Un'emergenza

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Appena le acque si furono un po' calmate andai a prendere Camilla a casa di Marina.
Quest'ultima si accorse che avevo qualcosa che non andava e così mi ritrovai a confidarle ciò che le avevo tenuto nascosto in quegli anni.
«Sospettavo che ci fosse sotto qualcosa, Missi. Non ti biasimo per aver voluto proteggere prima l'uomo che amavi e poi la vostra bambina.» Fece una pausa e mi strinse forte il braccio. «Vedrai, se Michele è davvero quello giusto, ora che non ci sono più ostacoli alla vostra relazione, tornerà con te e» aggiunse a voce più bassa, lanciando un'occhiata a Camilla che stava giocando con Beatrice: «Cami conoscerà finalmente il suo papà.»
Notai i suoi occhi diventare lucidi, stava pensando a suo marito, lo sapevo.
L' abbracciai. «Grazie, Marina. Sai che per ogni cosa ci sono, come tu ci sei sempre per me.»
Annuì. Mi schiarii la gola. «Cami, andiamo a casa? Beatrice deve mangiare e anche noi dobbiamo preparare la cena.»
Salutammo le nostre amiche e tornammo al bed and breakfast.
Camilla era cresciuta al Sogni Tranquilli, perciò riconobbe subito i rumori tipici della gente che stava facendo le valigie.
«Mamma, perché vanno via?» mi domandò. «Non fanno più il matrimonio?»
Mi stupiva sempre quanto cogliesse al volo le cose.
«No, tesoro. È successa una cosa brutta e quindi Michele e Montserrat non si sposano più.» Era inutile girarci intorno.
«Allora non si amano più?» continuò Camilla, imperterrita.
«Esatto.»
La nostra conversazione fu interrotta da Manuel che irruppe nella cucina con una teglia in mano.
«Manuel, che ci fai qui?»
«In questo paesino le notizie viaggiano in fretta. Ero a casa di Silvia per cenare, quando una pettegola si è attaccata al campanello smaniosa di raccontare la novità del momento: che il matrimonio di Michele con l'attraente straniera era saltato.»
«Come? Si sa già in giro?»
«Oh, sì. Credo che d'ora in poi sarai al centro di molti pettegolezzi, Missi.»
Ridacchiai. «Come se fosse una novità!»
«Tutti ora sanno. Non mi capacito del come, ma sanno. Comunque eccomi qui, con una bella teglia di lasagna preparata con tanto amore da Silvia. Camilla, hai fame?» domandò l'ispanico alla mia bimba, rivolgendole un sorriso sdentato.
In cucina entrarono anche Mario e Giovanna, quest'ultima appariva più depressa per la partenza degli ospiti di quanto avrebbe dovuto, ma si illuminò non appena seppe cosa conteneva la teglia.
Ringraziai Manuel per aver rinunciato alla sua cenetta romantica per farci compagnia e gli feci promettere che la prossima volta avrebbe portato con sé anche Silvia. Magari in un momento più tranquillo e per l'occasione avrei cucinato io.

Camilla crollò praticamente sul tavolo da pranzo, così la misi a letto, poi tornai in cucina per rassettare.
Mario, Giò e Manuel stavano già sparecchiando. «Grazie per l'aiuto» mormorai, mentre mettevo i piatti nella lavastoviglie.
«Tua madre sa già quel che è successo? E Max?» mi domandò Manuel.
Feci no con la testa. «Dovrei chiamarle. Non voglio che mia mamma venga a sapere che Camilla è figlia di Michele da un estraneo.» Avviai la lavastoviglie e feci per prendere il cellulare, che squillò non appena lo sfiorai. Era un numero sconosciuto.
«Pronto?» risposi.
«Parlo con Artemisia? Sei la sorella di Max?» mi domandò una voce maschile all'altro capo, il suo tono mi mise immediatamente in allarme.
«Sì. Cosa è successo a Max?»
«Ha avuto un incidente con la moto. Ora sono in ospedale con lei.»
«In che ospedale?» domandai ignorando le mille domande che mi affollavano la testa sulla salute di mia sorella.
Mi feci dare il nome dell'ospedale dove si trovava Max, a un paio d'ore di viaggio dal bed and breakfast, poi cercai di ragionare lucidamente.
L'uomo al telefono mi aveva detto che Max non era in pericolo di vita, ma ero comunque preoccupatissima.
Prima di tutto dovevo telefonare a mia madre, visto che Stefano, doveva essere il tipo che stava con Max, aveva chiamato me per prima.
«Mamma!» la interruppi ad un certo punto, mentre pronunciava una frase dietro l'altra senza fermarsi. «Arrivo subito lì, così parliamo di persona. Devo solo assicurarmi che Camilla sia a posto. Sì, la lascio a casa. Non sappiamo bene in che condizioni sia Massimiliana» Mi accorsi di stare piangendo.
Mario, Giò e Manuel si offrirono di badare al bed and breakfast e alla bambina. Li ringraziai, ed evitai di svegliare Camilla, avrei fatto un salto appena possibile, poi partii a tutta velocità verso casa di Paola.

Ricordami di dimenticartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora