Un appuntamento

8.2K 407 18
                                    

Dopo aver affrontato quella mattinata movimentata, a metà pomeriggio diedi il benvenuto a uno dei nostri clienti abituali.
Roberto arrivò con la sua costosa auto sportiva nera e il solito sorriso smagliante da attore di Hollywood.
Non che avesse effettivamente a che fare con il mondo dello spettacolo, era un dirigente d'azienda.
Aveva un debole per la sottoscritta e il fatto che se la passasse bene e fosse un uomo maturo, di dieci anni più grande di me, mi faceva di tanto in tanto pensare che forse non avrei sbagliato cedendo al suo corteggiamento: sarebbe stato un buon padre per Camilla, dopotutto.
Quando arrivò al Sogni Tranquilli ero in giardino con la mia bambina.
I parenti di Montserrat più avanti negli anni si stavano riposando, mentre quelli più giovani e attivi erano andati a fare una passeggiata per il paese.
«Come stanno le mie belle ragazze?» domandò l'uomo, allegro, chinandosi per abbracciare Camilla e porgerle poi un pacchettino.
Lo osservai più da vicino, aveva un fisico asciutto, corti capelli scuri e grandi occhi azzurri, un filo di barba sul mento. Era proprio un bel vedere.
«Ciao Roby!» trillò Camilla sorridente.
Salutai a mia volta e aggiunsi, scuotendo la testa: «Sei molto gentile, ma devi smetterla di portare dei regali a Camilla. Potrebbe farci l'abitudine.»
Lui mi fissò intensamente, poi mi abbracciò. «E cosa ci sarebbe di male?» Ammiccò. «Comunque ho un regalo anche per la mamma questa volta.»
«Cosa?» gli urlai dietro mentre si dirigeva verso la sua auto e ritornava con una scatola bianca e piatta chiusa da un grosso nastro verde chiaro.
«E questo?» Presi il pacchetto dalle sue mani.
«Potresti metterlo stasera. Vi porto fuori a cena.»
«Mamma, guarda, la Barbie che si sposa!» esclamò la mia bimba felicissima. Aveva già strappato la carta del suo regalo, impedendomi di esprimere il mio rifiuto per l'invito a cena di Roberto.
Quest'ultimo sorrise soddisfatto. «Ti piace, tesoro?» chiese a Camilla, che in tutta risposta corse ad abbracciarlo. Lui la prese in braccio. «Speriamo che anche la tua mamma apprezzi il suo regalo.»
«Mamma, aprilo» strillò allora mia figlia, dritta nell'orecchio dell'uomo, che però fece finta di niente e non la rimproverò.
«Non posso accettarlo, mi dispiace» dissi, convinta, porgendo il dono a Roberto che però fece cenno di no con la testa.
«Vado in camera a sistemare le mie cose. Tra un'ora ho una riunione. Ho prenotato per le otto» ribatté in tono risoluto. «Fatevi trovare pronte, principesse.»
Schioccò un bacio sulla guancia a tutte e due e se ne andò.

Poco dopo Mario e Giovanna tornarono dalla loro ennesima passeggiata, il primo teneva in braccio un impaurito gattino color carbone.
Giò notò subito l'auto di Roberto. «Missi, vedo che Mister Macho è tornato. Posso andare a fargli una visitina?» Si ravviò i capelli con un gesto che doveva sembrare sensuale ma che risultò solo ridicolo.
Mario la rimproverò: «Sei la solita gallina. Aiutami a sistemare Bianchino, piuttosto.» Il gattino color della fuliggine si nascose tra le braccia dell'uomo.
La gemella sbuffò in modo teatrale, come un'adolescente. «Come farò a trovare l'uomo dei miei sogni se mi ostacoli sempre così?»
Soffocai una risatina con un colpo di tosse, che Giò interpretò come un verso di solidarietà nei suoi confronti.
«Vero, Missi? E poi Roberto è così affascinante. Assomiglia tanto al protagonista di quel film dove ci sono tutti quegli uomini muscolosi e sudati che combattono con indosso le mutande e un mantello rosso» asserì, assorta.
Li lasciai a continuare il loro bisticcio e mi allontanai con Cami.
In effetti il bel dirigente non aveva niente da invidiare a Gerard Butler di 300, se non che, come l'attore stesso nella vita reale, non portava la barba lunga come Leonida. A mio parere, la cosa giocava solo a suo favore.

Andai in camera con il pacchetto che conteneva il vestito, mentre Cami mi seguì, tutta impegnata a giocare con la sua nuova Barbie.
Oltre a qualche cartolina per Natale e regalo di compleanno, Roberto non si era spinto, e di certo non avevo mai ricevuto un abito da lui, quindi ero curiosa.
Così chiusi la porta della camera che condividevo con Cami e appoggiai la scatola sul letto.
«Mamma, ora lo apri?» mi domandò la piccola, incuriosita.
Annuii e sciolsi il nastro verde, poi tirai fuori il vestito.
Era un abito blu scuro senza maniche e la gonna lunga fino al ginocchio. Il tessuto era leggerissimo e si vedeva lontano un miglio quanto fosse pregiato. Infatti quando detti uno sguardo all'etichetta, riconobbi il nome di uno di quegli stilisti che si sentivano nominare nei servizi al telegiornale sulla settimana della moda a Milano.
Quel vestito doveva essere costato una piccola fortuna.
Finalmente, con i gridolini di Camilla in sottofondo, mi decisi a provarlo.
La stoffa mi scivolò perfettamente sulla pelle, come le delicate ma esperte mani di un amante. Oh, cosa andavo a pensare, per di più con la bambina presente.
Mi guardai allo specchio. La taglia era proprio la mia e il vestito nascondeva sapientemente i chili di troppo che mi portavo dietro da dopo la gravidanza.
La scollatura a V dell'abito era ampia ma non troppo, quel che bastava a valorizzare il décolleté.
Feci un paio di giri, in un attimo di vanità, e mi sollevai i capelli con le mani come in una crocchia. La seta della sottoveste era perfetta sulla mia pelle. Era la prima volta in vita mia che indossavo un abito come quello e mi sentii come una diva.
«Mamma, sei bellissima! Andiamo con Roberto?»
Sorrisi alla mia bambina e mi sedetti sul letto vicino a lei. «Se ti fa piacere, amore, andiamo.» La abbracciai stretta.
Camillae io meritavamo una serata diversa; fu questo che mi spinse a non disdire ilnostro appuntamento con Roberto.


Alle otto meno un quarto ero in cucina con Camilla, entrambe pronte per uscire. Io indossavo il vestito nuovo e un paio di scarpe col tacco color panna abbinate a una pochette dello stesso colore.
Camilla portava un vestitino sbracciato azzurro lungo fino al ginocchio, con la gonna orlata di pizzo e un golfino a maniche corte bianco che aveva ricamato mia madre per me, quando ero piccola. Era incantevole; le avevo raccolto i capelli in una crocchia con dei fermacapelli a forma di farfalla. Adoravo avere una bimba da poter pettinare e preparare.
«Ciao, principesse!» salutò Roberto appena arrivò in cucina. «Siete stupende.»
Guardò Cami con affetto e la sottoscritta con... era desiderio quello nei suoi occhi?
«Ciao Roby!» lo salutò a sua volta mia figlia, correndogli incontro.
Osservai per un momento il nostro accompagnatore. Stava proprio bene con la camicia bianca stirata alla perfezione e dei pantaloni neri eleganti.
«Grazie del vestito» Gli sorrisi e ricevetti in cambio uno sguardo d'approvazione.
«Ti sta alla perfezione, Missi» rispose raggiante, stringendomi un braccio con fare affettuoso.
«¡Artemisia, te ves guapísima!» [Artemisia, sei bellissima!] urlò Montserrat che era appena entrata in cucina insieme a Michele.
«Grazie» le risposi, arrossendo un po' per il complimento così diretto e un po' perché Roberto mi tratteneva ancora il braccio con disinvoltura.
Chissà cosa avrebbe pensato Michele vedendomi in compagnia di un altro uomo e se avrebbe magari sospettato che Roberto fosse il padre di Camilla.
Il mio ex mi osservò per un lungo istante e vidi i suoi occhi aprirsi un po' di più per lo stupore. «Stai benissimo, Artemisia» disse poi sorridendo.
Sentii un'improvvisa vampata di calore quando il mio sguardo incontrò il suo, poi Cami mi richiamò alla realtà.
«Andiamo, mamma?» Cercai di ignorare i due futuri sposini che studiavano con aria indagatrice la mia piccola. Sperai ardentemente che non notassero le somiglianze con Michele.
«Certo, tesoro, andiamo subito.» La presi per mano e al mio movimento Roberto mi lasciò andare, dopodiché mi rivolsi alla coppia: «Lascio il bed and breakfast nelle mani di Mario e Giovanna per un paio d'ore, se doveste avere bisogno di me, il mio numero di cellulare l'hanno loro.»
«Tranquilla, vai a divertirti con il tuo ragazzo!» esclamò Montserrat allegra.
«Veramente lui non è...» cominciai ma fui interrotta dal mio accompagnatore che ringraziò e salutò, poi guidò me e Camilla all'auto.

Quando dieci minuti dopo arrivammo al ristorante, ebbi un tuffo al cuore.
Era il Mille Luci, un elegante locale in riva al mare, che durante la bella stagione offriva la possibilità di mangiare su caratteristici tavolini all'aperto, sotto lampadine colorate che sovrastavano l'area a mo' di gazebo.
Scendemmo dalla macchina. Camilla camminava felice tra me e Roberto, che la tenevamo per mano.
«Allora, ho scelto bene?» domandò lui, mentre faceva un cenno al cameriere che stava servendo ai tavoli all'esterno.
«Buonasera, un tavolo per tre?» ci chiese avvicinandosi.
Roberto annuì. «Ho prenotato a nome...»
Distolsi l'attenzione dalle parole dell'uomo, la mia mente era volata indietro di qualche anno.

***

Artemisia non ha potuto rifiutare l'invito a cena dell'affascinante Roberto. Domani pubblicherò la conclusione del loro appuntamento.
Grazie a chi legge e segue la storia!
P.S. Buon San Valentino!

Maria C Scribacchina

Ricordami di dimenticartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora