CAPITOLO 12 - IL RAPIMENTO

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LIAM

<<Vuoi abbassare il volume, Cristo? Non riesco a pensare>>, gridai a Niall sopra il frastuono dell'autoradio per cercare di farmi sentire.

<<E a cosa devi pensare?>>, chiese Louis sarcastico.

<<A come iniziare il discorso con la ragazzina. Dobbiamo riuscire a cavarle di bocca ciò che sa, senza rivelare niente di noi. Mi sembra un'impresa>>, dissi quasi in un sussurro, stringendo i pugni e distogliendo lo sguardo dalla strada.

<<Ciò che forse sa, non dimenticarlo>>, mi corresse Zayn.

<<Già. Forse>>, aggiunsi, consapevole che aveva ragione. Ma avevamo forse un'altra scelta? No. Le avevamo vagliate tutte e quella era la nostra unica chance di ottenere risposte. Se mai le avessimo ottenute.

Dopo circa venti minuti di strada tutta uguale, la London Road, che separava Ringles Cross (il borgo dove risiedevamo) da Folden, giungemmo di nuovo al parcheggio dell'ospedale.

<<Speriamo che sia di turno stasera. Non mi va di passare tutte le notti qui a sperare di beccarla>>.

<<Stai zitto e dirigiti dove aveva parcheggiato la scorsa volta, Niall. Ho già tanti pensieri senza le tue lamentele>>.

Neanche dieci metri nel parcheggio e BINGO! Eccola la, la Ford Ka rossa della ragazza.

<<Sono le dieci passate, se è in turno come sembra, dovrebbe arrivare da un momento all'altro. Non distraetevi e aguzzate la vista. Se tentasse di scappare sapete cosa dobbiamo fare>>, dissi buttando fuori una nuvola di fumo di sigaretta.

C'era la remota possibilità che avesse parcheggiato in ospedale e poi fosse andata altrove con qualche collega, ma la sola idea di affrontare la delusione di non vederla neanche quella sera mi faceva stringere i pugni. Solo perché avevamo bisogno di informazioni, si intende.

Non passò molto che sentimmo delle voci in lontananza e poi alcune persone che camminavano in gruppo si sparpagliarono, procedendo ognuna in una direzione diversa.

Tra queste c'era lei. Dio, c'era lei...

<<Cazzo, eccola laggiù. Sta venendo qui>>, disse Niall.

La ragazzina aveva su il suo grosso giaccone nero e teneva le spalle leggermente incurvate, come a cercare di ripararsi dal freddo. Non appena ci vide rallentò il passo e poi si guardò intorno, come a sperare in una via di fuga o nell'aiuto dei suoi colleghi, che però erano ormai lontani.

Sembrava indecisa se proseguire verso la sua macchina o scappare, ma alla fine ci venne incontro e io non potei che esserne sollevato.

<<Scusate, quella sarebbe la mia macchina e io dovrei andare>>, disse con un filo di voce indicando la Ka rossa alle nostre spalle.

<<Non così in fretta>>, le intimai guardandola dritta negli occhi. A quel punto la sua reazione mi sorprese. Assunse un'aria indispettita e cambiò subito tono di voce.

<<Posso fare qualcosa per voi?>>.

<<Forse>>, disse Zayn.

<<O forse no. Quindi se volete scusarmi... >>, rispose acida, cercando di bypassarci. Ostentava una forza e una sicurezza che, sono sicuro, non possedeva. Già mi piaceva!

<<O forse si, perciò tu adesso vieni con noi>>, mi ritrovai a dire con un tono più aspro del necessario.

<<Altrimenti?>>. Faceva la dura, ma sapevo che aveva paura. Come avrebbe potuto non averne? Lei era sola, noi in quattro.

Poachers || H.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora