"Shawn?" Chiese mia mamma appena aprii la porta di casa.
Non risposi, semplicemente mi trascinai fino al divano e mi ci buttai sopra.
Tutto ciò che avrei voluto sarebbe stato dormire per quarantotto ore ma qualcuno dall'alto decise che mia madre avrebbe dovuto fare una sfuriata esattamente in quel momento.
"Shawn! Ti ho chiamato per tutta la notte!" Disse.
"Sono le sei e tu ti presenti a casa senza dire nulla, sono stata sveglia tutto il tempo."
Alzai la faccia dal cuscino e cercai di guardarla.
"Mi stai facendo quasi venire voglia di andare a scuola""Ci andrai, infatti." Cercò di essere severa, poi si arrese sedendosi vicino a me.
"Shawn" poggiò una mano sulla mia schiena.
"Vorrei che tu potessi uscire dai guai in qualche modo, qualsiasi modo. Ogni notte resto in pensiero temendo che qualcuno possa spararti."
Restai in silenzio anche perché ero troppo stanco per risponderle.
"Sono stata io a sbagliare qualcosa?" Poi chiese e la sua voce spezzata mi diede la carica per alzarmi.
"Non hai sbagliato nulla, mamma, torna a dormire." Andai verso la cucina e mi bevvi un caffè senza alcuna fretta.
Ero stato tutta la notte a cercare di trattare con altre gang locali, ma la rivalità era troppa e così l'orgoglio e i ragazzini si erano divertiti a tirare fuori le armi.
Il mio corpo era ancora scosso dall'adrenalina quindi decisi di sedermi e chiudere gli occhi per qualche momento.
"Shawn!" Sembrò essere passato un secondo quando mi sentii chiamare da mia sorella Lacey.
Aprii di nuovo gli occhi stanchi e cercai di sbattere velocemente le palpebre pesanti.Mi guardò e mi sorrise e io capì che era ora di andare e che avrebbe voluto uno strappo.
Sviando il traffico con la mia moto arrivammo in un tempo breve al grande edificio bianco e color mattone.
Il primo giorno di scuola, quasi non mi venne da vomitare.
Non persi tempo e mi affrettai ad osservare le ragazze nuove, minigonne e short erano indossati su fisici a dir poco spettacolari, sorrisi.
Lacey era già sparita nel nulla quindi mi affrettai a raggiungere il ritrovo dei miei amici.
"Hey Shawn, hai un aspetto tremendo"
"Lo so" risposi bruscamente sedendomi sul prato, sotto un albero."Non cederanno, sono abbastanza stupidi da pretendere una guerra." Dissi volendo tenerli al corrente dell'intera situazione.
"Dovresti parlarne con Cameron" suggerì Nash. Qualche minuto dopo lo vedemmo arrivare in macchina con una ragazza.
Ricordai di averla vista di sfuggita qualche giorno prima a casa di lui.
"Aye Dallas, chi è lei?" Chiese Carter e io guardai altrove, non potendo essere meno interessato all'argomento.
"Un'amica, starà con noi per un po'"
Cam divagò e non capii il perché, mi infastidiva il fatto che lui avesse portato quella ragazza con se quando sapeva perfettamente che avremmo dovuto parlare di affari.
"Okay, io sono Nash, lui è Carter, lui è Matt e lui-"
Mi indicò il moro ma io non alzai lo sguardo e non reagii. Non ero dell'umore giusto per le interazioni sociali.
Praticamente non lo ero mai.
"È un maleducato" disse lei lanciandomi una frecciatina che mi infastidì abbastanza da farmi girare.
La osservai: era una ragazza un po' minuta con i capelli di un colore indecifrabile e gli occhi verdi, un'espressione corrucciata e perplessa contornava il suo volto.
Avrei voluto godere di qualche visuale del suo fisico ma era abbastanza impossibile dal momento che indossava una maglietta trenta taglie più grande, inoltre il suo stupido accento inglese risuonava nelle mie orecchie come un fischio.
Ugh.
Mi alzai facendo qualche passo lento verso di lei, vidi con la coda dell'occhio Cameron muoversi a disagio, non voleva che io le dicessi nulla e avrei rispettato la sua volontà se soltanto lei non mi avesse risposto come se fosse la regina delle stronze.
"Brooke è meglio che tu-" iniziò Cameron ma io gli feci segno che a lei ci avrei pensato io.
Masticai la mia gomma in un modo volgare e poi usai la mano sinistra per togliermi gli occhiali da sole che avevo messo soltanto per coprire la mia faccia da morto.
Continuai a fissarla intensamente per intimidirla ma lei non sembrava voler indietreggiare o distogliere lo sguardo.
Più la osservavo più riuscivo a decifrare la sua estrema bellezza.
Le porsi la mano e, insieme a questa, il migliore dei sorrisi falsi che avessi mai potuto fare e quando la strinse la tirai violentemente verso di me, facendo in modo che sbattesse sulla mia figura, di gran lunga robusta rispetto alla sua.
Era così presa alla sprovvista dalle mie azioni che quasi non mi fece venire voglia di sorridere, quasi.
"Sono Shawn Mendes e non so cosa tu abbia o non abbia sentito su di me ma" abbassai la voce avvicinandomi al suo orecchio.
La vicinanza mandò un leggero brivido per la mia schiena, il suo respiro vicino al mio collo mi fece sentire uno strano formicolio.
"Se mi parli così un'altra volta, sarò l'ultima persona che vedrai" la minacciai cercando di spaventarla il più possibile.
Riuscii nel mio intento perché si mise paura e mi guardò con le labbra socchiuse mentre mi rimettevo gli occhiali.
Mi voltai lasciandola in balia di se stessa e di Cameron che stava cercando di dirle che 'non è premuroso rispondere male a Shawn Mendes'.
Bravi, il concetto sembra chiaro e qui il mio lavoro è finito.
"Shawn, che cazzo? Perché le hai risposto così?" Chiese Nash facendomi alzare un sopracciglio.
"Non avrei dovuto per qualche motivo in particolare o semplicemente pensi che io sia stato particolarmente antipatico?" Chiesi e lui sbuffò.
"Quando sarai dell'umore giusto e non sembrerai una ragazzina con le mestruazioni ne parleremo."
"Parlare di cosa?" Mi incuriosì il suo essere così misterioso, Nash non era tipo da tenere qualcuno appositamente sulle spine.
"Non lo hai capito? Brooke è la figlia della compagna del padre di Cameron."
Mi girai stupito.
"E perché lui non ci avrebbe detto nulla?" In risposta lui alzò le spalle e continuò a camminare.
Ghignai, sarebbe stato intrigante testare i limiti dell'inglese e io avevo intenzione di premere ognuno dei suoi fottuti bottoni.
Brooke, sei nel mirino.
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Good. [Shawn Mendes]
FanfictionE se mi avesse guardato il quel modo per qualche altro secondo, probabilmente non avrei risposto delle mie azioni.