• Capitolo 18 •

4.1K 163 3
                                    


-Tutto pronto?- chiede il signor Salvatore mentre appoggio i borsoni vicino alle scale, lo scruto un attimo prima di rispondere, il suo sguardo è cupo e pensieroso.

-Io sono pronta, non so Rachel...- forse avrei dovuto chiamarla per cognome, ma insomma non avrebbe avuto senso, lo sa che c'è un certo tipo di confidenza tra di noi, mi sembra il minimo chiamarla per nome, non vai a passare un weekend fuori con una persona con cui non hai confidenza, credo.

Si allontana e lo vedo armeggiare con la caffettiera è una delle cose che più gli piace dell'Italia, il nostro caffè. Il telefono vibra nella mia tasca e mi allontano per rispondere.

-Sabri!- in queste settimane ho visto la mia migliore amica molto poco, tutti i casini di casa Salvatore non mi lasciano tempo per dedicarmi ad altro, anche se non sono quel tipo di persona che abbandona tutto e tutti per una donna ma questa situazione di convivenza mi assorbe completamente.

-Lo so che non mi sono fatta vedere in università, scusami!- apro la porta ed esco in giardino -Si, domani è il mio compleanno ricordo ancora quando sono nata, ma lo sai che non mi piace festeggiarlo quindi passo- urla un insieme di cose incomprensibili e non riesco neanche a capire cosa stia dicendo -smettila di urlare Sabry!- la rimprovero.

Dalla finestra vedo Rachel scendere, è così elegante, indossa un jeans nero con una camicietta bianca trasparente, l'ha infilata dentro il pantalone, sopra un tre quarti che si ferma al ginocchio e delle scarpe nere con un po' di tacco. I capelli li ha lasciati sciolti, ma le punte sono un po' ondulate e stranamente è anche truccata.

-Si, si, ti sto ascoltando!- come mentire spudoratamente alla propria migliore amica -Comunque questo weekend non sono a Milano...- lancio, e aspetto le mille domande che da lì a poco mi farà -Sto andando fuori con Rachel, non so dove esattamente- la donna bussa alla finestra e io le chiedo cinque minuti -Ma no che non andiamo via per il mio compleanno, non sa neanche quando sono nata, non ne abbiamo mai parlato!- taglio corto e la saluto, ma prima mi strappa una promessa: al mio ritorno la prima cosa che farò sarà andare a fare un aperitivo con lei per raccontarle tutto.

Prendo le borse e le sistemo in macchina, quando torno in casa i due coniugi stanno di nuovo discutendo, la moglie saluta velocemente il marito ed esce quanto prima mentre io resto sulla soglia della porta.

-Non so per quale motivo stavate discutendo, ma stia tranquillo...- si avvicina a me - è tutto sotto controllo, insomma non si preoccupi- faccio finta di credere in quello che ho appena detto mentre l'uomo si avvicina sempre di più.

-Se tra di voi dovesse succedere qualcosa, giuro che ti renderò la vita un inferno!- i suoi occhi si accendono quando lo dice, mi accarezza il viso -adesso vai, non farla aspettare- rimango immobile davanti a quella minaccia, davanti a quell'uomo dalle mille sfaccettature, il padre di famiglia perfetto, un lavoratore devoto, una persona impostata e composta ma quando si tratta della moglie, ecco lì saltano tutti gli equilibri.

-Tutto bene?- chiede Rachel mentre la macchina si muove e il signor Salvatore ci saluta facendo segno con la mano.

-Si si!- taglio corto -dove andiamo?-

-Lo scoprirai quando arriveremo...- sorride entusiasta - mi accenderesti una sigaretta?- le cerco nella mia borsa e gliela passo.

-Ti va di fermarci per un caffè?- sta guidando da un'ora circa e credo abbia voglia di sgranchirsi le gambe. Ci fermiamo alla prima stazione di servizio è così felice che quasi saltella. Entriamo all'autogrill e ordiniamo un caffé, un cappuccino e due brioches. Facciamo a pugni, per modo di dire, per pagare tanto che la signora di mezz'età che sta alla cassa ci guarda divertita e ride di gusto.

-Se volete potete pagare due volte!- ci prende in giro. Vince lei, come potrebbe essere altrimenti d'altronde. Ci rimettiamo in macchina e ripartiamo credo che la nostra destinazione si trovi in Svizzera a meno che non voglia arrivare fino alla Francia.

Prende l'uscita per Lugano e dopo pochi chilometri entra nel parcheggio di un hotel pazzesco, non ho mai visto un hotel così lussuoso da così vicino, si parcheggia vicino all'entrata e un uomo con giacca e papillon ci viene incontro.

-Ben arrivate, lei è?- apre il bagagliaio e prende le borse.

-Salvatore, Rachel Salvatore!-

-Oh, benvenuta signora Salvatore!- ci fa strada e noi lo seguiamo, arriviamo alla reception e mentre Rachel si occupa di fare il check in io mi guardo intorno. L'interno dell'hotel è curatissimo, ci sono dei lampadari enormi, delle poltrone dove dei signori eleganti leggono il giornale o parlano al telefono. A destra c'è un bar un po' appartato e a sinistra un grande corridoio con cinque o sei ascensori che sicuramente portano alle camere. Rachel mi raggiunge con la scheda della camera e il mio passaporto e mi invita a seguirla, saliamo in ascensore e in pochi secondi arriviamo al decimo piano.

-Ho scelto la camera al piano più alto, vedrai che vista!- ne deduco che dormiremo nella stessa stanza. Apre la porta e la vetrata davanti a noi ci proietta sul bellissimo lago di Lugano.

-Oh mio Dio, questa vista è pazzesca!- esclamo estasiata, le afferro la mano e la trascino fino a davanti la vetrata che sarà lunga più o meno quattro metri, mi guarda e sorride. Lascia la presa e si allontana, solo in quel momento mi accorgo della grandezza di quella stanza. La raggiungo nel salone che solo quello è il triplo di casa mia, afferra la bottiglia di champagne che era nel secchiello pieno di ghiaccio sopra un tavolino di legno, versa lo champagne in due flûte e mi porge il bicchiere.

-Buon compleanno Giulia!-

Una vita senza te. •-• [LesbianLove]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora