25. Mela rossa

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Non c'era davvero niente di triste o strano, nel mangiare da sola, al primo pranzo nella mensa comune della scuola.
Anche perché non avevo altre possibilità, dato che Rox non si era nemmeno fatta sentire x tutto il resto della mattinata.
E sinceramente da un lato ne contenta: avevo trascorso due ore da suicidio, con Nathaniel e la professoressa Uncino.
La fine dell'ora non era stata un sollievo solamente per me, ma anche per tutti quelli che non ne potevano più di respirare quell'aria sporca. Anche se avevamo aperto la finestra, non c'era veramente modo di cacciare quel residuo di odore di vomito, se non con del deodorante o con del profumo... Ma a dirla tutta, le probabilità che quelche bidella, avesse del profumo erano davvero bassissime.
Comunque la puzza, non era l'unico motivo che mi aveva spinto a desiderare la fine della lezione, oh no, a lei si aggiungeva il mio istinto, che mi urlava di andarmene da li, di scappare il più lontano possibile da quel ragazzo.
Diciamo che Nathaniel non aveva reso la vicinanza una cosa facile.
E proprio per questo avevo la testa stanca e sinceramente non sarei riuscita a tenere un discorso sensato e logico con Rox. Avevo quasi voglia di prendere il cibo, per poi svignarmela in qualche posto un pó isolato e lo avrei anche fatto, se solo avessi sapeto dove andare.
La mensa si trovava proprio dietro la scalinata principale, e per arrivarci dovevi tornare al piano terra (dove c'era l'uscita e il gabbiotto delle bidelle) e girare a destra o sinistra era uguale, tanto poi la massa di destra e quella di sinistra confluiva tutta verso l'unica porta che portava alla mensa.
Era davvero grossa, con tavoli rotondi di un giallo sbiarito (tendente più al bianco sporco), sedie disposte tutte intorno e quadri con i vari menù della settimana.
Intorno ai tavoli c'erano almeno quattro o cinque sedie, ma alcuni ragazzi per stare tutti insieme in un unico tavolo, fregavano le sedie ai tavoli vuoti, così alla fine potevi vedere più di dieci ragazzi, tutti in un unico tavolo.
Lateralmente all'entrata, c'era un lungo bancone dove passando, potevi prendere il tuo vassoio e in seguito rispettando la fila due donne vestite con un grembiule bianco e munite di una retina per capelli e guanti, aveva il comppito di servirti di un primo, di un secondo e di un dolce (se lo gradivi), tutto ovviamente a tua scelta.
Adesso non c'era il pienone.
C'erano solamente le terze, le quarte e le quinte.
Nel tavolo nell'angolo in fondo alla stanza, riuscivo a distinguere e individuare la voce di Gregor fra tutte. Se ne stava in equilibrio sulle bambe posteriori della sedia e si dondolava avanti e indietro mentre, un'altro ragazzo del gruppo, probabilmente un suo amico, si divertiva a lanciargli l'uva dritta in bocca.
Non faceva cadere nemmeno un chicco dalla bocca. Se la traiettoria era troppo lunga, si spostava e cercava ugualmente di prenderlo muovendosi con la testa.
Lo centrava sempre.
Mi sfuggì un sorriso, quando un chicco, tirato troppo forte, gli finí sulla fronte, rimbalzando sul naso per poi finire dritto in bocca.
Gregor, si molló con le gambe, finendo per tornare a terra con tutte e quattro le gambe della sedia si tirò in piedi mentre con le braccia aperte urlava a tutti polmoni "Olé!"
Scossi la testa un po stupita per il semplice fatto che Gregor in tutta la mattinata era etato il solo a farmi ridere involontariamente.
Avanzai lentamente lungo la fila, arrivando fino al reparto vassoi puliti.
Ne afferrai uno e continua ad avanzare, ma non prima di aver afferrato un panino confezionato.
Senza degnare di uno sguardo la donna che mi stava servivo dissi:
"Per piacere..."
Osservai i pochi primi che c'erano.
Spaghetti al sugo di carne e altri spaghetti con la pancetta.
"Niente, grazie"
Passai avanti sperando che ci fosse dell'insalata o per lo meno qualcosa che non derivasse da un povero animale indifeso.
Non chiedevo tanto, solamente della verdura.
Tenendo sempre lo sguardo basso, osservai i secondi.
"Cosa vuoi?" mi domandò la seconda donna.
"Mmmh, vorrei per piacere... Oh, i peperoni sott'olio"
La donna afferrò un piattino e con poca cura, cacciò tutto il contenuto del mestolo nel piattino di plastica con diversi scomparti.
"Grazie" la ringraziai una volta poggiato il piatto sul vassoio.
Arrivata alla fine della corsa, che guarda caso corrispondeva proprio con la fine del bancone, afferrai con una mano senza guardare se ci fosse stato atro una bella mela rossa.
Mi voltai e cercai rapidamente con gli occhi una sedia libera dove sedermi. A dire il vero più che una sedia libera dove sedermi, cercavo un tavolo vuoto.
Sbuffando notai un tavolo vuoto.
Fui un po sorpresa, ma mi diressi ugualmente verso di lui.
Serpeggia tra i tavoli, stando attenta a non inciampare negli zaini dei ragazzi seduti.
Poggiai il vassoio sul tavolo e con attenzione mi misi a sedere. Non mi accorsi di avere davvero fame fino a che non ebbi buttato giù la prima forchettata di peperoni.
Quando ebbi il piatto vuoto, alzai lo sguardo e mi accorsi di essere osservata con discrezione più o meno da tutti in mensa.
Sbuffai e abbassai di nuovo lo sguardo su quella bella mela, che mi chiamava. L'afferrai e la sporverai con decisione sul maglioncino.
Quando la portai alla bocca, per darci un bel morso (cosa che in realtà non potevo fare dato che portavo l'apparecchio ai denti) mi arrivò alla testa un chicco verde d'uva, verde oliva.
Alzai lo sguardo un pó sorpresa alla ricerca del colpevole.
Gregor, dalla parte opposta della stanza mi faceva ciao, ciao con la mano. Riluttante l'alzai anche io e feci ciao.
"Non puoi stare li. É riservato, pivella" i suoi amici avevano facce sogghignati e sconosciute.
"Molte grazie per l'interessamento" feci su e giù con le sopracciglia.
Raccattai la roba ed addentai la mela.
Me la lasciai in bocca e mi alzai, dirigendomi con il vassoio verso il bancone, per poi lasciarlo li.
Mi voltai e senza curarmi di nessun'altro me ne andai, aprendo la porta e lasciandola chiudersi alle mie spalle, mentre davo un'altro morso alla dura mela rossa.

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