CAPITOLO 61 - ...E FINITA PEGGIO

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<<Che significa che non hai idea di quando potrai tornare, Harry?>>.

Ero al limite.

In un baratro.

Un altro passo e sarei crollata.

Proprio il giorno in cui avevo più bisogno di lui, del suo sostegno e del suo affetto, mi comunicò che sarebbe dovuto ripartire la sera stessa e per di più con un biglietto di sola andata. Ecco quello che doveva dirmi ed era molto, molto peggio di ciò che mi aspettavo.

<<È stata una cosa improvvisa. Una sorpresa anche per noi. Una spiacevole sorpresa. Eravamo appena rientrati e non ci aspettavamo che la situazione evolvesse così velocemente da necessitare di nuovo la nostra presenza. Ho provato a parlare col capo ma non c'è stato niente da fare. Mi dispiace>>, mi sussurrò Harry, tenendomi stretta a lui e baciandomi i capelli.

Quando mi fui calmata e rassegnata all'idea di vederlo andare via di nuovo, gli raccontai quello che era successo con Edward, di come avevo saputo della sua richiesta di trasferimento e di come mi aveva trattata.

<<Credimi Christine, immagino che tu stia soffrendo molto in questo momento, ma forse per lui è meglio così. Era palese che eravate arrivati al punto di rottura: a lui la tua amicizia non bastava più. Voleva dell'altro e tu non eri disposta a darglielo. Non c'è futuro per un rapporto del genere e io questo te lo avevo già detto>>.

<<Si, è vero, ma per me è difficile rinunciarci comunque>>.

<<Dovrai farlo. Per lui>>.

Aveva ragione, come sempre.

Dovevo sforzarmi di non essere egoista e di accettare la sua decisione. Magari col tempo, dimenticandomi, avremmo potuto riallacciare i rapporti e tornare, se non proprio ad essere amici come prima, quanto meno ad avere un rapporto cordiale.

<<A che ora avete il volo?>>, domandai a Harry, mentre preparavo il caffè per entrambi.

<<Tra quattro ore>>.

<<Così presto? Ma sono già le 2.00!>>.

<<Beh, abbiamo ancora un'ora... vieni qui... >>. Harry mi trascinò a se, facendo aderire i nostri corpi e le nostre labbra, come si fa con i palmi delle mani, quando ci si accinge a raccoglierle in preghiera.

E così i nostri corpi si fusero, come i nostri respiri, e presto dimenticai completamente il caffè, il viaggio ed Edward.

Harry mi sollevò per le cosce, trascinandomi in camera da letto, non staccando un attimo le sue labbra dalle mie, se non per guardarmi, eccitato.

Io già fremevo alla sola idea di quel contatto che presto, ne ero sicura, mi avrebbe trascinata verso un nuovo mondo inesplorato.

In effetti lui iniziò a slacciarmi i pantaloni, lentamente, leccandosi le labbra carnose e scrutandomi da sotto le sue folte ciglia. Le sue adorabili fossette fecero capolino, perché un sorriso malizioso si fece spazio fra di esse, mentre il suo sguardo compiaciuto osservava ogni minima reazione del mio corpo.

Prima fra tutte il rossore delle mie guance e il mio respiro già ansante.

E ancora non era successo praticamente nulla.

Ero ancora semi vestita, con la felpa, il reggiseno e le mutandine indosso; solo i jeans erano calati fin sotto le ginocchia.

Harry si abbassò sulle mie cosce, baciandole e carezzandole dolcemente, e poi appoggiò tutta la faccia sul mio sesso, sopra le mutandine, inspirando profondamente, come faceva spesso. Quel gesto mi faceva impazzire.

Poachers || H.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora