vicino da afferrarla poco prima dell'impatto con il suolo.
Avevo il torcicollo per la posizione assunto.
Tyler, gesticolava con il ragazzo, che sembrava abbastanza cosciente del caos che aveva combinato, dietro al bancone.
Alla fine, fu cacciato via, dopo un totale di una bottiglia rotta ed alla quasi aggiunta di un'altra.
Mi voltai e bevvi un altro sorso di
Coca-Cola, soffermandomi a guardare le minuscole goccie di condensa che colavano dal bicchiere, incontravano le mie dita e venivano assorbite.
Me ne stavo con lo sguardo basso, incollato al bicchiere che adesso trovavo interessante quando la musica del locale fu interrotta per lasciare spazio alla voce di un ragazzo.
Poco distante da me, una figura imponente, impugnava il microfono. Riempiva il vuoto del balconcino sospeso spora lo spazio delle poltroncine.
Alzai la testa per vederlo meglio, ma lui non sembrava redere la cosa semplice. Le luci erano tutte puntate sul pubblico, che adesso aveva smesso di ballare per prestare tutta la loro attenzione al ragazzo, anche se accecato per la potenza di queste. Solamente una piccola luce lo illuminava solamente fino a metà busto.
Era sopra di lui e ci mostrava debolmente la ferpa nera che indossava, con il cappuccio tirato su, le maniche arrotolate fino ai polsi,lle mani stringenti il microfono, posate con cura sulla console da dj, che aveva davati.
"Allora!"
La sua voce risuonó per tutto il locale, che ora sembrava addormentato immobile.
"Siete pronti?!"
Le persone urlarono in risposta, tutti esaltati.
I ragazzi alzarono le birre verso il ragazzo e le ragazze presero a saltare su quei trampoli mortali che portavano ai piedi.
"Allora. Iniziamo!"
Non so bene che successe dopo, so solo dire che quando il ragazzo posò il microfono e mise le mani sulla console, partì la musica e tutto il pubblico impazzí, tornando a ballare e scatenarsi ancora più di prima.
La musica che usciva dalla console era primitiva, potente, penetrante.
Il ragazzo non badava a nessuno, con le cuffie, muoveva la testa avanti e indietro, facendo ondeggiare il cappuccio molle.
Lo osservavo. La figura mi era famigliare, anche la voce, anche se molto poco.
Il ragazzo continuava a muoversi dietro la console, quando ad un certo punto, facendo una piroetta su se stesso, il cappuccio nero, gli cadde dietro le spalle.
Per poco non caddi dalla poltroncina.
Non avrei mai pensato che potesse essere lui.
"Eccomi" disse Rox comparendo all'improvviso, dal bagno, piazzandosi davati a me coprendomi completamente la visuale. Si sistemó il vestito, con precisione, stirando le piccole pieghe che si erano formate e poi riprese a parlarmi "Ho incontrato una tipa, che non sembrava proprio d'accordo a uscire dal bagno..." mi fissó e continuò "...così ho picchiato il pugno così forte contro la porta del bagno, che questa per poco non è caduta nel water, dalla paura..."
Le sorrisi consapevole di non aver capito una sola parola. Facevo finta di niente e annuivo ogni tanto per far finta di essere d'accordo con lei.
"...così le ho detto, senti ciccia, se non esci ti prendo per le trombe del sedere e ti caccio direttamente nella discarica. A quel punto è uscita e c'é stato da ridere. Hahah" sorrisi e senza farmi notare spostai il peso verso destra per riuscire a vedere il ragazzo.
"Forza ora andiamo altrimenti tuo fratello chiamerà la polizia, per denunciare la scomparsa di sua sorella" disse Roxanne spingendomi verso l'uscita, mentre io prendevo gomitate a destra e a sinistra mentre tentavo di girarmi.
"Sorellastra e sono sicura che non lo farebbe" le risposi.
"Dobbiamo sbrigarci su"
"Sisi, ma se spingi ancora, ho paura che mi attraverserai con quelle manone" le dissi divertita.
Roxanne, mi tirò un calcetto ai polpacci.
"Dai dai, esci"
"Sisi, un'attimo non posso saltare addosso alle persone"
Così, mentre mi spingeva, voltando la testa, riuscii ad intravedere di nuovo il ragazzo.
E gli occhi non mi tradivano.
Quello era Aiden.

Spazio Autrice:
Quello nella foto è Tyler💙

The Break-La Rottura [Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora