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Capitolo 6

Avvolte dovevo ammettere che il destino era proprio uno stronzo... ma che il tempo era rivelatore...  capace di aprire gli occhi anche ad una sciocca come me.
A questo punto non ero in grado di formulare una mia teoria sull'accaduto.. pensavo di conoscere Cam ero sicura di conoscerlo meglio di me stessa. Un vecchio detto dice che solo il tempo rivela il vero essere di una persona, che le difficoltà o i cambiamenti ti spingono a mostrare te stesso.
Non sapevo che pensare.... il Cam di oggi non aveva niente a che fare con quello che ricordavo io. Magari ricordavo male..?
forse avevo sopravvalutato la nostra amicizia dando troppa importanza ad un infanzia che forse valeva poco per Cam o che non aveva senso ricordare. Forse mi ero spinta oltre e ci avevo ricamato su più del dovuto dando un peso a parole dette in situazioni estreme da ragazzini a quell'epoca troppo scombussolati per avere anche solo idea di ciò che stessero dicendo.
Doveva essere sicuramente così.. era l'unico ragionamento che aveva senso in quel momento. Avevo bisogno di fare un punto della situazione per impensierì di sfociare nella pazzia.
Quindi non ostante gli occhi gonfi e le guance incrostate dalle lacrime secche la mattina dopo mi svegliai decisa a reprimere tutta la tristezza e la delusione. Ero intenzionata a godermi il mio soggiorno in Italia prima della partenza che avremmo avuto verso sera.
Avrei vissuto tutto con tranquillità e leggerezza o almeno ci avrei provato...
Ancora non ci avevano informato del ora precisa in cui avrebbero finito i loro impegni.

Mi alzai e senza svegliare Naty mi preparai: Indossai dei pantaloni a vita alta con sopra un maglioncino rasa cipria. Mi feci una coda alta e mi truccai. Quando ebbi finito lasciai un bigliettino a Naty con scritto che scendevo a fare colazione. Chiusi la porta della nostra camera lentamente e mi ritrovai nell' ampio corridoio del hotel. Mi accorsi con piacere che non ostante fosse prestissimo per i corridoi c'era già vita. Presi l'ascensore e scesi fino al ultimo piano dove ieri sera avevo intravisto un bar.
Il locale era illuminato da alte vetrate che si trovavano su quasi tutte le pareti del locale, era uno stile molto fresco e moderno che insieme al aroma pungente del caffè mi mise subito a mio agio, avanzai fino al bancone e dopo aver ordinato un cappuccino iniziai a sorseggiarlo immersa nei miei pensieri ammirando dalle ampie vetrate le prime luci del giorno; a distrarmi da essi fu un ragazzo che si sedette sullo sgabello a fianco al mio.
Immersa nei miei ragionamenti non l'ho notai subito ma sobbalzai sentendo una voce roca  ora troppo vicina a me.
Mi girai a guardarlo era un ragazzo sicuramente di qualche anno più grande di me, parlava animatamente con il barista in un fluente italiano. Feci vagato il mio sguardo sul suo profilo, aveva i capelli marroni e gli occhi dello stesso colore, forse presa dalla noia e dalla passione che avevo per la lingua italiana lo squadrai un po' più del dovuto osservando anche il suo abbigliamento in un impeccabile giacca e cravatta., si girò verso di me probabilmente sentendosi osservato e mi sorrise.
Mi colse in fragrante, io imbarazzata distolsi subito lo sguardo. 
Le guance mi si imporporarono e cercai di camuffare il disaggio nascondendomi dietro la tazza prendendo a sorseggiare con disinvoltura nuovamente il cappuccio.
" alloggi qui ? " mi domando in italiano, mi girai sorpresa che stesse parlando con me.
" si " risposi portandomi la tazza alle labbra.
" sei qui in vacanza immagino"
" no, sono qui per lavoro" dissi in un pessimo accento; l'italiano era la lingua che avevo studiato meno anche se amavo particolarmente.
" scusami per la pronuncia" dissi in imbarazzo.
" no tranquilla, anzi parli molto bene. Ma si sente che sei inglese " disse sorridendomi. Sorrisi anche io di rimando, aveva una strana capacità di mettermi a mio agio.. non ostante l'evidente figuraccia che avevo appena fatto.. era stato carino a rivolgermi la parola.
" beh si non riuscirò mai a mascherarlo" risi sapendo che in qualunque lingua parlassi il mio accento britannico era impossibile da nascondere.
" piacere Francesco " disse porgendomi la mano, che strinsi ricambiando il saluto
" Teresa " dissi sorridendo.
" tu invece lavori qui ?" Domandai.
" no no " sorrise, aveva un bel sorriso con tanto di fossette.
" sono qui per incontrare un mio socio, dovrebbe arrivare a momenti, americani sempre in ritardo ma questa volta stranamente gliene sono grato" disse soffermandosi a guardarmi.
Sorrisi nuovamente distogliendo lo sguardo.
Passammo altri dieci minuti in cui non feci altro che ridere Francesco si rivelò molto simpatico, e mi dono qualche secondo di spensieratezza.
Ad un tratto vidi Francesco guardare alle mie spalle alzandosi, intuì che doveva essere arrivato il socio di cui mi parlava. Qualche secondo dopo ci raggiunse Cam, e per poco non sputacchiai l'aranciata che stavo bevendo.
Francesco gli sorrise e gli porse la mano; Cam fece saettare lo sguardo da me e lui mentre gli si formava una rughetta  tra le sopracciglia.
L'italiano rimase con il braccio sospeso a mezz'aria ma dopo qualche istante Cam sposto nuovamente lo sguardo su di lui e gli strinse la mano .
" bene finalmente ci rincontriamo " disse Francesco sta volta in inglese.
" siamo stati trattenuti dalla burocrazia" rispose lui raddrizzandosi  i polsini
" beh l'importante è che ora possiamo partire " gli diede un amichevole pacca sulla spalla Francesco.
"Direi di sì" rispose Cam incurvando un angolo delle labbra, dopo di che sposto lo sguardo per un secondo su di me.
" possiamo andare in un luogo più tranquillo.."
" giusto"  rispose l'italiano dopo di che si rivolse a me.
" beh Teresa ora devo andare, spero di rincontrarti" detto ciò mi salutò con un bacio sulla guancia, Cam distolse lo sguardo guardando altrove scocciato. Si allontanarono entrambi.
Fini la mia colazione e tornai in camera.

Appena tornata in stanza Naty mi venne in contro con ancora i capelli arruffati dal sonno segno che si era appena svegliata.
" cosa ti è preso ieri ?" Mi domando con disapprovazione.
Giusto.. Non gli avevo ancora detto ciò che era successo sulla terrazza del ristorante.
Mio malgrado anche se non avevo granché voglia di toccare l'argomento era giusto che la mettessi al corrente, e che le annunciassi la chiusura definitiva del capitolo Cam nella mia vita.
Mi sedetti ai piedi del mio letto e dopo essermi messa comoda riportai a Natasha le esatte parole della discussione con Cam.
" non ho parole tessa" disse la mi amica evidentemente sorpresa.
" è totalmente impazzito non ci sono altre alternative"
" non ne ho idea.." risposi con una nota di tristezza che purtroppo era riaffiorata.
" comunque sia cambiamo argomento, non potevi aspettarmi per fare colazione? " esordi Natasha incrociando le braccia.
Le riposi con un alzata di spalle.
" non avevo voglia di stare a letto ad aspettare"
Le raccontai la strana figuraccia che avevo avuto al bar .

Il resto del soggiorno in Italia lo passai insieme a Naty, facemmo un giro nei dintorni del hotel, incapaci di starcene ferme come al solito. Verso sera ci annunciarono l'orario di partenza, quindi insieme a Naty di corsa misimo a posto le valigie e ci preparammo ad abbandonare la magnifica penisola italiana. Indossato la divisa da lavoro, insieme al comandante che non si era fatto vedere neanche una volta da quando eravamo atterrati ci diressimo all' aeroporto.
Li con uno strano felice stupore trovai anche Francesco. Era intento a parlare con Cam e Staysi proprio affianco alla scala dell'aereo.. mi chiesi per quale motivo si trovasse anche lui li a quella tarda ora e quando stavamo per partire trovai risposta alle mie domande, scopri che Francesco era il figlio del secondo più importante investitore per l'azienda di Cam e che sarebbe rimasto per qualcuno dei nostri prossimi spostamenti.

 mi chiesi per quale motivo si trovasse anche lui li a quella tarda ora e quando stavamo per partire trovai risposta alle mie domande, scopri che Francesco era il figlio del secondo più importante investitore per l'azienda di Cam e che sarebbe rim...

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