-Quindi Giulia, cosa farai per Natale?- mi avvicino al tavolo e appoggio l'insalata che ho appena finito di preparare, Oscar scosta con difficoltà la sedia e mi fa accomodare accanto a lui, mi guardo un attimo intorno, il signor Salvatore questa sera è particolarmente sorridente.
-Io sono come il grinch, hai mai visto questo film Oscar?- il bambino intento a mangiare non mi risponde – non sono un'amante del Natale, ne approfitterò per stare a casa a guardare un film- Rachel alza lo sguardo e mi scruta, non riesco a capire a cosa stia pensando ma imbarazzata abbasso gli occhi ed inizio a cenare.
Sistemo l'ultimo piatto nella lavastoviglie la accendo e decido di lasciare questa serata alla famiglia Salvatore, Rachel durante la cena non ha detto una parola, ma adesso sono tutti seduti sul divano pronti a guardare un cartone animato.
-Io allora andrei in camera mia, buon film!- sorrido.
-Si grazie Giulia- mi saluta l'uomo mi avvio verso le scale -Anzi, aspetta...dovrei dirti una cosa, stavo quasi per dimenticare- torno indietro e lui si alza -Questo weekend porterò la mia splendida moglie in montagna, abbiamo bisogno di un weekend tutto nostro- sento subito una fitta colpirmi al petto, l'idea di loro da soli in montagna mi crea uno stato d'animo di nervosismo, mi chiedo perché Rachel non me ne abbia parlato, non la guardo neanche e il signor Salvatore continua – Avrei bisogno che ti occupassi di Oscar tutto il weekend, sai vorremmo stare un po da soli- ammicca e io faccio fatica a trattenere la mia gelosia -Ovviamente ti pagheremo come un servizio extra- accetto e gli dico che non c'è nessun problema e in fretta riprendo la mia corsa verso la mia stanza, spalanco la porta e la chiudo quanto prima cercando di controllare la mia ira, cammino avanti e indietro per la stanza. Devo fumare, ho bisogno di fumare ma non posso scendere, sento bussare alla mia porta, mi guardo allo specchio e cerco di ricompormi.
-Avanti!-
-Ehi...- sussurra lei senza entrare.
-Cosa ci fai qui, non dovresti stare con la tua famiglia?- le lancio mentre mi siedo sul mio letto e mi accorgo di non averlo stamattina.
-Posso entrare?- chiede, stranamente il suo atteggiamento non è quello di una stronza fredda e senza cuore, probabilmente è la sua tattica, quando sa di essere dalla parte del torto abbassa la guardia. Le faccio segno con la mano e lei entra.
-Volevo dirti che non ne sapevo nulla altrimenti te ne avrei parlato- mi giro a guardarla e i suoi occhi mi dicono che non sta mentendo -Giulia- mi prende la mano -Davvero!-
Non rispondo e lei si alza si avvia verso la porta.
-Ti lascio da sola, io sono qui accanto- esce.
Mi butto all'indietro e cerco di ordinare le idee, non ci riesco e decido di raggiungerla, apro la porta dello studio e lei è seduta davanti al pc, mi avvicino alla sua scrivania e sposto due libri e mi appoggio, lei si sfila gli occhiali, che presumo aveva appena indossato, e mi sorride.
-Scusa, non ho il diritto di incazzarmi- si alza, allarga le mie gambe e si mette in mezzo, mi accarezza il viso e porta una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.
-Ti sei incazzata?- mi prende in giro, sposto il volto offesa -Voglio fare l'amore con te, Giulia!- mi spiazza, completamente e non perché io non creda alle sue parole ma perché il tono che ha usato per pronunciare quelle parole mi provoca una specie di orgasmo istantaneo.
-Si ma non possiamo, quindi forse è meglio che io torni in camera mia- la sposto, letteralmente e mi allontano, provo ad aprire la porta ma la sua mano dietro di me è più veloce, la appoggia sulla porta e fa resistenza e quando mi giro per contestare la sua azione sono immobile contro la porta e la sto baciando. Non oppongo resistenza, ho già provato a farlo qualche minuto ed ecco il risultato, la bacio e le afferro i capelli, nella foga urto un vaso facendolo cadere il rumore rimbomba in tutta la stanza, ci fermiamo un attimo e ridiamo alla vista di quell'oggetto in mille pezzi, riprendiamo subito da dove ci eravamo fermate quando qualcuno dietro di me prova ad aprire la porta.
Rachel si sposta in fretta ed io la seguo, cerco di ricompormi in un istante e la porta si apre.
-Cosa diavolo sta succedendo?- il signor Salvatore non è più sorridente come durante la cena -Ho sentito un casino-
-Si, ho urtato il vaso e si è rotto-
-Che diavolo ci fai tu qui?- mi interroga -E tu non volevi stare da sola per via del mal di testa?- adesso interroga la moglie.
-Si, ho chiamato un attimo Giulia per farle leggere una cosa al pc- cerca di giustificarsi la donna mentre io, invece, sono immobile.
-E perché non riuscivo ad aprire questa cazzo di porta?- i toni si alzano e mi sembra di intravedere lo stesso uomo che qualche settimana fa mi aveva cacciato di casa. Rachel rimane fredda e calma si gira di spalle e si accomoda davanti al suo computer, lui la segue e le afferra il braccio destro in maniera violenta.
-La lasci!- dico istintivamente e me ne pento, farò saltare tutta la copertura.
-Cos'hai detto?- si avvicina verso di me, Rachel non si gira.
-Dicevo di lasciare il braccio di sua moglie- sussurro e lì la mia lampadina si accende, so esattamente come ribaltare la situazione -Potrebbe accompagnarmi giù di sotto, vorrei fumare una sigaretta e scambiare due chiacchiere con lei- il suo sguardo minaccioso mi fa tremare le gambe ma devo essere coraggiosa e portare avanti questa farsa, Rachel si gira e mi lancia uno sguardo severo, il signor Salvatore apre la porta e mi fa strada, la donna rimane nel suo studio.
Apre la porta ed usciamo in giardino, prendo il pacchetto che lascio dentro la cassetta della posta per evitare che con la pioggia si bagni, e accendo la sigaretta, l'uomo continua a scrutarmi e aspetta impaziente che io inizi a parlare.
-Sa, non mi è sembrata un'ottima mossa quella sfuriata di prima...- assumo un tono convincente, lui mi guarda e poi si gira, porta le sue dita sul mento picchiettando.
-Spiegati meglio!- si appoggia al muro e aspetta.
-Prima mi ha comunicato di questo weekend in montagna, credo che lei voglia riprendersi un po' di intimità con sua moglie, ricreare un legame tutto vostro e poi fa una sfuriata del genere... e per cosa poi?- continua ad osservarmi, non riesco a decifrarlo, dentro inizio a tremare se la mia strategia non dovesse funzionare ricomincerebbe a chiedere per quale motivo la porta non si apriva, tiro sulla sigaretta e aspetto.
-Cazzo!- esclama nervoso e tira un calcio al muro, faccio un salto indietro e stringo le spalle, non sento neanche il freddo che oggi è sceso su Milano -Hai ragione, sono proprio un coglione, così l'allontano e basta, devo darle fiducia, tanto di te posso fidarmi, non oseresti mai fare qualcosa a meno che tu...- si ferma e mi guarda dritto negli occhi, cerca di cogliere qualsiasi mia esitazione ma anch'io lo guardo negli occhi, dentro non sento niente, rabbia forse quella sì, ma è una sfida a chi resiste di più, non posso mostrarmi vulnerabile altrimenti penserà di avermi colpito.
-A meno che io cosa, signor Salvatore?-
-Nulla, è tutto chiaro, no? Ti ho già detto in passato tutto quello che c'era da dire-
-Se intende la volta in cui mi ha minacciato, si l'ha già fatto!- rispondo a tono.
-Bene!-
-Bene!- rilancio.
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Una vita senza te. •-• [LesbianLove]
Teen FictionGiulia ha 27 anni, studia psicologia all'università di Milano e cerca un lavoretto che possa farle mettere da parte un po' di soldi per fare il viaggio della sua vita: l'America. Trova lavoro come babysitter a casa di una famiglia americana che si...