CAPITOLO 81 - ESPLOSIONE

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HARRY

Dopo quella sera rividi Christine pochissime volte, nelle quattro settimane successive.

Il lavoro mi teneva lontano da lei e stava diventando uno strazio. Ogni volta che dovevo salutarla, senza avere la minima idea di quando sarei riuscito a rivederla, era un'agonia, perché potevamo stare insieme al massimo per un'ora e il tempo con lei sembrava volare.

Dopo il sesso, che facevamo non appena ci vedevamo, mi raccontava mille cose, con il suo solito entusiasmo negli occhi e sentirla parlare di quanto fosse bello per lei quello che stava facendo lì, era un'emozione unica per me.

Christine amava veramente il suo prossimo come se stessa e si dedicava alla sua professione con tutto il cuore. Non stentavo a credere che i colleghi la adorassero... forse troppo per i miei gusti, come quello stronzo di Samuele che le ronzava sempre intorno come un avvoltoio.

Quando Christine mi disse che gli aveva detto che io ero il fratello sono andato su tutte le furie.

<<Non me ne frega un cazzo se scopre chi sono!>>, le ho urlato quella sera. Poi me ne sono pentito subito, quando ho visto come si era rabbuiata alla mie parole.

Solo che non capisce che lei è mia e che nessuno può toccarla. Appena saremmo tornati a casa le avrei comprato l'anello più grande che sarei riuscito a trovare. Sì, volevo sposarla e al diavolo tutto.

Certo, avremmo dovuto aspettare un po', ma l'avrei sposata. Poteva giurarci.

Quando non ero con lei mi mancava da impazzire, perché le visite in piena notte che le facevo si stavano diradando e ogni volta avevo sempre meno tempo. Riuscivamo al massimo a fare una sveltina, nascosti tra quei maledetti container e il desiderio di fare l'amore per bene come facevamo un tempo, in un caldo e comodo letto, era diventato un ricordo ormai lontano.

Anche se dovevo ammettere che l'idea di svegliarla nel cuore della notte per dirle che ero fuori dal suo dormitorio ad aspettarla mi eccitava oltremodo. Ci metteva al massimo un paio di minuti a uscire da lì, mezza addormentata e con la voce impastata dal sonno, ma appena le infilavo due dita dentro si svegliava all'istante ed era subito bella bagnata e pronta per me.

Ogni volta che mi stringeva nella sua piccola mano e iniziava a muoverla su e giù lentamente, intimandomi di stare zitto e non ansimare per non essere scoperti, rischiavo di venire dopo pochi secondi. A volte invece, si precipitata subito giù, e guardarla mentre le sue labbra carnose mi succhiavano in quel modo mi mandava fuori di testa.

Si era abbronzata parecchio negli ultimi giorni, tuttavia non avrei mai creduto possibile che la sua pelle sarebbe potuta diventare ancora più bella. Non riuscivo a non accarezzarla, soprattutto quando la facevo voltare e piegare, per prenderla da dietro e farle mugolare il mio nome...

<<Styles! Mi stai ascoltando?>>.

Merda.

<<Scusa Lou... dicevi?>>. Non avevo capito niente di quello che mi aveva detto Louis fino a quel momento.

<<A che cazzo stavi pensando, si può sapere? Ti ho fatto tre volte la stessa domanda>>.

<<Lo sai Lou. Pensavo a lei. Stasera finalmente avremo un po' più di tempo per noi e ho intenzione di portarla fuori dal campo. È da quando è arrivata che glielo prometto ma non ne ho mai avuto il tempo>>.

<<Sì, ma dove hai intenzione di portarla? Non puoi allontanarti troppo, lo sai che potremmo essere chiamati da un momento all'altro. Ormai siamo agli sgoccioli. Lo abbiamo quasi preso quel pezzo di merda>>.

<<Lo so, ma sono settimane che va avanti così e poi non se ne fa niente. Non credo che proprio stasera sarà quella decisiva>>.

<<Questo non puoi saperlo>>. Aveva ragione cazzo. Ogni giorno poteva essere quello buono per catturare Green Eyes e la sua banda di bastardi.

Poachers || H.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora