Mi svegliò il mio stupido telefono che suonava. Le serrande erano chiuse, così come la porta della mia camera.
Nessuno era lì a svegliarmi e nella casa non c'era la solita confusione di Toronto alla quale mi ero quasi del tutto abituata.
Niente profumo della colazione, niente mamma che mi urlava di sbrigarmi, niente rumore del telegiornale che si stava guardando Dan ma soprattutto, niente risate di Cameron né baci di Shawn.
Presi l'iPhone dal comodino e pensai più e più volte di rispondere agli innumerevoli messaggi di Lacey, infine capii che il Canada era il passato e che avrei dovuto guardare avanti.
Mi alzai, truccandomi e vestendomi al meglio delle mie capacità perché avrei voluto distrarre tutti dalla mia cazzo di faccia da depressa.
Ed era solo il primo giorno, non avrei mai potuto immaginare che gli altri sarebbero stati peggio, uno peggio dell'altro.
Sentii bussare alla porta e quando la aprii trovai davanti a me Valentin, ero così sollevata e felice di vederlo.
"Val" sorrisi abbracciandolo.
"Stai bene?" Annuii cacciando indietro le lacrime perché in quel momento tutto ciò che avrei voluto fare sarebbe stato urlare "No!".
Tuttavia lui fu comprensivo, e non forzò effusioni e cose simili. Sapeva che non avevo bisogno di quello.
Quando arrivai a scuola molte persone mi salutarono emozionate, dicendo che gli ero mancata, tra di loro alcuni dei miei amici più stretti ma tutto quello a cui pensavo erano Cameron e Lacey.
Provai ad essere attenta quel giorno a scuola, provai ad essere attenta continuamente, ogni mese che passava mi sentivo come se fossi un pesce fuor d'acqua.
E pochi mesi dopo mi accorsi che la mia relazione con Valentin stava diventando sempre di più una farsa.
Eravamo sul letto di camera mia quando lui attaccò il mio collo cominciando a baciarmi. Era la mia unica distrazione, l'unica cosa a cui riuscivo ad aggrapparmi per sviare i miei pensieri malsani.
Misi le mani dietro il suo collo e lui tentò di slacciarmi i pantaloni.
"No, aspetta" sussurrai ma fu come se in quel momento non mi stesse ascoltando perché mi prese in braccio portandomi fino alla scrivania.
"Sei pronta?" Mi sussurrò nell'orecchio e io scossi la testa.
"Val" implorai, in risposta mi infilò le mani sotto la maglietta.
"Valentin!" Urlai spingendolo via e lui letteralmente mi guardò sconcertato.
"Non voglio farlo, non ancora"
Rise ironicamente.
"Brooke stiamo insieme da anni, cazzo, io ti ho aspettata per tutto questo tempo ma tu devi rispettarmi."
Mi infilai le mani nei capelli perché non sapevo cosa dire.
"Senti io - io non sono pronta adesso mi dispiace."
"Con Shawn lo sei stata però" sussurrò e il mio cuore perse un battito mentre alzavo lo sguardo.
"Cosa hai detto?"
Fu veloce ad avvicinarsi.
"Lui ti ha toccata come piace a te, non è vero?"
Mi stava mettendo paura ed ebbi un brivido per tutta la schiena.
Non aveva mai parlato di Shawn prima e nemmeno io lo avevo fatto quindi non avevo idea di come questo argomento potesse essere uscito fuori dalla sua testa.
Non riuscii a dire una parola perché tra tutte le frasi nella mia testa in quel momento, nessuna sembrava adatta.
"Rilassati Brooke, stavo scherzando"
indietreggiò ridendo, o forse finse di ridere ma mi spaventò dannatamente.
"Non prendere tutto così sul serio"
La voce ancora mi moriva in gola mentre lo vedevo prendere la sua giacca e uscire dalla porta.
"Ci vediamo dopo, bambina" ammiccò e io mi sedetti sul letto perché mi resi conto che le mie gambe non avrebbero più potuto supportare il mio peso.
Cazzo.
Fu lì che avrei dovuto capire che le cose stavano prendendo una strana piega.
Valentin era sempre più strano, e ogni volta che ci vedevamo cercava di mettermi le mani addosso, tutto ciò non fece altro che spingermi e spingermi a sentirmi insicura su me e sul mio
corpo.Avere fame mi sembrava un peccato e non riuscivo più a vedermi bella se non dopo aver vomitato.
Ci fu un episodio che mi mandò al limite, al culmine e, senza pensarci più di tanto, decisi di fare le valigie.
Fortunatamente i soldi non erano un problema perché avevo lavorato come assistente di mio padre e lui mi pagava modestamente.
Con tutti i miei dannatissimi risparmi decisi di prenotare il primo biglietto di sola andata per Toronto, era ovvio che sarei dovuta tornare in Inghilterra prima o poi ma non mi sentivo proprio di dare a questo evento una data.
Presi il telefono più volte per scrivere a Cameron, a Lacey, a Shawn.
Ma mi sembrò infinitamente inutile.
Feci la valigia mettendo dentro tutto il necessario per restare, per tutta la durata del volo pensai solo ed esclusivamente a Shawn Mendes.
Nemmeno mia madre sapeva del mio arrivo, era stata lei qualche giorno prima a chiamarmi e a riferirmi che Shawn era in una sorta di confraternita in quel momento, quindi era ovvio che quella sarebbe stata la mia prima tappa.
Mi sentii come se stessi facendo una pazzia, ma non avevo altra scelta: restare in Inghilterra sarebbe stato come soffocare e soffocare ed io avevo così bisogno di aria.
Una volta arrivata all'aeroporto presi il primo taxi e gli dissi frettolosamente l'indirizzo.
La confraternita non era così lontana da casa mia, o almeno non era difficilmente raggiungibile.
Quando scesi dal veicolo non potei fare a meno di guardare la grande e ben curata casa davanti a me.
Come facesse Shawn a permettersi una cosa del genere mi sarebbe rimasto sempre ignoto.
Mi guardai per qualche secondo per vedere se avessi qualcosa fuori posto: mi ero messa un vestito abbastanza carino e avevo i miei stivaletti preferiti.
I capelli non erano più disordinati del normale e, in ogni caso, il cappello li avrebbe coperti un pochino.
"Okay, sei pronta, puoi farcela." Dissi a me stessa prendendo un grande respiro.
Con un immenso coraggio suonai alla porta della confraternita e un secondo dopo me ne pentii, infatti mi girai verso il giardino della grande casa facendo finta di non essere assolutamente agitata.
Sentii le mie mani tremare intorno al bagaglio e nemmeno ebbi il coraggio di voltarmi quando sentii lo scricchiolio della porta.
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Good. [Shawn Mendes]
Fiksi PenggemarE se mi avesse guardato il quel modo per qualche altro secondo, probabilmente non avrei risposto delle mie azioni.