Gita al mare (parte 1)

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La mattina dopo mi alzai un'ora prima del previsto e preparai l'occorrente per me e Camilla, creme solari ad altissima gradazione comprese. Purtroppo la mia bimba aveva ereditato la stessa carnagione delicata della madre e non quella del padre che quando si abbronzava non diventava rosso come un'aragosta ma assumeva una perfetta tonalità brunita.

Finito di sistemare tutto, mi feci una doccia veloce e indossai il mio costume da bagno intero, con una stampa verde acqua e bianca. Sperai, prima di guardarmi allo specchio, che i miei chili di troppo non si notassero più di tanto e infatti l'effetto ottenuto era proprio quello desiderato, la mia pancetta era ben coperta sotto il costume. Mi misi una canottiera bianca e un paio di pantaloni a tre quarti marroni.

Svegliai Camilla per vestirla. Dato che ancora non sentivo rumori dal piano di sopra, la portai con me in cucina, preparai la colazione per noi e cominciai a organizzare quella per gli ospiti. Essendo domenica Manuel non lavorava, ma mi faceva il favore di passare dalla pasticceria del paese per comprare dei croissant freschi e qualche pasta.
Arrivò puntuale, qualche minuto prima che gli ospiti cominciassero a scendere.
«Missi, dove andate oggi di bello?» mi domandò l'ispanico, guardandomi sorridente, mettendo in mostra i suoi denti mancanti.
Lanciai un'occhiata al borsone per la spiaggia. «I futuri sposi ci hanno invitati a una gita al mare con tutti i parenti. Vengono anche Mario e Giò. Vuoi unirti a noi?»
«Me gustaría mucho, [Mi piacerebbe molto] ma ho da fare oggi.»
«Appuntamento galante?» lo presi in giro, anche se non avevo mai capito se gli interessassero gli uomini o le donne, credevo che anche a lui sarebbe piaciuto avere qualcuno al proprio fianco.
«¡Quién sabe!»[Chi lo sa!] ribattè con aria maliziosa e se ne andò, poco prima che Montserrat arrivasse in cucina.
«Buongiorno Artemisia. Spero tu abbia dormito bene stanotte, o avevi troppa paura?»
La guardai per un istante senza risponderle. Indossava un costume bianco, a fascia, che le copriva quel che non aveva al posto del seno e un pareo variopinto che lasciava benissimo intravedere le ossa nella zona dell'inguine.
Non sarei mai stata così magra, ma sinceramente non pensavo che ne sarei morta di dispiacere, meglio avere qualche rotondità in più che assomigliare a uno spaventapasseri.
«Paura di che cosa? Tu, piuttosto, non temi che il vento ti porti via?» Le risi in faccia, poi mi avvicinai a Camilla, che era troppo occupata a mangiare il suo croissant all'albicocca per ascoltare quello che dicevamo.
«Ciao, sposa!» La bimba salutò allegra Montserrat; evidentemente la piccola non si era ancora resa conto con che serpe avesse a che fare. Lo capivo, visto che la spagnola le faceva sempre le feste... ipocrita!
«Ciao tesoro, posso sedermi vicino a te a fare colazione?» domandò in tono mieloso. Mi faceva venire il vomito, ma l'arrivo degli altri parenti mi costrinse a comportarmi bene.

Offrii delle paste ai nonni paterni di Montserrat, che accettarono, sorridenti, come anche il padre della futura sposa e il fratello e chiesero se potevano fare colazione all'aperto. Risposi di sì, ogni giorno, durante la bella stagione, apparecchiavo dei tavolini all'esterno del casale.
La parentela da parte della madre di Montse, invece, era molto meno socievole al mattino, come nel resto della giornata, e si limitò a un caffè e qualcosa di poco impegnativo consumato in tutta fretta in cucina.
Per ultimi arrivarono Inés, Luis e il piccolo Adrián, che occuparono il posto al tavolo lasciato libero dagli altri, dove erano ancora sedute Montserrat e Camilla.
Luis mi lanciò uno sguardo che sembrava timoroso, io guardai altrove, imbarazzata. Ripensai a quando l'avevo visto avere delle dimostrazioni d'affetto molto esplicite con la sorella di sua moglie, scambiandolo per Michele. Evidentemente l'uomo temeva che io potessi spifferare la scoperta del suo tradimento davanti a tutta la famiglia, cosa che avrei fatto solo per vedere la faccia della fidanzata stronza del mio ex.
Dopo che il trio fu servito, mi appoggiai con una tazza di latte e caffè allo stipite della porta della cucina e stavo bevendo tranquillamente, quando un sorso mi andò di traverso: Montserrat, seduta di fronte al cognato all'estremità del tavolo più vicina alla sottoscritta, stava facendo il piedino senza alcun ritegno al suo amante, che era avvampato.
Che bestia di donna! Tossicchiai e feci finta di niente, poi mi spostai in giardino con Camilla.

Ricordami di dimenticartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora