CAPITOLO 7 - IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO

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Sentivo un gran caldo. Troppo caldo. Ero sudata e continuavo a dimenarmi e poi di soprassalto mi svegliai. Spalancai gli occhi e scalciai via le coperte, tentando di respirare normalmente, anche se il cuore mi batteva all'impazzata.

Mi guardai intorno e solo allora realizzai che ero nella mia stanza. Stavo sognando. E poi lentamente i soggetti dei miei sogni si materializzarono nella mia mente.

Tutto quello che era successo il giorno prima doveva avermi turbata parecchio; era tanto tempo che non facevo degli incubi.

All'improvviso qualcosa di peloso e tremendamente agitato saltò sul letto.

<<Bacon! Dai smettila!>>. Afferrai il mio cane tentando di scansarlo mentre lui continuava a leccarmi la faccia. Saltò giù scodinzolando e girando su se stesso. Come diavolo faceva ad avere tutte quelle energie di prima mattina? Io mi sentivo uno zombie, di solito.

Iniziò ad abbaiare, segno che l'ora dei bisogni era arrivata e non poteva più essere rimandata. Infilai tuta e Nike e raccolsi al volo chiavi di casa, cellulare e guinzaglio riuscendo anche ad infilarmi in bocca una barretta ai cereali prima di uscire.

Per mia fortuna Bacon impiegava in genere non più di dieci minuti per il suo consueto giro di alberi e muretti e il parco in cui ero solita portarlo era proprio di fronte al mio appartamento.  Non era grandissimo ma era recintato, così potevo lasciarlo libero di scorrazzare senza l'oppressione del guinzaglio.

Per essere febbraio era una giornata insolitamente calda, sembrava primavera, più che inverno. Era piacevolissimo stare al sole e sentire i raggi riscaldarti la pelle, ma quando diventò impellente il mio di bisognino capii che dovevo rientrare in casa.

Proprio mentre trafficavo con le chiavi, il cellulare mi avvisò dell'arrivo di un messaggio.

"Alle 11:00 al bar dell'ospedale? Ti devo una colazione ;-)"

Era Edward. Guardai l'ora. Le 10:00... o cavolo... Avrei dovuto di nuovo correre per arrivare in tempo. Gli risposi velocemente e rientrai in casa. Volai sotto la doccia e mi vestii in due minuti, indossando leggings neri, le mie immancabili Converse e felpa oversize (sottratta qualche tempo prima a Jason con non pochi insulti da parte sua). Mi lavai i denti e mi truccai leggermente con il solito mascara e burro cacao; avevo le labbra perennemente arrossate per il vizio di tormentarle.

Caffè. Ora avevo un estremo bisogno di caffè. E di nicotina. Questo maledetto vizio non riuscivo proprio a togliermelo, accidenti.

Raccattai di nuovo tutte le mie cose sparse in giro, lasciai una manciata di croccantini e dell'acqua per Bacon e finalmente uscii di casa.

In macchina c'era qualcuno a darmi il buongiorno.

WHAT A FEELING TO BE RIGHT HERE BESIDE YOU NOW
HOLDING YOU IN MY ARMS
WHEN THE AIR RAN OUT AND WE BOTH STARTED RUNNING WILD
THE SKY FELL DOWN
BUT YOU'VE GOT STARS IN YOUR EYES
AND I'VE GOT SOMETHING MISSING TONIGHT
WHAT A FEELING TO BE A KING BESIDE YOU,
SOMEHOW
I WISH I COULD BE THERE NOW...

<<Oh buongiorno anche a voi!>>. La mia giornata non poteva cominciare se gli One Direction non mi davano il buongiorno. L'ultimo album poi, rischiavo di consumarlo per quante volte lo ascoltavo.

Arrivata al parcheggio dell'ospedale però il buonumore sparì, lasciando il posto all'ansia. Mi diressi verso il mio solito posto che per fortuna trovai libero ma, scesa dalla macchina, presi a guardarmi intorno e a scrutare il viso di ogni passante.

Nulla di fatto però. Per fortuna dei quattro ragazzi non c'era traccia.

Varcai la soglia del bar alle 11:00 in punto ed Edward era già ai tavolini all'aperto ad aspettarmi. I raggi del sole schiarivano ancora di più il riflesso ramato dei suoi capelli e la mascella squadrata e il profilo dritto del suo naso non facevano che accentuarne la bellezza. Sembrava un divo di Hollywood più che un infermiere.

Poachers || H.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora