CAPITOLO 46 - DAMMI SOLO UN MINUTO

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<<Va bene, mamma, buona notte. Ci vediamo domani>>.

Con uno sforzo sovrumano ero riuscita a far credere a mia madre che andasse tutto bene e che l'indomani sarei andata a prenderla, come ogni domenica.

Era passata una settimana.

Una settimana da quando ero scappata dalla baita in lacrime. Una settimana da quando ero scappata da Harry. Non un messaggio, ne una chiamata.

Almeno cento volte al giorno avevo controllato il cellulare in quelli che mi erano sembrati anni e non giorni, ma di Harry nessuna traccia. Poi col passare del tempo avevo smesso di controllare.

Quando la delusione per l'ostinato silenzio di quell'aggeggio era diventata insopportabile, avevo smesso di sperare che a Harry fosse mai importato qualcosa di me.

Fu come se non fosse mai esistito.

La mia vita riprese lentamente i suoi monotoni ritmi, tra lavoro e casa. Avevo visto Edward un paio di volte a casa nostra. Ci aveva portato le pizze e avevamo mangiato chiacchierando in cucina, come avevamo sempre fatto.

A chi mi domandava se c'era qualcosa che non andasse, rispondevo con la solita bugia: <<Va tutto bene, sono solo stanca>>.

La stessa cosa la dissi anche a mia madre, per giustificare il mio tono di voce monocorde e la scarsa attenzione che riuscivo a prestarle mentre chiacchierava al telefono.

Mi ero autoimposta di andarla a prendere per il nostro consueto giro di uno dei centri commerciali della zona. Tutto doveva sembrare come sempre. Avrei persino ricomprato MADE IN THE A.M., che era rimasto nella Range Rover.

Dopo cena mi defilai in camera mia con la solita scusa della stanchezza, lasciando Mickey a finire di sistemare la cucina. Quando venne a chiamarmi per esortarmi di nuovo ad uscire finsi di dormire.

Attaccai gli auricolari al cellulare e cercai su Spotify qualcosa da ascoltare. Quando mi giunsero all'orecchio le note di Hey Angel mi sorpresi del fatto che non fossi scoppiata a piangere. Ma a pensarci bene il mio corpo poteva tranquillamente essersi disidratato dopo aver versato tutte le lacrime che avevo in corpo e anche di più.

Fu forse perché ero distratta da quei pensieri che non mi accorsi subito dell'arrivo di un messaggio.

Quando volli controllare l'orario sul cellulare però lo notai. Il cuore mi balzo immediatamente in gola e le mani mi presero a sudare.

"Sei solo una stupida", mi dissi. Perché mai quella reazione? Se avesse voluto contattarmi lo avrebbe fatto molto prima, no? Sarà un messaggio di Edward o di un altro collega.

Infatti quando toccai l'icona scoprii che era Dylan che mi chiedeva un cambio turno per il martedì successivo. Gli risposi che per me andava bene e poi tornai a chiudere gli occhi, per godermi la musica ancora un po'.

Bip Bip.

Un altro messaggio.

Sarà il "grazie" di Dylan. Cliccai di nuovo sul telefono.

"Ho qualcosa di tuo da restituirti. H."

Successero varie cose in quel momento, ma non saprei dire con esattezza in che ordine.

Il mio cuore mancò un battito, balzai giù dal letto, le farfalle presero a banchettare sbronze nel mio stomaco e il cellulare mi cadde dalle mani. Poi corsi alla finestra, questo lo ricordo bene, perché ebbi come uno strano presentimento.

Harry era lì, di fronte alla sua macchina parcheggiata e stringeva tra le mani un oggetto tondeggiante a forma di cd.

Mi ritrassi immediatamente dalla finestra terrorizzata all'idea che potesse vedermi e iniziai a camminare avanti e indietro frenetica, non avendo la minima idea di che cavolo fare.

Rilessi quel messaggio almeno una dozzina di volte, sempre più incredula che lo avessi visto davvero.

Un momento.

"Ho qualcosa di tuo da restituirti. H.", non significava necessariamente una cosa positiva. Forse voleva unicamente sbarazzarsi di un cd che lui stesso aveva giudicato orrendo e semplicemente non voleva gettarlo via.

Con il massimo dell'autocontrollo possibile afferrai il cellulare e risposi al messaggio.

"Cosa vuoi Harry?". Mi tremavano le mani.

"Solo restituirti il cd. E parlare. Ho molte cose da dirti".

Ok, forse non voleva unicamente sbarazzarsi di un cd. Voleva anche parlare, ma di cosa? Di come mi aveva trattata l'ultima volta? Di come aveva lasciato che scappassi via senza fermarmi? Di come mi aveva ignorata per sei fottutissimi giorni?

Una parte di me moriva dalla voglia di rispondere SÌ a quel messaggio, ma un'altra parte era ancora furiosa per come si era comportato. E avrebbe voluto solo mandarlo al diavolo una volta per tutte.

Lascio a voi la scelta di quale parte fosse giusto che prevalesse sull'altra.

Io scelsi di rispondere di SÌ. Ma non subito, perché prevalse una terza parte, quella diabolica che voleva fargliela scontare almeno un pochino.

"Il cd puoi tenerlo. O buttarlo, se preferisci. Domani ho intenzione di ricomprarlo".

La sua risposta arrivò dopo neanche trenta secondi.

"'Fanculo il cd, Christine. Ho bisogno di vederti, di parlarti. Ti prego fammi entrare".

O mio Dio. La vera sorpresa non fu il messaggio, ma la reazione che provocò in me. Sentì immediatamente calore tra le gambe. Dannazione al traditore del mio corpo!

Non risposi più, infilai una tuta e un giaccone e mi precipitai fuori dall'appartamento. Prima di incontrarlo però cercai di ritrovare un briciolo di autocontrollo. Non potevo di certo farmi vedere così disperata; un atteggiamento freddo e distaccato era quello che ci voleva.

Così scesi i gradini lentamente e aprii il portone. Harry si staccò subito dalla macchina e smise di guardare lo schermo del suo cellulare, riponendolo nella tasca dei jeans.

I suoi occhi sembrarono illuminarsi quando mi vide e fece per venirmi incontro a grandi passi ma io lo fermai con una mano tesa.

<<No!>>, gridai spalancando gli occhi. Una patina li attraversò e io mi maledissi per questo. Ero convinta di aver esaurito la scorta di lacrime, ma evidentemente ce n'erano ancora. <<Non ti avvicinare>>, proseguii, con la voce rotta.

Il suo viso addolorato e la sua espressione straziata mi fecero vacillare, ma tenni duro. Lo dovevo a me stessa.

<<Christine, ti prego, lasciami spiegare. Ci sono molte cose che devo dirti e tu devi darmi la possibilità di farlo>>. Si era avvicinato di un paio di passi, così io arretrai.

<<Ti sbagli. Io non ti devo niente>>, dissi glaciale. Non riuscivo neanche a riconoscere la mia voce.

<<Non era quello che intendevo, so che non mi devi niente e che non ho scuse per come mi sono comportato, ma ti prego, ti scongiuro, dammi solo un minuto. Poi me ne andrò e non mi rivedrai mai più, se è questo che vuoi>>.

Rimasi impalata per alcuni istanti, poi mi girai e gli feci segno di seguirmi.

In realtà Harry non aveva bisogno di convincermi, perché sin dal momento che avevo letto il suo primo messaggio io lo avevo già perdonato.

Poachers || H.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora