CAPITOLO 15 - LA FESTA

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Al suo rientro dallo shopping del sabato mattina, Michelle mi trovò a deprimermi sul divano davanti a Twilight, con un enorme barattolo di Nutella fra le mani e un pacco quasi finito di cookies. Era la mia cura in momenti come quello, e lei lo sapeva bene.

<<Tesoro, che hai?>>, mi chiese sedendosi sul divano e accarezzandomi i capelli. Era già successo prima. Quando le giornate erano troppo dure da sopportare e l'assenza di mio padre si faceva opprimente, mi rifugiavo nelle cose che amavo e lei era sempre stata lì, per consolarmi.

Così, non potendone più di tenermi tutto dentro, le raccontai ogni cosa, omettendo chiaramente la parte riguardante i quattro ragazzi.

<<Se le cose stanno così oramai è inutile che continui a rimuginarci su. C'è un modo migliore per non pensare più a quel ragazzo e far tornare il sorriso>>, mi disse lei alla fine del mio racconto, strappandomi dalle mani il grosso barattolo. Io la guardai come avrebbe fatto un bimbo al quale è stato tolto il ciuccio.

<<E sarebbe?>>, le chiesi aggrottando le sopracciglia contrariata, vedendo che non aveva affatto intenzione di ridarmelo.

<<Uscire di qui>>.

<<Ah... temevo lo dicessi. Beh, esci tu. Io non ne ho voglia>>, e incrociai le braccia al petto.

<<Chrys, hai ventitré anni. È sabato sera. Tu devi uscire, o ti porterò fuori con la forza>>.

<<E per andare dove?>>.

<<Non so, al cinema, a pattinare... farò qualunque cosa tu voglia per toglierti quel muso lungo che hai messo su>>.

<<A dire il vero... una cosa da fare ci sarebbe>>, dissi ricordandomi solo allora della festa. <<Sono stata invitata al compleanno di Dylan, hai presente?>>.

<<Dylan Anders, ma scherzi? Il tuo collega figo quasi quanto Edward?>>. Le si accesero gli occhi come due petardi al solo nominare Dylan.

Io sorvolai sul commento. <<Sai, non ho proprio voglia di andarci, ma se tu venissi con me... >>. Non riuscii neanche a finire la frase che lei già saltellava sul posto battendo le mani. Non perse tempo e mi trascinò via dal divano.

<<Avrò subito l'occasione di indossare questi!>>, disse indicandomi le buste dello shopping che aveva in una mano e tirandomi con l'altra. Quella ragazza aveva un'insana passione per le feste, esattamente l'opposto della sottoscritta.

<<Ma dove mi stai portando... uffa... >>, mi lamentai come una bambina.

<<Non rompere. Non vorrai mica andarci con quell'orrendo pigiama di pile?>>.

<<Hey, non insultare il mio pigiama!>>.

<<Fa schifo. Toglilo. E indossa... questo!>>. Aprì l'armadio e ne tirò fuori un... non so... una specie di top un po' più lungo del normale?

<<E io dovrei indossare quello?>>.

<<Certo>>, disse lei alzando gli occhi al cielo. <<È un vestito, hai presente? V-E-S-T-I-T-O>>, scandì lettera per lettera come se avessi problemi di ritardo mentale.

<<Quello è poco più che un pezzo di stoffa, non un V-E-S-T-I-T-O>>, le rifeci il verso.

Non mi stava neanche a sentire. Era terribilmente frustrante! Si era accovacciata in fondo all'armadio (che avrebbe fatto invidia a quello di Paris Hilton), con la testa ficcata chissà dove e il sedere in aria, e ne uscì alla fine con un paio di scarpe che non avrei indossato nemmeno se fosse stato l'ultimo paio al mondo. Erano dei vertiginosi decolleté, pieni zeppi di lustrini e paillettes.

Poachers || H.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora