La vibrazione del telefonino che avevo nella tasca della divisa mi fece tornare sul pianeta Terra.
Dovevo sbrigarmi.
Il ragazzo sembrava essersi riaddormentato ed io ne approfittai per fare ciò per cui ero andata lì, ufficialmente. Diedi un veloce sguardo al sig. Williams, constatando che effettivamente stava molto meglio e annotai i parametri riportati sul suo monitor. Ci misi un minuto al massimo.
Mi voltai ancora una volta verso colui che aveva catturato tutti i miei pensieri in quei giorni. Colui che senza neanche accorgermene era diventato il centro del mio universo, anche solo con fugaci pensieri. "Ma che avrà mai con se questo ragazzo da attirarmi così tanto?" Il suo magnetismo era la forza più irrefrenabile contro cui mi trovavo a lottare da che avevo ricordo. E come tutti sanno, impedire l'attrazione tra due magneti di polo opposto è praticamente impossibile.
Ma in realtà non stavo lottando affatto... io da quella forza mi lasciavo trascinare inesorabilmente verso un baratro. Sarei per questo finita alla deriva? Non lo sapevo.
La cosa strana fu che ero pienamente consapevole di quanto fosse disperato il mio tentativo di entrare nella sua vita, ma anche totalmente incapace di farci qualcosa. In realtà non volevo oppormi, e questo con ogni probabilità mi avrebbe trascinato giù, a picco.
Ma oramai sentivo che non potevo più tirarmi indietro. Era già troppo tardi.
Io volevo conoscerlo, quel ragazzo. Sentire il suono della sua voce, infilare le mani nei suoi capelli per tastarne la consistenza e respirarne il profumo, sentirmi stringere da quelle braccia forti, incollare il suo corpo al mio. Sentirmi sua.
Ma che diavolo stavo pensando... Dio... sentirmi sua?
Uscii dalla stanza senza voltarmi e, ancora una volta, andai via dalla Terapia Intensiva senza salutare nessuno.
<<Perché ci hai messo tanto di la? Problemi?>>, mi chiese Edward una volta tornata in reparto.
A volte riusciva ad essere così soffocante! Avevo costantemente la sensazione di dovermi giustificare con lui; anche quando sembrava distratto, in realtà non mi perdeva mai di vista.
<<No, no. Mi sono solo fermata a chiacchierare con Luke>>, mentii per la centesima volta in due giorni, sicura di essere anche diventata paonazza. Non avevo mai detto tante bugie neanche in tutta la mia vita, ma come avrei potuto dirgli la verità? Edward era già appiccicoso di suo, anche con la consapevolezza che non ci fosse nessuno nella mia vita, figuriamoci se avesse sospettato che stolkeravo il ragazzo senza identità.
E poi io ero un tipo assolutamente riservato anche sulle cose più banali. Non avrei rivelato a Edward ciò che mi passava per la testa neanche sotto tortura cinese. Le mie emozioni e preoccupazioni le confidavo solo a mia madre e qualche volta alla mia coinquilina.
Lui lo sapeva, ma ciò nonostante tentava in ogni modo di carpire i miei segreti. Fatica sprecata, perché la mia bocca restò cucita a doppio filo per tutta la sera.
Finalmente anche quel turno finì e fui felicissima di rientrare in casa e trovare Michelle ad aspettarmi con dei biscotti al cioccolato appena sfornati.
<<Hola straniera. Sono due giorni che non ti vedo>>, mi disse sfilandosi i guantoni da cucina.
<<Si, ieri sera ho fatto più tardi del solito>>. Stranamente non indagò e fui felice quando passò ad altro, come gli ultimi pettegolezzi del suo ufficio.
<<Che facciamo stasera, birreria con Kimberly ed Alice o film e pop corn sul nostro divano?>>.
<<La seconda, Mickey. Sono esausta>>, risposi sfilandomi le Converse e buttandomi a peso morto sul divano. Chiusi gli occhi e mi rilassai, circondata dal profumo dei biscotti e preparandomi mentalmente alla serata super eccitante che mi si prospettava.
<<Domani hai il turno di mattina, giusto?>>, mi domandò Michelle finito il film, che per altro si rivelò una commedia orrenda, e incamminandosi verso la sua stanza.
<<No, cara, non ricordi? Faccio un altro turno serale. Mi ha chiesto il cambio Dylan>>.
<<Ah ok, allora Bacon lo porti fuori tu domani mattina?>>.
<<Certo non preoccuparti. Notte Mickey>>.
<<Notte>>, rispose lei sbadigliando.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi infilai nel letto, con Bacon acciambellato ai miei piedi. Avevo voglia di leggere ma avevo anche un sonno terribile, vista la nottataccia precedente. Appena sentii il calore delle coperte avvolgermi credo che mi addormentai all'istante, ma ricordo che l'ultima cosa a cui pensai fu un paio di occhi verdi che mi scrutavano curiosi. Li vedevo ogni volta che chiudevo i miei.
Avevo la sensazione di conoscerli, come se li avessi già visti prima, da qualche parte. Ma non riuscii proprio a ricordare dove.
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Poachers || H.S.
FanfictionCompleta. #40 in fanfiction al 9/7/18 >. Christine sembra una ragazza come tutte le altre: ha ventitré anni, lavora come infermiera presso l'ospedale della sua cittadina e ha qualche buon amico con cui trascorrere serate tranquille. Il bagaglio che...