• Capitolo 12 •

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Sei distratta, dice Eva mentre mangiamo.
-Si, scusami ho avuto una giornata un po' così...- prendo un pezzo di carne.

-Un po' così come? Vuoi parlarne?-
Non penso sia una buona idea, dovrei parlarle di un'altra donna e non penso proprio che il suo scopo sia del tutto amichevole.
-No grazie, voglio solo passare una buona serata!- sorride, e alza il bicchiere.
-Ad una buona serata allora- brindiamo e beviamo un sorso del vino bianco che si è preoccupata di ordinare, è delizioso fresco, pungente e frizzante il mio pensiero va subito a Rachel. Lo so, non è una bella associazione ma se dovessi descrivere quella donna userei probabilmente gli stessi aggettivi.

Non posso non pensare a lei, al suo stato d'animo e a com'era fuori di sè quando è uscita da casa.

-Forse dovremmo andare...- quando torno mentalmente al ristorante Eva ha già finito di mangiare e il mio piatto invece è ancora sano, non mi sembra arrabbiata ma piuttosto dispiaciuta.

-Senti mi dispiace, ma proprio tanto!-
Cerco di giustificarmi

-Non fa niente, andiamo via-
-Però offro io, almeno questo te lo devo-
-Non mi devi niente, dividiamo in due- adesso sì che mi sembra incazzata, forse non avrei dovuto dire quella frase.

Aspettiamo in silenzio che il cameriere ci porti il conto, Eva guarda fuori mentre io la osservo.
-Non è stato di suo gradimento?- mi chiede l'uomo sulla cinquantina ben vestito che si porta via i piatti.
-Si si è solo che non avevo tanta fame...-

Lasciamo i soldi ed usciamo dal locale, Eva non parla.
-Io allora andrei da quella parte...- la metro è dietro il ristorante, non le chiederei mai di accompagnarmi a casa dopo una serata così disastrosa.

-La macchina è da quella parte...- è così gentile!
-Non penso sia il caso- sono in imbarazzo
-Per me non è un problema, davvero- camminiamo fino alla macchina e poi entriamo accende ed inizia a guidare, Milano questa sera è vuota ogni tanto è bello poter godere di questa città senza clacson e persone che vanno da tutte le parti.

Arriviamo sotto casa mia che neanche me ne accorgo.
-Scusa ancora!-
-Stai tranquilla, mi ha comunque fatto piacere vederti- mi avvicino per salutarla e la bacio, sulle labbra. Me ne pento nel momento stesso in cui lo faccio ma ormai è troppo tardi, lei ricambia il mio bacio, porta le mani sul mio viso e mi bacia con tantissima passione. Probabilmente le dovevo anche questo.

Apro la porta di casa e mi butto sul letto tirando via le scarpe.
-Che cazzo di casino hai fatto!- mi capita spesso di parlare da sola ad alta voce.
Cerco il telefono nella borsa, nessuna chiamata, nessun messaggio, ho già dimenticato Eva. Senza troppo pensarci cerco tra le ultime chiamate e invio.
-Rachel rispondi per favore!-

Nulla, il telefono suona ma non risponde, le mando un messaggio.
"Vorrei sapere come stai, eri piuttosto sconvolta quando sono andata via"
Consegnato. Letto. Nessuna risposta anche stavolta. Non mi resta che andare a dormire, lego i miei capelli biondi, guardo ancora una volta il telefono e mi addormento mentre aspetto la sua risposta.

La sveglia suona troppo presto ma oggi sono contenta che sia suonata così presto, in pochi minuti sono già in piedi è un evento più unico che raro considerando che normalmente ci metto circa mezz'ora ad alzarmi dal mio amato letto.

Preparo la caffettiera ed entro in doccia, quando esco fascio il mio corpo esile con il primo asciugamano che trovo e i miei capelli bagnati lasciano una scia di goccioline in giro per casa, la felicità di vivere soli sta nel fatto di non avere genitori che ti rompono quando sporchi casa.

Faccio colazione, in lontananza sento il mio telefono suonare corro in camera a prenderlo sperando sia Rachel, ma non è lei.

-Buongiorno!- dice la mia migliore amica.
-Buongiorno a te!- la ascolto mentre mi riempie di domande -veramente pensavo di andare a studiare in biblioteca, non sto combinando niente in questi giorni...-
Riesci a convincermi a non combinare niente anche oggi.
-Va bene, porta quello che vuoi così mangiamo qui a casa, io sono libera fino alle 2 poi devo andare a lavoro-
-Anche di sabato?-
-Anche di sabato!-

Chiudo e riprendo a fare colazione, sperando che questa mattinata passi presto.

-Ma sei già qui?-
-Ti dispiace?- mi abbraccia Sabrina mentre entra in casa -cos'hai?-
-Cos'ho?- posa la borsa e le buste con il cibo che ha preso per pranzo.
-Hai qualcosa, non prendermi in giro...- odio il fatto che mi conosca così tanto, non posso nasconderle nulla.
Non so se raccontarle tutto o no, vorrei perché ho bisogno di qualcuno che mi riporti con i piedi per terra e so che lei lo farebbe ma non sono pronta mentalmente ad ascoltare le sue prediche. Mi scruta mentre penso a che cazzata raccontarle.

-Eh sai l'università... te l'ho detto prima, sono indietro-
-Giulia, smettila!- rido, quando usa quel tono pretende la verità decido allora di raccontarle tutto. Mi butto, racconto tutto d'un fiato e quando finisco non dice niente, rimane in silenzio.

-Puoi anche parlare...-
-Sto pensando...- la guardo aspettando che partorisca qualcosa -tu sei pazza!- ecco proprio quello che mi aspettavo -però mi piace questa tua istintività che sta venendo fuori- sono quasi commossa.

-Davvero?-
-Si, di solito sei molto più razionale e controllata questa volta invece no, come mai?-
Mi siedo sul divano accanto a lei.
-Lei mi manda il cervello in tilt e poi è così ...-
-Come?-
-Stronza!-
Ride rumorosamente.
-Allora vale anche per le lesbiche la cosa che più sono stronzi più siamo attratti eh...-
-Direi proprio di sì!- mi abbraccia.
-Non devi avere paura a dirmi le cose, io non ti giudico se m'incazzo lo faccio per il tuo bene, lo sai...-
-Ah bene, devo dirti ancora una cosa...-
-Parla!-
-Ieri ho baciato Eva- sussurro.
-Ma allora sei proprio stronza!-
Quanto le voglio bene. 

Una vita senza te. •-• [LesbianLove]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora