CAPITOLO 41 - LITTLE THINGS

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Quando le note della chitarra presero vita dalle mani esperte di Niall il mio corpo intero fu percorso da un brivido. E quel brivido non mi abbandonò per tutta la canzone. Era la cosa più bella che avessi mai ascoltato. Mi aspettavo che fossero bravi, non so bene perché, ma quello che ascoltai andò al di là di ogni mia più rosea previsione.

I primi versi furono cantati da Zayn: la sua voce era leggermente roca ma sorprendentemente intonata. Fu una sorpresa incredibile scoprire che aveva una così bella voce.

Poi fu la volta di Liam. La sua di voce era molto più melodiosa di quella di Zayn, ma altrettanto intonata; era un piacere ascoltarla.

Quando arrivò la strofa di Louis non potei fare a meno di sorridere. La sua voce era molto particolare, acuta, quasi effeminata, ma altrettanto armoniosa.

Sentivo quel ritmo sconosciuto prendere il sopravvento nelle mie emozioni ed amplificare al massimo ogni mia sensazione. Lo stupore per primo, perché mai avrei pensato che i ragazzi avessero una così bella voce e poi la meraviglia, nello scoprire che sapevano essere anche romantici. Le parole che abbandonavano soavi le loro labbra erano un canto d'amore, come fosse stato scritto da un poeta per la sua amata.

Non potei fare a meno di chiedermi che tipo di voce avesse Harry e la curiosità di scoprirlo mi scorreva nelle vene più veloce del sangue stesso. La tanto agognata risposta non tardò ad arrivare.

Il mio cuore galoppava già veloce, ma quando Harry iniziò a cantare la sua strofa, pensai che volesse uscirmi fuori dal petto. Avrei potuto facilmente immaginare che la sua intonazione naturalmente roca nel parlare sarebbe stata mantenuta nel canto. Ciò che non potevo sapere però era quello che avrebbe suscitato in me quella voce.

Qualcosa dentro di me era cambiato nell'istante stesso in cui lui aveva intonato le prime note. Non riuscivo a capire cosa fosse esattamente, ma mi sentivo diversa e questa strana sensazione cresceva a mano a mano che lui continuava a cantare.

Neanche per un attimo distolse i suoi splendidi occhi color giada dai miei e lo stesso feci io, ma non per mia scelta. Non guardarlo mi era impossibile.

Potevo leggere tutta l'emozione e l'ardente passione che erano celate nel suo cuore attraverso quegli occhi così profondi e in quel momento capii che erano stati sempre sinceri con me e che in fondo lo avevo sempre saputo.

Feci finta, anche solo per un istante, che le parole che pronunciava con tanto trasporto fossero state scritte per me e me soltanto, e fu allora che mi iniziarono a pizzicare gli occhi. Il pensiero che in realtà mi stessi raccontando una bugia era quasi insopportabile. Mi rilassai un po' solo quando fu la volta di Niall di cantare, sprigionando una voce molto particolare, quasi infantile, rispetto a quelle dei suoi amici, ma altrettanto bella.

E poi le loro voci si unirono e fu come un coro di angeli. I miei angeli.

Quando la canzone finì non potei più trattenere le lacrime che sgorgarono veloci rigandomi le guance. Ero stata travolta da una specie di Sindrome di Stendhal, quella che ti prende al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza.

La loro canzone e le loro voci erano di gran lunga l'opera d'arte più pura e sublime alla quale io avessi mai assistito.

<<Guardate, sta piangendo. Io ti avevo avvisata che non eravamo un granché, ma addirittura piangere... >>, mi disse Niall sorridendo e facendomi l'occhiolino.

Risi anch'io mentre mi asciugavo gli occhi sulle maniche della felpa.

<<Allora, che ne pensi?>>, mi chiese Liam.

<<Penso che dovreste depositarne i diritti e inciderla>>. Mi guadagnai dei "va a quel paese" e qualche spintone, così aggiunsi: <<Dico sul serio. Non sto scherzando. Secondo me fareste strada. Dovreste andare a X Factor>>.

<<A noi ci basta cantare per noi stessi. Ogni tanto scriviamo qualche testo e Niall poi trova l'arrangiamento giusto, ma niente di più.

<<Chi ha scritto il testo di Little Things?>>. Mi tremò la voce nel chiederlo, divenuta roca dopo le lacrime.

<<Ognuno ha scritto il verso che ha cantato. E ora scusate se vi abbandono ma salgo in camera a chiamare mia madre e poi vado a letto, sono esausto>>, mi rispose Louis scompigliandomi i capelli al suo passaggio.

Merda.

Mia madre. "Domani è domenica. Che le dico?".

Presi il telefonino dalla borsa e corsi fuori a chiamarla. Erano le nove passate e la immaginai già furiosa per averla trascurata di nuovo negli ultimi giorni.

Dopo i primi soliti attimi di panico appena sentì il suono della mia voce, arrivò il momento di dirle che l'indomani non ci saremmo viste. Già immaginavo grida di disapprovazione e imprecazioni ma mia madre, ancora una volta, mi sorprese, come era solita fare. Forse la conoscevo meno di quanto credessi, o forse stava semplicemente cambiando, adattandosi ai miei di cambiamenti.

<<Mamma devo dirti una cosa. Domani non potremo vederci>>, dissi trattenendo il respiro.

<<Oh. È una cosa seria?>>

<<In che senso, scusa?>>. Sinceramente non capivo la sua domanda. O forse finsi di non capire.

<<Beh, immagino che per non vederci avrai un impegno molto importante. Così importante da non poter essere rimandato>>.

<<Ecco, io... suppongo di si. Ma non si tratta di lavoro>>.

<<Non ho mai pensato che si trattasse di lavoro>>.

<<E allora... >>

<<Sono stata giovane anch'io, ricordi? E nessuno al mondo ti conosce meglio di colei che ti ha messa al mondo>>.

Scoppiai di nuovo in singhiozzi.

<<Oh mamma... vorrei che fossi qui... mi sento così strana... mi formicola lo stomaco, arrossisco di continuo e il mio cuore sembra fibrillante. Non mi sono mai sentita così in vita mia e non so che fare>>.

<<Non c'è niente che tu possa fare ormai, Christine. Devi prenderti ciò che viene e accettarne le conseguenze. Stenti a riconoscerne i sintomi perché è una cosa nuova per te, ma io li conosco fin troppo bene, amore mio. Quello che stai provando si chiama amore... o forse mi sbaglio?>>.

Rimasi in silenzio per quelli che mi sembrarono lunghissimi minuti. Nel mio cuore sapevo che aveva ragione, ma sentirglielo dire mi diede il coraggio di ammettere a me stessa che non si sbagliava. Potevo quasi vederla sorridere al di la del telefono e ciò bastò a tranquillizzarmi. Feci un lungo respiro e poi sussurrai: <<No, mamma. Non ti sbagli. Io mi sono innamorata>>.

Poachers || H.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora