Calma apparente al Sogni Tranquilli

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La mattina dopo mi svegliai nel letto di Cami, con la mia piccola stretta a me.
Con Michele, avevamo deciso che non appena i parenti di Montserrat se ne fossero andati, avremmo organizzato un incontro tra lui e la bimba. Era arrivato il momento di presentarle il suo papà, rimandare non sarebbe servito a niente.
«Mamma, sei felice?» mi domandò la mia bambina strofinandosi gli occhietti e guardandomi incuriosita.
«Sì» le risposi semplicemente, stringendola forte a me un'ultima volta prima di alzarmi dal letto.
I parenti di Montserrat sarebbero partiti nel giro di qualche ora, dovevo preparare la colazione e salutarli come facevo con chiunque soggiornasse al Sogni Tranquilli.
Quello che era successo non cambiava il fatto che fossero dei clienti paganti come gli altri.
«Sei felice perché Micky non sposa più Monze
Mi sentii domandare da mia figlia, cosa che mi fece bloccare un attimo. Era così piccola, cosa aveva intuito di quella storia?
Decisi di dirle la verità, almeno non sarebbe arrivata del tutto impreparata all'incontro con il padre.
«Già, sono felice proprio per quello. Tu invece sei triste?» le domandai.
Lei scosse la testa e si sedette sul bordo del letto. «No. Anche io sono felice. La zia Max mi ha detto che Monze è cattiva con te. Una cattiva così non può sposare Micky.»
«E perché?» le chiesi, ridacchiando. Quella pazza di mia sorella non aveva saputo tenere la bocca chiusa nemmeno con la bambina. Meno male che Camilla non si era lasciata sfuggire qualche commento tipico dei bambini, alla presenza di persone che avrebbero potuto prendere male la cosa.
«Perché Micky è bellissimo. Lo devo sposare io. O tu mamma. Anzi, forse è meglio che lo sposi tu. Sei più vecchia.»
Che linguaccia aveva!
Risi forte. «Su, Signorina Camilla, chiuda la sua agenzia matrimoniale per oggi, che dobbiamo prepararci per andare all'asilo.»
Ci vestimmo e andammo in cucina a fare colazione.

Era ancora presto per accompagnare Camilla all'asilo, che quel giorno era stata molto mattiniera, così la tenni con me mentre preparavo la colazione per gli ospiti.
Lei non la smetteva di canticchiare la sigla di un qualche cartone animato, quando arrivò in cucina Inés con il figlioletto.
«Siamo allegre oggi, eh?» chiese in spagnolo, scompigliando i capelli alla mia bimba.
«Si è svegliata di buon umore» risposi io nella stessa lingua, poi le chiesi come stava.
Lei alzò le spalle. «Mi rendo conto che da ora non sarà di certo una strada in discesa, ma almeno non vivremo più nella menzogna.»
Misi davanti a loro due belle fette di torta e gli occhi di Adrián si illuminarono.
Povero piccolo, speravo per lui che avrebbe superato senza troppe difficoltà la separazione dei suoi.

Dopo qualche minuto arrivarono anche il resto dei parenti. Notavo quanto i genitori di quella che ormai non era più la futura sposa, fossero delusi dalla figlia minore e le rivolgessero a stento la parola.
Il viaggio di ritorno in aereo sarebbe di sicuro risultato meno piacevole di quello di andata.
Il momento dei saluti da parte mia agli ospiti fu reso un po' più leggero grazie alla presenza di Mario e Manuel, che furono molto gentili ed educati, e da Giovanna, disperata per la partenza della sua preda amorosa, Eduardo.
In effetti, l'anziana si offrì volontaria di accompagnare Camilla all'asilo, per non dover "Dire addio di persona alla possibilità di non essere più una Giovane Donna Single", testuali parole.
Mi sarei aspettata qualche gesto plateale da parte della ex di Michele, qualcosa in stile telenovela, invece lei si limitò a stringermi in un abbraccio, molto meno sfacciato di quelli che c'erano stati tra noi in passato. Sentii distintamente un «Grazie» uscire dalle sue labbra, dopodiché si allontanò, seguendo il fratello verso uno dei taxi che erano arrivati per portarli all'aeroporto.

Quando tutti se ne furono andati, mi concessi una seconda tazza di caffè e una fetta enorme di torta. Ne avevo proprio bisogno.
Mentre masticavo mi chiesi se Montserrat e i suoi sarebbero andati a salutare Michele e la sua famiglia e se c'erano ancora delle cose in sospeso tra i due.
Quest'ultimo pensiero mi fece finire di trangugiare la mia fetta di torta a una velocità per niente salutare.
Per non continuare pensare a quello che avrebbe potuto dire o fare Montserrat se avesse incontrato Micky, mi diedi alle grandi pulizie delle camere e dei bagni.
Stavo pulendo con un vecchio spazzolino le fughe tra le piastrelle di uno dei bagni, inginocchiata, e intanto con la mano continuavo a scostarmi una ciocca di capelli che era sfuggita dalla coda di cavallo e mi cadeva ogni tre secondi davanti agli occhi.
Sbuffai e mi rialzai, con le ginocchia doloranti per il troppo stare a contatto col pavimento. Stavo anche morendo di caldo, nonostante indossassi una logora canottiera che mi rifiutavo di buttare da anni. L'avevo dai tempi delle superiori e ormai mi andava un pochino stretta, soprattutto sul seno, che era cresciuto da quei tempi.
Mi strofinai le mani sulle ginocchia, lasciate scoperte da un paio di pantaloncini informi. Grazie al cielo ero completamente sola al bed and breakfast e nessuno mi avrebbe visto in quelle condizioni disastrose.
Sentendo tossicchiare alle mie spalle, mi voltai, maledicendo ciò che avevo appena pensato.
Mi trovai di fronte Luca, in divisa da militare.
I suoi occhi verdi si spalancarono alla vista di ciò che indossavo.
«Scusa la mia tenuta» cominciai, agitando il vecchio spazzolino. «Ma stavo pulendo. Se mi concedi un attimo mi do una sistemata e ti preparo un caffè.»
Lui non la smetteva di fissarmi con gli occhi stralunati, così abbassai lo sguardo istintivamente e mi accorsi che la scollatura della canottiera era scivolata giù in maniera imbarazzante, lasciando ben poco all'immaginazione.
Stavo per fare il gesto di coprirmi, quando lui mi si buttò praticamente addosso, spingendomi contro il muro del bagno. Non che ce ne fosse tanto bisogno, in quella stanza per niente grande e spaziosa. Era stata ricavata dopo, quindi avevamo dovuto fare il possibile con lo spazio che c'era. I bagni al piano di sotto erano sicuramente più grandi.
Che cavolo di pensieri erano in un momento come quello?
Sentivo il respiro di Luca sul mio viso, un leggero sentore di alcol e avvertii il tocco delle sue mani, che dalle spalle si spostavano sempre più in basso...
«Missi, c'è una cosa che non ho mai avuto il coraggio di dirti» esordì lui serio, mi accorsi che biascicava un po'.
Cercai di spingerlo lontano da me, ma era chiaramente più forte della sottoscritta.
«Luca, per favore, lasciami andare. Parliamone con tranquillità.»
«No!» urlò lui, ma non era rabbia ciò che traspariva dalla sua voce. Disperazione, piuttosto.
«Missi, tu mi piaci da un sacco di tempo. Non posso più nasconderlo. Ho cercato di cancellare i miei sentimenti, per via di Michele. Sai, lui è il mio migliore amico e gli voglio bene, ma voglio bene anche a te, anzi, ti amo.»
Detto questo si sporse ancora di più, facendo in modo che i nostri nasi si sfiorassero. Dopo un paio di secondi anche le nostre labbra si unirono e Luca spostò le mani sul mio fondoschiena e lo afferrò saldamente.
Non potevo permettergli di andare oltre, così raccolsi tutte le forze e lo spinsi, riuscendo ad allontanarlo da me.
«Ora smettila. Prima di tutto hai bevuto, non sei in te. Secondo, non posso ricambiare i tuoi sentimenti, perché amo Michele.»
Non so cosa successe, forse le mie parole lo riportarono alla lucidità, oppure fu il fatto che lo avessi spinto con così tanta convinzione, ma vidi che la luce nei suoi occhi cambiò e il suo sguardo perse ogni lussuria.
«Che diavolo sto combinando?» disse, praticamente a se stesso. Poi scosse la testa ed uscì dal bagno, senza aggiungere altro.Rimasi interdetta per mezzo minuto, poi lo seguii, chiamandolo ad alta voce: «Luca, aspetta! Parliamone, per favore. Non andartene così.»

Chi mi rispose però non fu Luca, bensì Michele.
«Missi, tutto bene?» mi domandò allarmato.
Scesi le scale di corsa e lo raggiunsi nel corridoio del piano terra. «Hai visto Luca?»
Lui annuì. «Sì, sembrava fuori di sé. Mi ha salutato a malapena. Che è successo tra di voi?»
Mi fissò senza vergogna la scollatura della canottiera, che non avevo più rimesso a posto da prima.
«Ricevi sempre visite vestita così?» insinuò lui, sospettoso.
«Che cosa vorresti dire?» sbottai. «Stavo pulendo il bagno, non è colpa mia se quello si è presentato ubriaco a dichiararmi il suo amore, saltandomi addosso.»
«Di sicuro avrai fatto qualcosa per dargli qualche falsa speranza. E pensare che ero venuto qui per cercare di chiarire definitivamente le cose con te, dopo nemmeno un giorno che ho scoperto che Montserrat mi tradiva. Ho appena annullato il mio matrimonio e l'unica cosa che pensavo era chiarire con te, ma evidentemente a te non frega niente del sottoscritto.»
«Sei impazzito? Che cosa stai blaterando?» Ero sconvolta da quella reazione esagerata.
«Qui quella che non c'è con la testa sei tu. Da quando ti piace avere tutti gli uomini ai tuoi piedi? Sei davvero cambiata. Ora come ora non sono nemmeno sicuro che Camilla sia mia figlia. Qualcosa mi dice che il tuo era solo un tentativo per sistemarti.»
Non ci vidi più dalla rabbia dopo quell'ennesima insinuazione da parte sua. Aveva dimenticato quello che era successo tra di noi la notte prima?
Gli mollai uno schiaffo con tutta la forza che avevo.
«Esci da casa mia. Vattene!» gli urlai contro, infuriata.
«Obbedisco volentieri, non voglio vedere un minuto di più la faccia di una doppiogiochista bugiarda.»
Detto questo girò sui tacchi e se ne andò.
«Coglione!» esclamai in maniera per niente elegante, sperando che mi sentisse, poi tornai in bagno, mi sedetti sulla tavoletta del gabinetto e scoppiai in lacrime.

Quella sera andai a letto di cattivo umore. Avevo già messo in conto la cosa, quando avevo pensato che sarebbe stata la notte prima delle nozze del mio ex, di cui ero ancora innamorata, con un'altra donna.

Invece non era quello il motivo della mia rabbia mista a tristezza. Michele, il mio, un tempo, Micky, mi aveva dato della poco di buono, aveva espresso su di me lo stesso giudizio che avevano avuti tutti gli altri in quegli anni.
Questo era successo proprio quando credevo che saremmo diventati finalmente una famiglia. Camilla era stata ad un passo dall'avere finalmente un padre nella sua vita e ora tutto era sfumato.

C'erano stati momenti in cui avevo maledetto la mia decisione, quando avevo sentito la mancanza di una figura paterna, qualcuno che mi aiutasse a crescere mia figlia. C'era mia madre, sempre disponibile, ma alle riunioni dell'asilo o alle feste comandate ero da sola, mentre la maggior parte delle altre donne aveva un uomo al proprio fianco. Il più delle volte si lamentavano perché dovevano stirare loro le camicie, perché i compagni erano disordinati o non pulivano il lavandino del bagno dopo essersi fatti la barba. Mi dicevano che vivere da sola aveva i suoi pregi, ma non capivano quanto fosse difficile prendersi cura di una bambina trecentosessantacinque giorni l'anno, anche quando non ne avevi nessuna voglia. Perché è matematico, succede a tutte le madri almeno una volta nella vita, di non sentirsi in grado di badare al proprio figlio, di desiderare di poter smettere di pensare alle responsabilità e agli obblighi. Questi diminuiscono se si dividono tra due persone, ma per me non era mai stato possibile.

Finché non avevo ritrovato Michele, o almeno, così avevo pensato. Mi ero illusa che l'amore che ci legava un tempo fosse rimasto immutato, che la fiducia reciproca e il rispetto non fossero cambiati di una virgola. Mi ero sbagliata. Gli avevo nascosto una figlia per tutti quegli anni, avevamo condotto vite diverse e lui si era rivelato sospettoso nei miei confronti.
Ingenuamente non avevo realizzato che lui potesse essere cambiato così tanto, fino a pensarla nello stesso modo delle persone che mi avevano parlato alle spalle per tutti quegli anni.
Al momento ce l'avevo a morte con lui ed ero delusa del suo comportamento. Mi addormentai tra le lacrime silenziose per non svegliare mia figlia, fantasticando su come avrei potuto dare a Michele uno schiaffo ancora più forte.

***

E così anche Micky si è preso uno schiaffo da Missi. Non le si possono dare tutti i torti, del resto. A volte mi chiedo se lo studio dei Promessi Sposi abbia influito sul mio modo di descrivere Michele. Mi ricorda un po' Renzo, così focoso e facilmente alterabile. Ovviamente quello è un classico su tutt'altro livello.

Grazie a chi legge, commenta e vota la storia!

P.S. in questi giorni sarò al Cartoomics a Milano in veste di cosplayer, quindi sarò poco presente su Wattpad, ma gli aggiornamenti arriveranno comunque, magari in orari un po' strani. In effetti sto abbozzando questo alle 6.52, prima di entrare nei panni di un hobbit della Contea.

Maria C Scribacchina

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