Capitolo 24

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Un sospiro dato senza alcun bisogno si disperse fugacemente nell‘aria fredda. L'atmosfera tersa di indecisione, esitazione, e una punta di timore fin troppo percettibile fu trafitta da un braccio che si alzava lentamente, poi dilaniata da una mano il cui suono, un battito su un'antica porta di legno, risuonò ferocemente lungo il tetro corridoio.

La sede nascosta della Confraternita delle Anime Perdute era molto diversa da Risen Manor.
Fontane di sangue che occupavano ogni angolo, il cui contenuto zampillava veloce infrangendo anche il pavimento con le sue lacrime color cremisi. Ragnatele e nidiate di pipistrelli sovrastavano il soffitto, terrificanti colonne ornate da terribili facce mostruose sostenevano gli archi a sesto acuto, e infine quell' odore... l'odore che rendeva malvagi.
Sangue, aria densa e invasa da quel profumo ferroso, di cui Risen Manor era quasi totalmente priva. Harmon non voleva rischiare incidenti, né trovarsi di fronte ad una lite tra Vampiri.

In quella fortezza però le speranze si erano diradate già da molto tempo. I Vampiri che la frequentavano erano bestie sprovviste del più esile barlume di ragionevolezza.
Vivevano per il sangue, per uccidere, per fare del male... e tutti quelli che vi si trovavano davanti appartenevano alla stessa categoria.

Draco Lucius Malfoy attese con pazienza, ogni muscolo del suo corpo tanto teso da far male. I pugni erano stretti in una morsa soffocante e le braccia rigide lungo i fianchi, statiche, erano appena scosse da un lieve tremolio.
La mascella serrata, gli occhi che fissavano un punto imprecisato della porta, i pensieri che si contorcevano in ricordi, che formavano domande, che arrivavano al punto morto della situazione. Una situazione tanto intricata da risultare impossibile...

Voltò appena la testa verso destra, deciso a distogliere lo sguardo dalla sua condanna. Quello non era mai stato posto per lui, glielo sussurrava una voce leggera dentro la sua testa, che Draco si stava sforzando di ignorare.

Non sapeva con esattezza come fosse finito a far parte di quella setta, a dire il vero. I suoi genitori erano stati d'accordo... e anche i Mangiamorte. Sì, perfino lui.
Perché si era sempre considerato un dannato come loro, una creatura infernale destinata ad un futuro senza salvezza.

« Avanti ».

Nell'udire quella voce Draco socchiuse per un momento le palpebre, poi si fece coraggio e ruotò la maniglia di bronzo.
Gawain Aldous Faken si era sempre trattato bene.

Il suo studio era immenso, grande quasi quanto la Sala Grande di Hogwarts; buio e tetro, era racchiuso da alte bifore ad ornare le pareti, ben coperte da lunghe tende nere, onde a evitare di far passare anche il più tenue spiraglio di luce.

Era infatti risaputo quanto i raggi solari provocassero fastidio ai Vampiri di indole malvagia, che alla loro esposizione rischiavano seriamente di scottarsi, bruciare, e nel peggiore dei casi, morire.
Il sole era quasi un loro nemico mortale, una fonte di energia da cui stare alla larga il più possibile... ma non per Draco, su cui non esercitava l'effetto previsto.

Il resto della stanza era occupato da antichi tavoli e divani, statue grottesche e agghiaccianti, e l'ultima parete in fondo era occupata interamente da un grosso mobile di legno, stipato di polverose bottiglie di sangue. Dovevano essercene a decine, ma nessuna di esse sembrò essere mai stata aperta.

Draco richiuse la porta dietro di sé, dentro di sé la tremenda consapevolezza di essersi messo in trappola. Un pipistrello gli svolazzò con rapidità accanto alla testa.
La stanza non era vuota. Al centro vi era Gawain, vecchio e mostruoso come sempre, che fino a un momento prima stava conversando con un Vampiro quasi esattamente come lui, conosciuto come Brayden. Sul divano di velluto sulla sinistra della stanza erano accomodate due donne: Alene, che non appena vide Draco gli scoccò uno sguardo cupo, e

Deidra, una Vampira bellissima dalla pelle rossastra cannibale sin dalla nascita, da cui il ragazzo si era sempre tenuto alla larga. Infine, accanto a una finestra buia, stava Cassian.
Tutti si voltarono verso di lui non appena entrò; Draco rimase però impassibile, come congelato, cercando di guardare solo Gawain, i cui occhi scuri, identici a quelli di Voldemort, si soffermarono su di lui con brutalità.

« Aloysius » disse, con voce gutturale e grottesca.

La sua pelle bianca pareva brillare, in confronto alla penombra che regnava nella grande stanza, ampliata dal fatto che le candele poggiate sui tavoli si stavano lentamente spegnendo.

Draco continuò a tacere, guardandolo senza espressione. Sapeva che avrebbe dovuto trovare una storia alternativa al più presto... accidenti alla Mezzosangue!

« Cosa è andato storto? » domandò Gawain con tono lievemente minaccioso, mentre tutti gli altri Vampiri tacevano, in attesa.

Il silenzio denso che in quel preciso istante riempiva la stanza sembrava soffocarlo, perciò Draco deglutì, prima di prendere la parola.

« A quanto pare mi ero sbagliato. Draycia non mi avrebbe salvato » disse in tono neutro, mentre gli altri Vampiri lo valutavano con gli occhi ridotti a fessure.

La sua frase fu seguita da un breve silenzio penoso, troncato poi dalla voce di Cassian:

« Tu stesso hai affermato di essere convinto che lei... »

« Lo so - lo interruppe Draco all'istante, con le mani fredde e tremanti affondate nelle tasche dei pantaloni - Ma tiene più alla vita di Potter che alla mia. Me ne sono reso conto troppo tardi ».

Sapeva di suonare patetico, come quelle parole buttate lì sul momento... ma si sforzò di non vergognarsi di ciò che stava dicendo. Dopotutto era la verità, aveva fatto male i calcoli, e negando avrebbe peggiorato ancora di più la sua situazione.
Sostenne a malapena lo sguardo impassibile di Gawain, che sembrò radiografarlo, con la brutta bocca contorta in una smorfia sdegnosa.

« Ma hai interrotto il piano prima che fosse compiuto. Ti sei tirato indietro ».

« Sapevo già che non avrebbe funzionato » ribatté Draco velocemente, con un senso di oppressione che cominciava ad attanagliarlo.

Alle sue parole seguì di nuovo il silenzio. Un silenzio diverso.

Draco sapeva che quella frase sarebbe arrivata. Lo sapeva. Ma serrò i pugni dentro le tasche, rigido come un palo, aspettando... che il momento giungesse per portarlo via da tutto quanto.

« Bè, questo vuol dire Licantropo, no? »

Era stata Deidra a parlare, che si era alzata con fare regale. I suoi occhi alteri e freddi inflissero a Draco quella che per i Vampiri era la punizione più atroce.

Una settimana intera, in una prigione, in compagnia di un Licantropo a digiuno da due settimane.
Draco accolse quelle parole con rassegnazione alla sua vita ormai conclusa, e suo malgrado piegò appena l'angolo della bocca, in un sorrisetto amaro. Era finita.

« Licantropo? - riecheggiò Alene accigliata, con voce un po' interdetta - ma... è da decenni che non viene più assegnata una punizione del genere ».

« Esatto - disse Deidra, avvicinandosi a Draco di un passo - è bene non dimenticare la tradizione, no? Aloysius la manterrà in vita affinché non venga dimenticata ».

I suoi occhi rimasero fissi su quelli di Draco, brillanti di una luce perversa, per poi posarsi su Gawain, che ghignava rendendo il suo volto mostruoso ancora più raccapricciante.

« E sia - dichiarò infine - il primo Gennaio, alla nostra fortezza. Non c'è modo migliore per iniziare il nuovo anno » aggiunse, concludendo con una risata a cui presto si unirono anche gli altri... ma non lui, che desiderò di non poterla udire.

Note:
Ehy ragazze auguri di buon anno ❤
Ecco il capitolo ❤
Scusate per il ritardo. Spero che vi piaccia ❤
Un megabacione
Noemi 💜

Vampires ~ Incubus & Succubus [ Dramione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora