Rule Number One

1.4K 95 18
                                    

Dopo un'ora buona lei era ancora intenta a battere i pugni sulla porta.

Mi dispiace dirtelo bambola, ma nessuno userà la palestra oggi.

"Piantala, mi stai facendo venire il mal di testa."

"Perché hai chiuso quella cazzo di porta a chiave?" Era furiosa.

"Perché mi stavo divertendo" le risposi con noncuranza.

Sbuffò e si girò mettendo in ordine veramente.

Aveva un corpo fantastico e avrei fatto la prima mossa se solo lei fosse stata come le altre. Ma lei era irascibile e non avrebbe tollerato un'altra parola da parte mia, figuriamoci se l'avessi toccata.

"Fa caldo"

"Togli la maglietta" intimai, se lo avesse fatto non sarei stato responsabile delle mie azioni.

"Non oggi, piccolo pervertito"

"Pensi che ti guarderò?" Ridacchiai.

Certo che la guarderesti, coglione. Le sbaveresti anche dietro probabilmente.

"Ovvio che no, sei troppo figo per guardarmi" cercò di farmi capire che stava scherzando ma io mi sentii come se ci fosse rimasta veramente male.

"Sei intelligente a volte" smorzai la tensione ma lei continuò a sistemare senza curarsi nemmeno della mia presenza.

"Puoi fare qualcosa di utile?" Poi parlò.

"Come?"

"Mettere in ordine quello scaffale?"

Mi alzai cercando di ideare un piano abbastanza valido per far sì che lei potesse avere un qualsiasi contatto fisico con me.

Ovviamente non era propensa ad avvicinarsi o a parlare o ad avere una qualunque interazione quindi dovevo trovare un modo per farle cambiare idea.

Non essendo in grado di giungere ad alcuna conclusione decisi di continuare ad ordinare.

Quando mi girai, per mia sorpresa, Brooklyn era sdraiata su un tappetino da salto e stava dormendo.

Non persi un secondo per spostare il mobile e afferrare le chiavi; feci un po' di rumore, tuttavia lei non se ne accorse.

Non riuscii a smettere di fissarla quindi mi sedetti per terra con la schiena appoggiata al grande scaffale, lasciando che il mio sguardo incontrasse il suo viso quante volte esso desiderasse per minuti, poi ore.

Trova un modo, Shawn.

Pensa a qualcosa.

Frustrato buttai la testa all'indietro e, involontariamente, colpii il mobile con una forza inaspettata.

Da quello cadde un barattolo di vetro schiantandosi prima sul muro, poi direttamente sulla mia spalla.

"Cazzo" urlai istintivamente.

La maggior parte del vetro era per terra ma alcuni pezzi erano incastrati nella mia pelle, attraverso la mia maglietta che cominciava a colorarsi di rosso.

Non mi faceva malissimo, avrei potuto sopportarlo ma decisi di agire come se fosse la cosa più dolorosa del mondo quando vidi Brooklyn aprire gli occhi e alzarsi velocemente, quasi non inciampò per correre ad aiutarmi.

Good. [Shawn Mendes]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora