A Minute

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Brooklyn's POV

Presi un grande respiro pronta a camminare per la navata.

"Cinque minuti" sussurrò mia zia prendendomi le spalle e io sorrisi appena perché nello stesso momento vidi mio padre avvicinarsi con mio fratello.

No, ti prego.

"Brooke, abbiamo appena incontrato Valentin."

Si ciao papà, sono mesi che non ci vediamo, come stai?

Avevo un pessimo rapporto con entrambi, come avrete potuto immaginare.

"E?" Chiesi.

"E vogliamo dirti di tornare con noi in Inghilterra perché è palese che questo posto non sappia darti quello di cui hai bisogno, il college e la carriera dei tuoi sogni sono esattamente dove si trova casa tua"

Stavo per rispondere che adesso questa era casa mia ma decisi di farne a meno perché probabilmente la mia era una situazione temporanea.

"Io-"

"Non devi rispondermi adesso, magari tra qualche ora, pensaci con calma." Disse e si dileguò insieme a mio fratello che non aveva aperto bocca e non aveva fatto altro che guardarsi intorno con aria disgustata.

Non c'era modo che potessi tornare in Inghilterra, non dopo la notte precedente.

"Brooke, è ora" mi dissero e le porte si aprirono: camminai per la navata abbastanza impacciatamente e nervosamente, sentivo gli occhi di tutti addosso e non avrei voluto essere così al centro dell'attenzione.

Chinai il capo dopo aver sorriso gentilmente ai miei parenti e mi sistemai i capelli.

Non incrociai Shawn e non ebbi nemmeno la possibilità di cercarlo, sarebbe stato troppo palese.

Piuttosto vidi Cameron seduto vicino a Lacey, con la mano sulla sua gamba e lo sguardo impuntato sul suo viso.

Mi sentii talmente emotiva da avere un tremolio alle gambe.

Non ero mai stata la tipa da non riuscire a vivere senza qualcuno, da non riuscire a stare senza un ragazzo al mio fianco ma certamente anche io, come ogni adolescente, sognavo il ragazzo da favola.

In Inghilterra io e Valentin venivamo letteralmente eletti la coppia dell'anno ogni anno, i nostri genitori erano convinti che fossimo fatti l'uno per l'altra e lo credevo anche io.

Ma in quella malsana trappola in cui mi trovavo non riuscii a pensare ad altro se non alle mani di Shawn sui miei fianchi e al mio respiro ansimante sul suo collo.

Una volta preso il mio posto non riuscii a non pensare: era solo una cosa nella mia testa la relazione con Shawn? E soprattutto, avrei dovuto rinunciare all'opportunità di tornare a casa mia o no?

Senza che me me ne accorgessi il matrimonio era finito, mia madre piangeva e Dan era così felice, tutto stava andando perfettamente ma io non riuscivo a smettere di fissare mio padre e mio fratello alla fine della navata.

Appena si creò un po' di confusione riuscii ad uscire fuori per prendere una boccata d'aria.

Avevo bisogno di respirare per pensare lucidamente e soprattutto avevo un dannato bisogno di allontanami da quella bolgia di gente.

"Che hai?" Mi girai squadrando Shawn che aveva una mano intorno al mio polso.

"Non è il momento"

"Lo è" disse arrabbiato e io mi trattenni dallo schiaffeggiarlo.

"Vuoi fare un giro?" Poi chiese addolcendo i suoi severi lineamenti.

"Non posso, Shawn. Io devo salutare-" Mi interruppe baciandomi inaspettatamente davanti a tutti.

Se ci avesse visto Valentin sarebbe stato complicato da spiegare il motivo per cui avevo appena baciato il migliore amico di mio fratello che, per giunta, aveva un succhiotto sulla mascella fatto da me la sera prima mentre facevamo i preliminari.

Non mi sembrava il caso.

"Non lasciare che ti rovinino la giornata" mi accarezzò la guancia guardandomi dritta negli occhi con una sicurezza disarmante.

Sospirai e afferrai la sua mano trascinandolo dietro un muretto e prendendolo dal papillon per poi baciarlo.

Letteralmente avevo bisogno di qualcuno che mi tranquillizzasse e allo stesso tempo che mi facesse credere che c'erano buoni motivi per restare a Londra, e Shawn era tutti e due.

Sentii il suo respiro diventare più pesante e la sua mano allungarsi verso i miei fianchi quindi al fine di non prolungare la cosa più del previsto mi staccai e gli sorrisi maliziosamente.

La tensione sessuale era così potente che se qualcuno non ci avesse fermato saremmo stati capaci di prendere un taxi per tornare a casa e fare sesso.

Mi allontanai cercando di riprendere un tono decente e continuai a salutare i parenti come se nulla fosse successo.

Mendes, cosa mi stai facendo?

***

Il rinfresco era a dir poco bellissimo. Tutto era decorato con la massima cura ed attenzione e i dettagli erano da togliere il fiato.

Ero seduta al mio tavolo quando il figlio del capo di mia madre mi invitò a ballare a ritmo di Dancing Queen degli ABBA.

Volentieri mi alzai tentando di seguire quanto possibile il movimento del piccolo che probabilmente sapeva muoversi meglio di me.

Shawn era circondato da alcune ragazze che non inquadrai immediatamente, in ogni caso sembrava occupato con loro quindi evitai di disturbarlo.

Appena cambiò la canzone vidi Valentin alzarsi dal tavolo e dirigersi verso di me.

"Posso avere la sua mano?" Chiese al bimbo gentilmente e lui annuì dileguandosi.

Valentin era bellissimo in giacca e cravatta e il suo sorriso era luminoso quanto mi ricordavo che fosse.

"Wow" disse guardandomi soddisfatto.

"Cosa?" Sorrisi e lui mise le mani intorno ai miei fianchi dondolandomi.

"Sei bellissima. Voglio dire, da togliere il fiato e sono così contento di essere qui con te. Mi sei mancata così tanto"

"Anche tu" dissi istintivamente sorridendogli, Valentin era estremamente gentile e comprensivo e pronto a prendersi cura di me.

Non ci feci nemmeno caso quando poggiai una mano sulla sua guancia.

"So che è stato difficile per te Brooke, so anche che è tanto chiederti di buttare tutto l'impegno che hai messo nel costruire qualcosa in questo posto, ma io sarò qui qualsiasi decisione prenderai." Sorrisi e mi appoggiai sulla sua spalla.

In un secondo tutta la mia tranquillità scomparve perché vidi Shawn afferrare per il braccio la più carina delle ragazze sedute vicino a lui e portarla da qualche parte fuori dalla sala.

"Oh mio" sussurrai prima che, involontariamente, le lacrime raggiunsero i miei occhi.

Ovviamente non avrei dovuto reagire così ma non era di certo qualcosa che avrei potuto controllare.

"Scusa, dammi un attimo" sussurrai per poi uscire di fretta dalla sala, cercando di calmarmi prima che qualcuno potesse vedermi.

Good. [Shawn Mendes]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora