Sono arrivata a casa e per rilassarmi da tutto lo stress che mi ha messo addosso quella donna ho deciso di fare un bagno caldo, una volta riempita la vasca fino al bordo sono entrata e mi sono addormentata, quando mi sono svegliata tremavo, l'acqua era ghiacciata. Ho acceso il phon che oltre che asciugare i miei capelli mi ha riscaldata. Quando ho aperto l'armadio non ho trovato il pigiama ed ho indossato la cosa più comoda che ho trovato e adesso in cucina sto cercando di capire cosa mangiare considerando che non ho quasi nulla in frigo, l'ennesimo toast ha la meglio.
Tra un morso e l'altro ne approfitto per fare il punto della situazione sullo stato attuale della mia vita, forse la mia amica ha ragione, non avere una ragazza da così tanti mesi e dedicare così tanto tempo allo studio mi sta facendo diventare noiosa, con questo pensiero in testa mi butto sul divano e faccio un po' di zapping.
Mi sono preparata con calma e sono pronta ad affrontare il mio primo giorno di lavoro, Milano oggi è grigia. Cammino fino alla fermata della metro e dopo qualche minuto il treno è arrivato, mi accomodo in uno dei posti vuoti e ne approfitto per rispondere ad un messaggio di Sabrina. Esco dalla stazione e sta piovendo uno degli oggetti che più odio sono gli ombrelli e infatti mi dimentico sempre di portarmene uno dietro, la casa dei Salvatore non è poi così vicina e quando arrivo a destinazione sono completamente bagnata e con un fiatone assurdo.
La signora Salvatore è già in macchina davanti al cancello di casa, non l'avevo vista, non conosco la sua auto, suona col clacson e sussulto. Mi fa un cenno con la mano, mi avvicino.
-Sei completamente bagnata!- dice ridendomi in faccia.
-Già!- la prima giornata lavorativa sta iniziando decisamente male e quella donna mi urta il sistema nervoso.
-Sali!- ordina come sempre.
-Bagnerò tutto- le faccio notare.
-Non fa niente, sali!- il suo tono freddo e distaccato è irritante, ma apro la portiera e mi accomodo accanto a lei.
-Buongiorno... come devo chiamarla? Signora Salvatore? Signora Rachel?-
-Chiamami Rachel e basta- gira la chiave e inizia a guidare, durante tutto il tragitto non dice una parola, canticchia sottovoce la canzone americana che suona alla radio. Arriviamo davanti ad una scuola e quando sto per scendere dall'auto lei mi ferma.
-Non scendere- apre l'ombrello e poi mi raggiunge facendo il giro dell'auto. Mi invita a scendere e a mettermi sotto l'ombrello con lei, avanziamo strette sotto quel piccolo ombrello e più e più volte le nostre mani si incrociano, quel tocco mi mette ogni volta in imbarazzo.
Una folla impazzita di bambini urlanti è uscita dal portone che si è aperto da qualche minuto, un bambino con i capelli biondo cenere e gli occhi verdi, come quelli della madre, si è avvicinato a noi e ha abbracciato forte le gambe della donna.
-Oscar, lei è Giulia la tua nuova babysitter- dice presentandomi a suo figlio, lo guardo e mi inginocchio.
-Ciao Oscar, sembra che passeremo tanto tempo insieme- il bambino mi scruta con poca convinzione. Torniamo in macchina e mentre la donna guida, Oscar racconta quello che ha fatto a scuola, la madre lo ascolta distrattamente. Non ascolto le parole del bambino ma studio i lineamenti di quella donna che è come una calamita, attira sempre tutta la mia attenzione. Scendiamo dall'auto e camminiamo veloce verso casa.
-Dovresti preparare il pranzo ad Oscar, ma prima asciugati i capelli e cambia questa maglia- anche quando prova ad essere gentile non ci riesce, dice sempre tutto con una freddezza tale che risulta arrogante.
-No, la ringrazio Rachel!- rifiuto cercando di tenerle testa.
-Seguimi- forse non ha colto il mio rifiuto -se domani avrai la febbre non potrai venire a lavorare ed io ho bisogno che tu venga- ha sempre una cazzo di risposta pronta e io mi limito a restare in silenzio.
Mi porta al piano di sopra e apre la porta di una stanza, entriamo, è la loro camera da letto, tira fuori dall'armadio una felpa sportiva, non avrei mai immaginato che dentro quell'armadio ci potessero essere dei vestiti sportivi è sempre così elegante.
-Questa dovrebbe andarti bene!- siamo molto simili fisicamente, anche se il suo seno è molto più prosperoso del mio, arrossisco quando quel pensiero attraversa la mia mente -Tutto bene? Perchè sei rossa?- cazzo, se n'è accorta.
-Si questa andrà benissimo- raccolgo la felpa che ha poggiato sul letto e mi fa strada fino alla sala da bagno.
-Qui c'è il phon, cambiati ed asciugati i capelli, ti aspetto di sotto!- faccio come mi ha detto, ho indossato la sua felpa e quel profumo forte e deciso mi ha portato a sniffarla.
-Ok Oscar, bravissimo hai mangiato tutto!-
-La tua pasta non era buona, ma avevo tanta fame- Rachel sta ridendo mi giro a guardarla, torna seria quando si accorge che la sto guardando e fa finta di nulla.
-Io vado nel mio studio, per qualsiasi cosa... non chiamatemi- si alza dal divano dove stava leggendo un libro e si allontana.
-Ma dov'è lo studio di tua madre?- chiedo al piccolo, che con l'indice mi indica il piano di sopra.
Mi accomodo sul divano con Oscar e guardiamo la tv, sua madre mi ha spiegato che dopo pranzo per trenta minuti, prima di iniziare a studiare, può guardare i suoi cartoni animati preferiti. E' un bambino di sei anni molto garbato e ben educato non sarà difficile prendermi cura di lui.
La porta si apre ed Oscar correndo ha abbandonato il tavolo dove stavamo facendo i compiti.
-Papà!- urla. Mi sporgo per guardare l'uomo, sono curiosa di vedere se è come l'ho immaginato. Tutti brutti in questa famiglia penso, è anche meglio di come credevo, è alto con delle spalle larghe e ben proporzionate, ha gli occhi blu e i capelli castani, indossa uno smoking molto elegante. Quando il bambino è arrivato da lui ha buttato la valigetta e l'ha sollevato con uno scatto.
-Ciao campione!- si avvicina verso di me - tu sei Giulia immagino- la sua voce è virile e molto calda.
-Salve signor Salvatore, si io sono Giulia!- sorrido alzandomi.
-Bene Giulia, grazie per essere stata con Oscar oggi... mia moglie?-
Sua moglie non la vedevo da ormai cinque ore, non è mai scesa da quando ci aveva salutati.
-Sua moglie è nel suo studio- l'uomo mi invita a tornare a casa e mi da appuntamento a domani.
-Posso salire un attimo, dovrei dire una cosa alla signora Rachel- il signor Salvatore con molto garbo mi invita ad andare. Quando arrivo al primo piano busso alla porta ma nessuno risponde e così delicatamente apro la porta, la signora Rachel sta piangendo, provo ad andarmene in fretta senza farmi vedere.
-Cosa ci fai qui?- mi spavento, la sua voce è spezzata.
-Mi scusi io non volevo essere invadente volevo solo...- mi fermo e mi maledico per essere salita su.
-Tu cosa?- mi chiede asciugandosi gli occhi.
-Volevo restituirle la felpa...- si toglie gli occhiali da vista che indossa, è veramente una donna bellissima, ha i capelli neri legati in una coda alta, la sua pelle è così bianca e i suoi occhi verdi così accesi, indossa un jeans blu scuro e un maglioncino a collo alto nero.
-Tienila pure, me la darai un'altra volta!- vado per andarmene quando mi afferra il polso e mi ferma -non una parola, hai capito?- quella stretta forte e decisa suscita in me tantissime emozioni, così tante che rispondo velocemente e mi libero dalla stretta per scappare via.
STAI LEGGENDO
Una vita senza te. •-• [LesbianLove]
Teen FictionGiulia ha 27 anni, studia psicologia all'università di Milano e cerca un lavoretto che possa farle mettere da parte un po' di soldi per fare il viaggio della sua vita: l'America. Trova lavoro come babysitter a casa di una famiglia americana che si...