CAPITOLO 26 - GALEOTTO FU QUEL TEMPORALE...

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<<Stavolta sono io che devo chiedere scusa per il ritardo. Sei qui da molto?>>. Era incredibile. Un altro giorno era volato via e mi ritrovavo di nuovo alla baita, come promesso.

<<Appena dieci minuti, non preoccuparti>>, mi rispose Zayn mettendo in moto il suv.

<<Hai trovato traffico?>>, mi chiese sul piazzale della baita mentre chiudevamo le macchine.

<<Si, un po'. Voi tutto bene? Come stanno i miei pazienti?>>. Ci avevo pensato tutto il giorno, chiedendomi come stessero.

<<Lascia stare. Harry si è fatto vivo solo per mangiare il tuo brodo; in compenso Liam ha rotto le palle saltellando su una gamba sola fino ad ora. Poi quando ha capito che stavo venendo a prenderti si è buttato sul divano con una fintissima espressione di sofferenza... >>.

<<Ahahahah... ma non mi dire!>>, scoppiai a ridere.

<<Già... è patetico... >>, disse, scuotendo la testa.

Una volta entrata in casa i ragazzi mi accolsero con il solito calore che oramai mi riservavano ogni volta.

Mi avvicinai al divano per controllare il mio finto malato. Liam era disteso, proprio come aveva detto Zayn, fingendo atroci sofferenze.

<<Sei pessimo, Liam!>>, gli sussurrai, trovando impossibile trattenere il sorriso. Gli sfasciai nel frattempo la caviglia, che non era neanche più gonfia come il giorno prima.

<<Mi fa male, giuro! Ma perché nessuno vuole credermi?>>.

<<Forse perché hai saltellato finora per tutta la casa?>>, gli sussurrai ancora, facendogli l'occhiolino e attenta a non farmi sentire dagli altri.

<<Tu sei un maledetto stronzo spione, Zayn!>>, urlò rivolgendosi al suo amico che nel frattempo si teneva la pancia per quanto stesse ridendo.

Terminato con Liam mi guardai intorno. Di lui nessuna traccia.

Quando non ne potei più mi feci coraggio e domandai dov'era.

<<È in camera sua. Sali pure e digli che tra poco sarà pronta la cena>>, mi disse Niall. Liam si accigliò, ma lo ignorai.

Salii i gradini, lentamente stavolta. Non avevo fretta, ne nulla da temere. Ero stata invitata a farlo da uno dei padroni di casa.

Ma allora perché il mio cuore aveva ricominciato a galoppare come impazzito?

Bussai piano alla sua porta. Mi sudavano le mani. Dopo quella che mi sembrò un'eternità, non ricevendo risposta, mi voltai e mi diressi di nuovo verso le scale quando mi parve di sentire un flebile <<Avanti>>. Tornai indietro, abbassai  la maniglia ed entrai, chiudendomi la porta alle spalle.

La stanza era di nuovo in penombra e Harry giaceva sdraiato sul letto, con le cuffiette alle orecchie, collegate al cellulare. I suoi occhi non si aprirono ne lui si mosse, quando mi avvicinai.

Vedendo che mi ignorava deliberatamente mi feci coraggio e mi sedetti cautamente sul letto. Lui aprì appena gli occhi, per poi richiuderli subito dopo. Il fatto che non mi avesse ancora cacciata era buon segno, no?

<<Come va?>>, sussurrai.

Silenzio.

Alzai un po' di più la voce. <<Harry, come stai?>>.

Si tolse una cuffia dall'orecchio e mi guardo. <<Che ci fai qui?>>.

<<Niall mi ha detto che potevo salire. Volevo solo sapere come stavi>>.

Poachers || H.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora