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GAIA

Oggi è domenica. La madre di Vanessa ci accompagna in periferia e lì troviamo tutti i ragazzi alle prese con della carne vicino il barbecue, ed Emma a fissarli. Non poteva mettersi d'accordo con noi? Faccio un saluto generale ed inizio ad aiutare dentro ad apparecchiare e sistemare un paio di cose, accompagnata dalle ragazze. Marta mi porta con sé in un angolo.
"Quindi che hai Intenzione di fare con il tuo 'migliore amico'?" Mima quest'ultime parole con le virgolette.
Se farà il coglione farò una sceneggiata.
Amari estremi, estremi rimedi.
"Gli farò capire che è un coglione." Rispondo solamente. Lei annuisce e si dirige verso fuori, di sicuro da Vincenzo.

Sono circa le quattro del pomeriggio, abbiamo un po' ballato e ci siamo raccontati delle barzellette. Ricordo quando a quattordici anni giocammo per la prima volta a nascondino. Gli spaventi che prese Salvo furono tremende, le cadute mia e di Alessia, le capriole di Giovanni, gli spaventi grazie alla 'bambola', cioè una Barbie a grandezza naturale nascosta in un armadio, che portava davvero terrore, ma la cosa più bella che ricordo furono i gavettoni. Ed adesso li rifaccio, come ai vecchi tempi ma prima di me ci ha pensato qualcun'altro.
Giovanni ed Alessandro rovesciano su di me litri e litri di acqua, facendomi 'la doccia', la stessa cosa faccio io ed ecco così un gavettone coi fiocchi.
Salvo mi butta addosso dell'acqua.
"Se sono bagnata fradicia perché mi bagnate ancor di più?" Dico con arroganza.
Si avvicina e mi abbraccia, rendendomi la maglietta ancora più aderente al mio corpo.
"Oh, ma non c'è bisogno di abbracciare delle cesse." Butto lì, anche se non c'entra un cazzo con la discussione.
Sembra irrigidire.
"Come scusa?" Domanda come se non sapesse niente.
"Mi è stato riferito....."
Salvo dà un occhiataccia a tutti i ragazzi.
"Che reputi una tua amica 'cessa', oh anzi, 'cessa a pedali!'." Mimo con le virgolette l'ultime due parole.
"Per tutti questi anni mi sei stato vicino come un migliore amico e poi? Questa pugnalata alle spalle?" Non mi rendo conto dal fatto che sto gridando e facendo scenata davanti a tutti, come sempre.
"Ma dov'è la tua dignità?"
Lui abbassa il capo.
"Nemmeno a perdere tempo, tanto sono una cessa a pedali! Dai, Chi vuole essere un vero amico di una cessa a pedali?" Grido, con qualche lacrima che riga il viso. Mi è davvero caduto dal cuore.
Le ragazze corrono verso me e mi abbracciano, i ragazzi restano impassibili ma mandano delle occhiatacce a Salvo.
"Dai andiamo dall'altra parte." Clara mi porta in una stanza, quella stanza.
Lì ho sempre passato momenti insieme a Giovanni, da quando avevamo dodici anni.
"È un coglione."
"Io lo uccido."
"Si pentirà di ciò che ha detto."
"Ho fatto un casino, non dovevo dirtelo."
"Ma scherzi? Hai fatto bene a dirmelo, ti vorrei pagare anche ma non ho soldi dietro." Dico ironica, facendo ridere le ragazze, inclusa lei.
"Marta te quando parli dici solo la cosa giusta, per questo ti ammiro." Affermo. Lei mi abbraccia, seguita dalle altre.
Ah, che bella l'amicizia.
"Potete lasciarmi sola un attimo?" Domando alle ragazze, che abbandonano la stanza.
"Qua c'è il tuo zaino, così puoi cambiarti. Hai i vestiti pieni d'acqua." Clara mi porge lo zaino.

Sto per mettere i leggings ma bussano alla porta.
"Un attimo!" Grido indossando velocemente i leggings.
Apro la porta e mi trovo davanti Giovanni.
"Dimmi." Gli dico mentre provo ad allacciare i capelli con un elastico, ma questi ricci sono troppo ricci.
"Posso entrare?" Domanda.
"Si si, ho solo creato un po' di disordine." Dico mentre inizio a togliere dalla sedia gli indumenti bagnati, inclusa la biancheria.
"Quello è tuo?" Domanda indicando il mio reggiseno. Cosa vuole dalla mia amata 4C?
"Problemi?" Domando con aria arrogante.
Scoppia in una sonora risata.
"No, cioè, non pensavo portassi la quarta." Risponde.
"Da quando te ne capisci di reggiseni?"
"Da quando me la spasso con le ragazze (?)"
Era una domanda o una risposta?
"Ma fai schifo dai!" Gli dico dandogli uno 'schiaffo' sulla spalla.
Lui in risposta afferra un cuscino dal letto ed inizia a prendermi a cuscinate.
"Smettila daai, smettila!" Imploro. Afferro anch'io un cuscino e faccio la stessa cosa.

Ci buttiamo sul letto sfiniti, siamo stati almeno dieci minuti prendendoci a cuscinate e ridendo. Cosa che non potevo immaginarmi circa un mese fa.
"Chi ti ha riferito ciò che ha detto Salvo?" Domanda. Perché parliamo di Salvo?
"Aha segreto!" Esclamo. Non voglio mischiare Marta nella discussione, ha solo fatto il suo dovere da amica fidata.
"Te perché mi hai difeso?" Domando. Si gratta la nuca.
"perché magari non è affatto vero?" Domanda.
Mi guarda negli occhi e si avvicina ancor di più. Basta devo farlo.
Ci baciamo come l'altro giorno da Salvo, a casa mia ed adesso qua.
Mi vengono in mente tutti i momenti in cui speravo tutto ciò, impazzivo quando lo vedevo o avevo l'adrenalina a mille quando entravamo qui dentro. Adesso si, tutti i miei rimorsi sono stati frantumati. Frantumati.
Mi stacco da quel bacio per riprendere fiato.
"Questo perché mi hai difeso." Affermo, lui sorride.
Questa volta mi bacia lui, creando in me brividi ma sensazioni mai provate, che bloccherò, non vorrei andare oltre.
"Questo per cos'era?" Domando, dopo esserci distaccati.
"Perché mi rendi felice." Dice baciandomi di nuovo. Sorrido sulle sue labbra.
Quindi lo rendo felice?
Questo è il momento in cui mi rendo conto di rendere felice tutti, in un certo senso. Rendo felice la mia famiglia con ottimi risultati a scuola, i miei amici con i giusti atteggiamenti e l'affetto che gli regalo e poi, rendo felice un puttaniere con i miei baci.

La ricerca della mia pace interiore è quasi a compiersi.
È avendo loro, avendo i miei amici al mio fianco, un ragazzo che odiavo con cui adesso scambio baci rubati.
Questo, si questo è tutto quello che ho.










Tutto Quello Che Ho. (Story Of Friendship)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora