Avevo sempre avuto una brutta sensazione riguardo a Liam, sin dalla prima volta che lo vidi e infatti non mi sbagliavo: emanava un aura negativa. Era sempre stato come un presentimento costante, un monito della mia coscienza che mi intimava a stare in guardia. Una specie di sesto senso per il pericolo. E io mi fidavo del mio sesto senso.
Quando il gruppo di criminali si incamminò per seguire le orme di Harry e della sua squadra per sorprenderli alle spalle, la mia decisione era già presa. Non gli avrei permesso di tendere loro un agguato fosse stata l'ultima cosa che facevo.
Così, con la complicità dell'oscurità e degli arbusti sul sentiero, li seguii.
Mi tenni a distanza di sicurezza sul quel percorso accidentato che si incuneava tra rovi e fitta vegetazione, ma non li persi di vista un solo istante. Avevo braccia e gambe ferite dai rami e gli insetti, grossi come uccelli, mi stavano divorando, ma per fermarmi avrebbero dovuto uccidermi.
Le ballerine mi facevano sentire tutte le asperità del terreno, era praticamente come camminare scalza sui sassi e mi meravigliai io stessa di come riuscissi a tenere il passo di quegli uomini vestiti da capo a piedi con abiti pesanti e robusti scarponi.
Non so per quanto camminai, sempre attaccata al culo di quel gruppo di assassini ma dopo un tempo che mi parve infinito, rallentarono fino a fermarsi. Si appostarono tra gli alberi e lo stesso feci io, a debita distanza. Avevano sicuramente dei binocoli, coi quali spiavano il luogo del loro interesse, perché uno di loro iniziò a fare la cronaca di quello che stava succedendo.
Mi parve di capire che anche il gruppo di Harry era appostato e pronto per fare irruzione in quello che presumibilmente era il covo dei bracconieri.
Ed era proprio quello il momento di agire. Se avessi aspettato ancora c'era la possibilità che non facessi in tempo ad avvisarli dell'imboscata, così mi feci il segno della croce, mi caricai di coraggio e iniziai ad indietreggiare e a spostarmi di lato tra la fitta vegetazione. Se fossi riuscita a fare un bel giro largo, avrei potuto raggiungere Harry e gli altri senza essere vista da Liam.
Con le ultime forze rimastemi e ignorando il dolore ai piedi e il bruciore dei graffi, percorsi quei metri con il cuore in gola, pregando affinché tutto andasse per il meglio. Avevo una paura fottuta, ma non avevo scelta. Io dovevo tentare di salvarli.
Quando raggiunsi una distanza tale da riuscire a scorgere sia il covo dei bracconieri, sia il punto in cui Liam e i suoi erano appostati, mi fermai.
Ora o mai più, mi dissi per incoraggiarmi.
Ma fu troppo tardi.
Il gruppo di Harry fece irruzione nel covo e quasi immediatamente il rumore devastante dei colpi d'arma da fuoco invase tutto ciò che mi circondava. Era così assordante che mi coprii le orecchie con le mani e mi rannicchiai al suolo, terrorizzata.
Per diversi istanti, forse minuti, non ebbi il coraggio di guardare ma poi aprii gli occhi e quello che vidi mi lasciò quasi di strucco.
Tre uomini con indosso abiti mimetici e i polsi ammanettati dietro la schiena venivano scortati fuori dal covo dall'intera squadra di polizia. Si dimenavano e urlavano bestemmie e parole indicibili, ma erano tenuti sotto tiro dagli altri.
Ce l'avevano fatta. I miei amici avevano catturato i criminali e ne erano usciti illesi.
Ma era troppo bello per durare. Lo avevo sempre sostenuto e proprio in quel momento quella vecchia e ormai ben nota sensazione si ripresentò prepotente. Nella mia vita ogni volta che sembrava filare tutto liscio, succedeva sempre qualcosa che rovinava tutto e anche quella volta, ovviamente, non fu da meno.
Liam e i suoi si fecero avanti e circondarono i ragazzi.
Senza rifletterci un solo istante di più, iniziai a correre a perdifiato per raggiungerli e provare ancora ad avvertirli del tradimento, ma più mi avvicinavo più i miei occhi venivano rapiti dagli uomini appena catturati e in particolare da uno di essi.
Era alto e robusto, sulla quarantina, forse quarantacinque e aveva qualcosa di familiare. Parlava con lentezza e guardava il suo interlocutore dritto negli occhi, con rabbia. Il suo interlocutore era proprio Harry, affiancato da Liam. Lo scenario che avevo davanti in quel momento andava ben oltre le mie aspettative. Mai nella vita mi sarei dimenticata di ciò che i miei occhi inorriditi stavano fissando.
Nonostante il pericolo che ero consapevole stessero correndo il mio ragazzo e i miei amici non riuscivo più a pensare lucidamente e ad avanzare. Ero ferma, a pochi metri da loro, che nella baraonda generale non mi avevano notata.
Ero come paralizzata, non riuscivo a togliermi dalla testa il volto di quel bracconiere. Era molto bello, con folti capelli neri, lucidi, e profondi occhi verdi.
Profondi occhi verdi.
Profondi occhi verdi identici ai miei.
Era lui il Green Eyes di cui mi aveva parlato Harry. Colui che lo aveva ridotto in fin di vita quasi un anno prima. Colui che Harry odiava disperatamente. Era sempre stato lui.
Quando Liam gli puntò il fucile in piena faccia urlai: <<Papààààà... >>.
Si voltarono tutti nella mia direzione, Harry compreso, che lasciò immediatamente mio padre e mi venne incontro.
Mio padre.
Quello era mio padre.
<<Christine, ma che cavolo ci fai qui? Che cazzo succede? Chi è tuo padre?>>. Mi chiese Harry con espressione sconvolta e bianco come un cencio, ma io non riuscivo a rispondere. Ero ancora paralizzata, con gli occhi fissi negli occhi di mio padre. Harry prese a scuotermi per le spalle ma le parole non ne volevano sapere di venir fuori.
A malapena stetti a sentirlo perché il mio cervello si concertò su un unico suono: la flebile voce di mio padre.
<<Christine, sei proprio tu?>>, sussurrò.
Feci un segno affermativo con la testa e poi mi si riempirono gli occhi di lacrime e il cuore di felicità. Era vivo. E non era un sogno. Lui era proprio lì, a pochi metri da me.
<<Allora mi rispondi? Non puoi stare qui, è pericoloso. Tu devi andartene... >>, mi continuava a ripetere Harry, mentre mi scuoteva dalle spalle e tentava di trascinarmi via.
Poi accadde qualcosa di orribile. Qualcosa che avrebbe segnato le vite di tutti noi per sempre.
Uno dei bracconieri in qualche modo si liberò delle manette e, impugnata una pistola, la puntò dritta contro la testa di mio padre, il quale rimase impassibile. Non era riuscito a distogliere lo sguardo neanche lui, continuava a fissarmi, evidentemente sotto shock quanto me. Quella fu la molla che mi fece scattare di nuovo.
Vedere con i miei occhi che era in reale pericolo di vita dopo tanti anni in cui lo avevo creduto morto mi diede una scossa fortissima. Era come perderlo una seconda volta, proprio nell'istante in cui lo avevo appena ritrovato, così feci forse la cosa più stupida che il mio cervello avesse mai concepito: mi liberai dalla presa di Harry e ripresi a correre per raggiungerlo, per proteggerlo e disarmare colui che lo minacciava.
Ma il bracconiere che puntava la pistola alla testa di mio padre, forse colto alla sprovvista dal mio repentino movimento, sollevò il braccio nella mia direzione, puntò l'arma e fece fuoco.
In meno di un secondo sentii un grand dolore e poi più niente.
Il buio mi avvolse.
SPAZIO AUTRICE
Buon dì fanciulle! Anche oggi ho deciso di tenervi un po' sulle spine fino al prossimo aggiornamento 😈😈... cosa vi immaginate che succederà? E cosa ne pensate del fatto che il padre di Christine, non solo è vivo, ma è il famigerato Green Eyes, uno dei bracconieri più ricercati dalla polizia del Regno Unito?
Mi raccomando continuate a leggere, non potete certo perdere l'EPILOGO!!Ciaooo
Cinthia💘
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Poachers || H.S.
FanfictionCompleta. #40 in fanfiction al 9/7/18 >. Christine sembra una ragazza come tutte le altre: ha ventitré anni, lavora come infermiera presso l'ospedale della sua cittadina e ha qualche buon amico con cui trascorrere serate tranquille. Il bagaglio che...