Il mattino dopo mi svegliai con una strana sensazione alla bocca dello stomaco: l'immagine di Michele e Montserrat che facevano sesso sulle scale non voleva abbandonare la mia mente.
Il quarto giorno della prima settimana di permanenza della famiglia della futura sposa, il giovedì, ero in uno stato di stordimento e stanchezza che mi ero provocata imponendomi di pensare solo e soltanto al lavoro, ignorando ogni tentativo di Roberto di parlarmi per chiarire l'esito del nostro appuntamento. Non potevo impedire che Cami gli stesse vicino, ma cercavo di non mostrarmi troppo amichevole nei confronti dell'uomo, per evitare inutili illusioni alla mia bambina. Le avevo già fatto abbastanza male accettando di uscire a cena con lui.
Cercare di non incontrare Montserrat e Michele era stato piuttosto semplice, poiché erano impegnati con i parenti in gite per mezza Italia, per sfruttare al massimo i giorni che avevano a disposizione prima del ritorno in Spagna.
Durante le mie fantasticherie senza senso, mi figuravo Michele, tutto sorridente e orgoglioso, che mostrava al gruppetto le meraviglie del nostro paese. Chissà se ne sentiva mai la mancanza.
Io di certo avvertivo il vuoto che aveva lasciato nella mia vita, ora che era così vicino eppure lontano.
Sapevo che non sarebbe stato più mio come un tempo, che ora apparteneva a un'altra. La scena sulle scale di qualche sera prima era stata più che eloquente. Eppure per chissà quale contorto motivo, non facevo che tornare indietro con la mente, e rivivevo spesso i momenti d'intimità passati con il mio ex.
Ero persino arrivata a sognare, una notte, la nostra prima volta.*
Era successo per caso, nessun letto cosparso di petali, nessuna candela o altre fesserie del genere. Nonostante Micky fosse un ragazzo molto premuroso e romantico, la nostra prima volta non era stata niente di fuori dalle righe; speciale sì, ma senza fuochi d'artificio.
Gli unici aggettivi che mi venivano in mente per descriverla erano naturale e spontanea. Strano a dirsi, visto che eravamo entrambi vergini e diciassettenni.
Ricordavo la data, il 31 ottobre, la sera di Halloween. Avevamo in programma di andare a una festa con degli amici. Sarebbe stato un evento memorabile, in un locale da urlo che era famoso per organizzare delle fantastiche feste in maschera.
Io e il mio ragazzo eravamo impazienti di partecipare, per l'occasione avremmo vestito i panni di due sposi zombie. Avevo già fatto varie prove per il trucco ed era risultato spaventosamente perfetto.
Purtroppo però la mattina mi ero alzata con trentotto di febbre e la mia partecipazione alla festa era fuori discussione.
Michele fin da subito aveva detto che se non fossi andata io anche lui sarebbe rimasto a casa. Avevo tentato di convincerlo ad andare lo stesso, ma lui aveva la testa dura.
«Non me la sento di andare mentre so che la mia piccola è a casa con la febbre» mi aveva sussurrato nel pomeriggio, quando era venuto a farmi visita.
«Non fare lo stupido e allontanati, o potrei attaccarti la febbre.»
Lui aveva ridacchiato. «Ma va, è febbre di crescita questa!» mi aveva derisa.
Ormai non c'era il rischio che crescessi molto, avevo raggiunto e superato a malapena il metro e sessanta, mentre lui era già oltre il metro e settantacinque e sembrava non voler smettere di crescere.
«Sul serio, Micky, vai e divertiti. Sono sicura che Claudia non vede l'ora di ballare con te.»
Era una nostra compagna di scuola odiosa. Ci provava con lui ogni volta che io non ero nei paraggi, nonostante stessimo insieme da quasi un anno e mezzo.
«Dai, sciocchina, sai che non m'importa niente di Claudia.»
Io però avevo messo il muso e non avevo detto più niente, stanca e di malumore a causa della febbre.
Mi ero appisolata e quando mi ero risvegliata erano ormai le otto. Michele era ancora seduto accanto al mio letto e leggeva un romanzo rosa preso dalla mia libreria.
La mia testa non faceva più male e mi ero passata una mano sulla fronte, sentendola fresca.
«Ben svegliata, tesoro.» Mi aveva sfiorato le labbra con un bacio.
«Non sei a casa a prepararti per la festa?»
Lui aveva scosso la testa, poi aveva chiuso il volume che teneva tra le mani. «Sai, non fanno proprio schifo i romanzi d'amore, anche se preferisco i thriller storici.»
«Tu e la storia!» Avevo lanciato un'occhiata all'orologio sulla parete. «Sei andato almeno a casa a cenare?»
«Tua madre mi ha preparato gentilmente qualcosa. Hai fame?»
«Non molta, magari più tardi. Mi sento meglio però, credo che la febbre sia passata.»
Lui mi aveva posato una mano sulla fronte, con fare premuroso.
«In effetti non sei più calda come prima. Misuriamola lo stesso per sicurezza.»
Dopo che anche il termometro aveva confermato la mia guarigione, ero andata in cucina con Michele a mettere qualcosa sotto i denti.
«Allora, come sta la nostra ammalata?» aveva chiesto mia madre.
«Meglio.»
«Andrete alla festa?»
Avevo alzato le spalle. «Non lo so. Micky tu ne hai voglia?»
Il mio ragazzo mi aveva imitato.
«Beh, se deciderete di andare state attenti, mi raccomando. Io ora vado a trovare Paola» aveva detto mia madre prima di infilarsi il cappotto per uscire.
L'avevamo salutata e poi eravamo rimasti soli.
«Allora, vuoi andare alla festa?» mi aveva domandato di nuovo Micky.
«Non so se mi va di vedere Claudia che fa la scema con te» avevo ribattuto con un finto broncio.
«Ancora con Claudia!» aveva esclamato, senza però perdere la pazienza. Era abituato alle mie scenate d'inutile gelosia. Il fatto era che mi sembrava impossibile che un ragazzo così fantastico volesse stare con me. Certo, eravamo ancora giovani e molte cose sarebbero potute cambiare, ma a volte stare con lui mi sembrava un sogno e avevo paura di svegliarmi.
Mi aveva poi sorpreso con un bacio che mi aveva lasciato senza respiro.
«Cosa fai?» gli avevo chiesto con un filo di voce, sentendomi accaldata per l'eccitazione, non più per la febbre.
«Voglio dimostrarti che noi due ci apparteniamo, che nessuno potrà mai separarci.»
E così avevamo fatto l'amore per la prima volta.***
Per Artemisia è molto doloroso rivivere i bei momenti passati con Michele, ora che la loro storia è finita. La consapevolezza che è stata lei a lasciarlo andare e che lui ora è felice con un'altra rende tutto ancora più difficile.
Grazie a chi legge, segue e commenta la mia storia!
Maria C Scribacchina
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Ricordami di dimenticarti
Literatura Feminina[COMPLETA - DISPONIBILE IN EBOOK E CARTACEO] Artemisia ha ventiquattro anni e gestisce da sola il bed and breakfast di famiglia, dove vive con la figlia Camilla. Da tempo i pettegolezzi delle vecchie comari del paese non la toccano più: non vuole fa...