16.Delirium

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L'uomo era alto non più di un metro e ottanta e non più basso di un metro e settanta. Era comunque compreso tra il metro e ottanta e settanta.
Tozzo, pelato,con le braccia davvero muscolose, tanto che la maglietta laga che aveva addosso, sembrava stretta in prossimità dell'inizio delle braccia e delle larghe spalle.
Non mi stupivo minimamente che avessero messo lui a guardia della porta, a tenere li, bravi i bambini.
Io li stavo fissando.
"Okay, Sophia, si ci vede in giro"
"Certo, certo. Ciao, Rox. Ciao anche a te"
Le loro voci erano lontane.
Oppure lo ero io.
Raxanne mi toccò la giacca, facendomi sussultare.
"Hey!" disse guardando nella stessa direzione del mio sguardo.
"Mmm" dissi io, voltandomi verso la caffetteria e cercando Sophia.
"Stargate, cosa stai guardando?"
"Eh, Sophia?" le domandai avvicinado tra di loro le sopracciglia
bionde-rosse in un gesto interrogativo.
"Il capo l'ha richiamata ed è dovuta andata a servire dentro altri clienti" disse senza nemmeno guardarmi e continuando a fissare il vicolo.
"Stargate, cosa stavi guardando?" mi richiese.
"Oh, niente, guardavo quella fila di ragazzi al di fuori di quel locale notturno" lo indicai.
Si irrigidí e poi fece spallucce.
"Possiamo andare in un locale niente male, che non è nemmeno così lontano. Se prendessimo questo vicolo ci arriveremmo in meno di cinque minuti" mi informò Rox, sfregandosi le mani sulle braccia.
"Ah, okay" dissi così di rigetto.
Lei mi diede una pacca sul braccio e si avviò con me a braccietto.
Ci incamminammo a passo lento verso il locale che Rox aveva in mente, anche perché immaginavo che Roxanne non sarebbe stata per niente in grado di correre con quei tacchi.
Rox mi stava parlando di uno dei tanti casini che aveva combinato suo fratello, e a quanto diceva non erano pochi, ma io non riuscivo a prestarle attenzione.
Più ci avvicinavamo è più ero curiosa.
Più ero curiosa e peggio era per tutti.
Quando arrivammo vicino alla fila di ragazzi, che erano stati messi affianco al muro a buccia di arancia, Roxanne era arrivata a raccontarmi del gatto Toffy che era caduto ne water, ma io ero impegnata a guardare alcuni dei ragazzi che mi lanciarono degli sguardi antipatici, misti a disprezzo.
Erano tutti vestiti di tutto punto.
I ragazzi con camicie azzurre, nere e bianche, abbinate a cravatte o
papillon.
Le ragazze vestite con abiti lunghi, medi o molto, molto corti, tutti di seta e di diversi colori, con abbinate scarpe vertiginose.
E io?
Be io, immezzo a loro sembravo la contadinella del Kansas appena uscita da un tornado.
Mi mancava solo un cappello di paglia e la spiga di grano in bocca.
"Che ne dici invece, se entrassimo in questo posto e dessimo un'occhiata in giro?"
'Come mi era uscito dalla bocca??'
"Mmm non lo so..." disse Rox
'Forse ha ragione. Li dentro mi mangeranno viva'
Probabilmente lo sapeva anche lei ma non lo voleva ammettere.
"Ma daiii, mi ispira sembra interessante... Ovviamente si esclude la lunga fila..."
"Questa è la fila dei ragazzi che non hanno ne prenotato e sono senza biglietto. Se siete sulla lista, potete entrare" disse l'uomo con voce bassa, da fumatore incallito di sigari, mentre gonfiando il petto per mostrarsi più grosso, anche se non ne aveva assolutamente bisogno.
"Io nn ho il biglietto e dubito di essere sulla lista" dissi sincera.
"Peccato. Ci prenoteremo per un'altra volta, dai andiamo" disse Rox mentre si allontanava da me, guardando fisso e in cagnesco una ragazza bassina, dai lineamenti duri.
"Mmm dai Roxanne, aspettiamo qualche minuto..." mi incamminai dietro di lei.
"Aspettate... la signorina Roxanne è sulla lista" disse allora l'uomo.
"Quindi possiamo entrare??" domandai io incredula.
Mentre fissavo Roxanne, che si era bloccata sul posto, dandomi le spalle.
"A qunato pare" disse l'uomo con il dito sulla tabella che aveva in mano. Quando la girò sotto una fila infinita di nomi, con una scrittura disordinata e confusionaria c'era scritto il nome della mia amica.
La guardai cercando una risposta.
"Dai, Rox, vieni"
Mi avrebbe seguita, che lo avesse voluto oppure no. Corsi verso il buttafuori che tolse la catenella alla porta facendomi passare, anche se addosso avevo uno strato di agitazione e eccitazione che non sapevo da che cosa fosse dovuto.
Mi fiondai dentro e fui inghiottita...
Da cosa?
Beh, è semplice:
Dal buio più totale.
Il buio era disarmante. Anche se tenevo gli occhi aperti era come se li stessi tenendo chiusi.
Camminavo alla cieca, tastando la fredda parete incolore che si trovava alla mia destra dato che ci ero praticamente appoggiata contro.
Mi muovevo con passi incerti e al quanto piccoli, senza mai staccare per nessun motivo i piedi dal pavimento, convinta che se lo avessi fatto, sarei probabilmente caduta. Non vedevo niente, nemmeno se qualcosa si fosse trovato a meno di due palmi dal mio naso.
Avevo le orecchie non tese, tesissime, ma non udivo ne movimenti sopetti alle mie spalle ne il ticchettio fastidioso dei tacchi brillantati di Roxanne.
Non mi aveva seguendo.
Se n'era rimasta la fuori.
Il motivo mi era piuttosto sconosciuto.
Io era l'unica delle due che non sarebbe dovuta entrare.
Non conoscevo nessuno qui.
Non ero nemmeno sulla lista degli invitati, ed era sicura che mi sarei cacciata nei casini.
Ero nata per farlo.
Per non parlare del mio abbigliamento, li dentro ci saranno state delle ragazze bellissime, con abiti altrettanto belli. Roxanne era un incanto vestita così, forse si aspettava che saremmo finite in un posto così e quindi si era conciata bene, oppure voleva solo portarmi in un posto tranquillo ed ero stata io a trascinarla in un locale notturno.
'Cretinetta del Kansas!'
Senza aspettarmi piu l'arrivo non più così tanto inaspettato di Rox, e senza perdere altro tempo, mi ero allontanata ulteriormente dall'entrata e a questo punto sentivo in lontanaza il ronzio della musica.
Accellerai il passo, o meglio dire il mio trascinare i piedi sul pavimento.
La curiosità mi stava divorando era già tanto, che non mi fossi messa a correre nel buio,verso il suono della musica, con il rischio di andare a sbattere contro qualcosa di duro o ancora peggio...di costoso.
I miei passi erano pesanti. Le gambe andavano da loro. La fantasia viaggiava senza limite.
Ora la sentivo. La musica.
Pompante, agitata, vibrante... Viva.
Era veramente forte.
Il cuore mi si bloccò quando in fondo al corridoio nel quale ero, vidi una luce filtrare prepotente tra gli spazi vuoti tra gli strati di plastica tagliata per verticale, che finivano per sembrare pezzi di una tenda morbida.
Ispirai di scatto, come se avessi trattenuto il respiro per tutto il tempo.
"Stargate! Mi aspetti!" la voce di Rox.
"Grazie a Dio, ti sei fermata! Eri lanciata alla scoperta, eh?"
Mi srattonó dolcemente la giacca ed io mi votai verso di lei.
"Ohh. Si scusami davvero. Pensavo che non saresti più entrata" le dissi sincera.
"Eh figurati. Non ti lascio mica sola" mi disse lei.
Non riuscivo a vedere il suo viso, la voce dolce era l'unico conforto nell'oscurità.
"Vieni"
Mi prese di nuovo sottobraccio come prima e riniziammo a camminare verso la luce.
"Ti eri boccata fuori?" le domandai
"Nah, mi hai solamente bruciata sulla partenza. Sei scattata dentro di corsa." la sua voce sembrò affievolirsi, dato che eravamo vicine all'entrata.
"Ti scappava da pisciare!? Avevi bisogno del bagno, per caso!?" mi urlò nell'orecchio.
"No. Certo che no!" le risposi ridendo "sono solamente curiosa"
Ero a tanto così, dallo sfiorare le tendine con la mano. Il cuore prese a cavalcare quando riconobbi la canzone che usciva a tutto volume dalle casse.
Tsunami.
Velocizzai il passo, prendendo alla sprovvista Rox, la quale per poco non rischiò di cadere.
Scostai le tendine bianche-trasparenti e fui investita dal ritmo e da luici a neon blu e bianche.
"Stargate!"
Un passo e fu il delirio.

Spazio Autrice:
consiglio a tutte di scaricare questa canzone ( Zsunami ) e di sentirla durante la lettura di questo capitolo. Potrete immaginare di esserci davvero al Delirium.

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