• Capitolo 4 •

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-Si... sono Giulia!- dico gettando in fretta la sigaretta, la donna mi indica l'ingresso e una volta attraversato il cancello lo chiude alle sue spalle. Camminiamo attraverso un giardino ben curato e molto spazioso, è una villetta indipendente quella dove abitano, la casa da fuori sembra grande e spaziosa e in un angolino del giardino c'è anche una piccola costruzione, sembra anch'essa una casa ma decisamente molto più piccola. Camminando inciampo su un pallone ma per fortuna riesco ad evitare la caduta imbarazzante, la donna si gira a guardarmi, ha uno sguardo gelido e sostenuto. Apre la porta di casa ed entriamo. Rimango affascinata dal modo in cui la casa è arredata, sembra una vera casa americana. La cucina è grande e moderna, un open space con vista sul salone, si sente ancora l'odore di nuovo, quell'odore che emanano i mobili appena acquistati e che io ho sempre adorato.
Mi accomodo sul divano di pelle nero e mi chiede se prendo qualcosa da bere, sono un po' agitata, voglio quel lavoro a tutti i costi ma quella donna mi mette soggezione, rifiuto l'offerta. Si prepara un tè e si accomoda sul divano anche lei, rimango in silenzio e mi guardo attorno mentre mette le zollette di zucchero nella sua tazza.
-Raccontami di te- ordina la donna ed io vado nel panico, si sarebbe potuta presentare prima. Incrocio i suoi occhi verdi e gelidi, la sua chioma corvina fa apparire quel colore più forte ed acceso. Inizio a farneticare qualcosa, le racconto che studio psicologia, le parlo della mia passione per la scrittura e la lettura, le dico inoltre che amo le lunghe passeggiate. Mi fissa mentre parlo e non posso fare a meno di abbassare lo sguardo ogni volta.
-Perché vorresti lavorare qui da noi?- che razza di domanda è questa? Perché ho bisogno dei soldi, mi sembra ovvio. Le rispondo scocciata, le dico che avevo bisogno di un lavoro extra, mi chiede perché e in quel momento provo delle emozioni contrastanti, umiliazione e rabbia.
-Vivo da sola e ho bisogno di questo lavoro per mantenermi, mi sembra ovvio no?- ammetto che la risposta è maleducata, ma mi sta mettendo a disagio e questa cosa m'infastidisce.
-Quindi non lo fai perché adori i bambini e non vedi l'ora di conoscere mio figlio?- mi punzecchia, e anche questa volta ho la sensazione che questo incontro è solo una perdita di tempo, mi alzo e raccolgo la borsa che ho lasciato sul divano.
-Penso siano poche le persone che fanno questo lavoro per passione, detto ciò non sono più interessara...- mi fermo e prendo fiato, sono quasi sorpresa dalla mia sfacciataggine -non sono venuta qui per farmi disprezzare e mortificare da una persona che neanche conosco e che non ha neanche avuto l'educazione di presentarsi- mi avvicino alla porta e lei rimane immobile sul divano.
-Fermati!- mi ordina e io mi blocco, stringo la maniglia della porta e la mia mano è sudata, questo senso di agitazione non mi ha mai abbandonato.
-Ti ho fatto una domanda, potresti rispondere prima di andare via?- la sua voce rauca risulta fredda.
-No, non lo faccio perché mi piacciono i bambini e queste cazzate varie...- mi giro a guardarla e finalmente in quel viso pallido e perfetto si affaccia un sorriso.
-Bene, torna a sederti!- ma chi si crede di essere con tutti questi ordini. Lascio la maniglia e mi giro a guardarla.
-Non lavoro per lei, non può darmi ordini- rispondo infastidita e porto le mani sui fianchi quasi in segno di sfida.
-Lavori per me, quindi siediti- cammino verso di lei e mi sistemo sul divano, rimango in silenzio aspettando che sia lei a parlare ma dentro sto facendo il trenino, sono fiera di me, poche volte sono riuscita ad essere così decisa e dura con una persona ma non potevo fare altrimenti.
Allunga il braccio destro e io faccio la stessa cosa, afferra la mia mano e la stringe, è una di quelle strette di mano che mi piacciono, forte e decisa, quella delle persone che hanno grande personalità.
-Ricominciamo, piacere Rachel!- accenna un sorriso.
-Il mio nome lo sa già...- faccio finta di essere ancora nervosa per l'accaduto.
-Smettila di essere ostile, ti pagheremo duemila euro al mese dovresti essere gentile- mi prende in giro.
-Ha ragione, dovrei esserlo!- accavallo le gambe e cerco di reggere il suo sguardo.
-Inizierai domani, ti va bene?-
-Certo! Cosa dovrei fare?-
Mi spiega che sarei dovuta andare a prendere il figlio Oscar, che nome particolare, e poi sarei dovuta tornare a casa con lui, l'avrei fatto mangiare, studiare e giocare e che sarebbe stata lei a dirmi quando sarei potuta andare via.
-Dovrai tenerti sempre disponibile, università permettendo- sta ricominciando ad essere arrogante e presuntuosa.
-D'accordo! Ma in casa ci saremo solo io ed Oscar?- le chiedo curiosa di sapere cosa fa lei durante il giorno per non potersi occupare del figlio.
-No, io sarò in casa il più delle volte, ma devo lavorare e non voglio essere disturbata-
-Di cosa si occupa?- le chiedo di getto e quasi me ne pento, non sono affari miei.
-Sono una scrittrice...-
-Wow! Almeno abbiamo una cosa in comune- si alza e raggiunge la cucina, senza neanche un accenno di sorriso, lascia la tazza vuota.
-Vieni qui a mezzogiorno domani andremo a prendere Oscar insieme a scuola così ti mostrerò dove si trova e ti presenterò mio figlio-
-Suo marito invece?-
-Mio marito lo conoscerai sicuramente domani sera- mi alzo, mi sembra di aver capito che il nostro colloquio è giunto al capolinea. Mi accompagna alla porta.
-A domani allora, e grazie...- sussurro. Lei mi saluta a sua volta e chiude la porta.
Mi guardo attorno mentre cammino verso il cancello, penso che questa volta Sabrina si è sbagliata.


-Siiiiiii!- urlo.
-Che succede?- mi chiede la mia amica che non ha capito.
-Ho avuto il lavoro!- sono euforica, nonostante tutto, nonostante quella donna.
-Davvero? Bravissima! Ma come diavolo hai fatto a convincere quella donna?-
-Non lo so, giuro non lo so! Mi ha messo in imbarazzo con delle stupide domande del cazzo, io stavo per andarmene quando mi ha detto di restare- le racconto tutto il nostro incontro e la mia amica è sempre più sorpresa, la saluto e aumento il passo, ormai il cielo è buio ed io non vedo l'ora di arrivare a casa. Dopo una giornata così stressante un bagno caldo e qualche schifezza da mangiare mi aspettano. 

Una vita senza te. •-• [LesbianLove]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora