<<Dove hai parcheggiato, in Brasile?>>, chiese Edward dopo appena tre minuti di camminata.
<<Non ti lamentare e accelera il passo. E poi scusa, tu come sei venuto fin qui?>>.
<<Con Bryan, il mio coinquilino>>.
<<Allora porto prima te a casa e poi proseguo verso la mia>>.
<<Chrys, sono le 2.00 di notte. Non starò tranquillo fin quando non ti saprò in casa, al sicuro>>.
<<Ma poi dovrai fartela a piedi fino a casa tua>>.
<<Mmm... cinquecento metri di strada tutto solo... una missione piena di incognite!>>, ironizzò.
Stetti quasi per ribattere di nuovo ma poi cambiai idea ripensando all'incontro più strano della mia vita fatto solo tre giorni prima. Forse era più saggio farsi accompagnare.
Dopo aver battibeccato ancora, persino su chi doveva guidare la mia macchina (ovviamente la spuntai io), finalmente mi misi alla guida e potemmo andarcene. Mi sentivo già meglio. Pigiai sul tasto dell'accensione e lo stereo prese vita.
<<Cos'è questa roba che stavi ascoltando?>>, chiese lui con espressione disgustata e fingendo di portarsi le mani alle orecchie. <<Almeno abbassa il volume!>>.
<<Se continui così ti lascio a piedi, ti avverto>>.
<<Ancora con questa ossessione per gli One Direction?>>.
<<E tu allora? Ti sei bevuto il cervello appresso ai Pink Floyd!>>.
<<Cosa? Non puoi paragonarli! Per tua informazione i Pink Floyd sono uno dei gruppi più importanti della storia della musica, non come questi mocciosi>>.
Gli rivolsi un'occhiata omicida e cominciai ad elencargli tutti i motivi per cui non ero d'accordo con lui. Il nostro dialogo, o per meglio dire battibecco, continuò così per tutto il viaggio, finché non spensi il motore sotto casa mia.
<<Che fai, vieni dentro?>>, gli chiesi distrattamente, sfilando le chiavi e raccattando la mia borsa.
<<Oh, sarebbe magnifico ma non credi che almeno la prima volta dovremmo prendere precauzioni?>>, mi rispose lui divertito. Quando realizzai ciò che gli avevo appena chiesto lo colpii con la borsa, diventando paonazza. <<Sei un idiota>>. Lui non si scompose affatto e continuò a ridere e a prendermi in giro.
Appena aperta la porta di casa, Bacon ci venne incontro ma non mi filò neanche di striscio; corse immediatamente tra le braccia tese di Edward, leccandogli tutta la faccia. Mio malgrado fui costretta ad ammettere che Michelle aveva proprio ragione.
Preparai due tazze fumanti di the al limone e ci sedemmo a gustarle sugli sgabelli in cucina. Dopo tutto, era bello litigare con Edward e trascorrere il tempo in sua compagnia. Mi faceva stare bene ed era l'unica persona di sesso maschile che tollerassi a meno di un metro di distanza da me, a parte...
<<Sai Chrys, stavo pensando... >>, incominciò a dirmi distogliendomi da quell'inopportuno pensiero e avvicinandosi alle mie spalle mentre lavavo le tazze del the, <<... che dovremmo fare un week end da qualche parte>>.
Mi si accostò fino a sfiorarmi l'orecchio con il naso e mi cinse appena la vita con le mani. Io mi irrigidii all'istante.
<<Potremmo andare a Liverpool. In treno impiegheremmo meno di tre ore. Che ne pensi?>>.
D'istinto mi voltai ma me ne pentii l'attimo dopo, perché appena lo feci Edward poggiò le sue labbra sulle mie.
Con la lingua si fece largo fra le mie labbra che esitavano a schiudersi, insinuandosi con prepotenza. Dopo un attimo di esitazione mi lasciai andare, disorientata dalla sua irruenza, e iniziai a immaginare di accarezzare le sue braccia tatuate, così lisce sotto il mio tocco, per poi affondare le mie dita tra i suoi ricci...
...un momento... ma quali ricci? Ma che diavolo stavo facendo?
Spalancai gli occhi e mi allontanai inorridita. Con uno spintone lo allontanai da me.
<<Edward, ma che ti prende? Sei impazzito?>>, urlai in preda all'agitazione.
<<Mi sembra evidente>>, rispose sarcastico.
<<Non possiamo farlo!>>.
<<Lo stavamo già facendo e non mi sembrava neanche che ti dispiacesse!>>.
<<Non intendevo quello e lo sai>>.
<<No, non lo so... cosa intendevi? Spiegamelo, perché io non ti capisco>>. Era arrabbiato. E parecchio anche.
<<Noi siamo amici e gli amici non si baciano>>.
<<E perché no? Cosa ci sarebbe di male?>>. Si passò le mani tra i capelli, frustrato. Anche lui stava urlando. <<Cristo, ci conosciamo da quanto? Due anni? E tu ancora non riesci a lasciarti andare. Io sarei perfetto per te... saremmo perfetti insieme... perché non vuoi capirlo?>>.
Ero sconvolta. Edward doveva essere impazzito. Non potevo credere che per tutto quel tempo non stesse aspettando altro che l'occasione giusta per saltarmi addosso e infilarmi la lingua in bocca. Io credevo fosse mio amico. Credevo di conoscerlo.
Ma mi sbagliavo.
Cercai con tutte le forze di scacciare le lacrime che ormai mi appannavano gli occhi; non volevo assolutamente piangere.
<<Ora vorrei che tu andassi, Edward>>, gli intimai uscendo dalla cucina a grandi passi, camminando verso l'ingresso.
<<Con molto piacere>>, ruggì lui furioso e poi se ne andò davvero, sbattendo la porta.
Crollai lì dov'ero, sul pavimento dietro quella porta sbattuta in faccia, insieme all'amara verità. Per tutto quel tempo Edward aveva solo finto di essere mio amico. Nessun pentimento da parte sua.
Piansi per non so quanto tempo, con la testa fra le ginocchia, come feci il 19 novembre di molti anni prima.
Anche Edward se n'era andato e io mi sentii più sola che mai.
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Poachers || H.S.
FanfictionCompleta. #40 in fanfiction al 9/7/18 >. Christine sembra una ragazza come tutte le altre: ha ventitré anni, lavora come infermiera presso l'ospedale della sua cittadina e ha qualche buon amico con cui trascorrere serate tranquille. Il bagaglio che...